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Nerval e il mito della "pureté" - Studi umanistici Unimi - Università ...

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L'ONIRISMO 181<br />

chiaramente dichiarato <strong>della</strong> sua « quéte » onirica. È significativo che<br />

<strong>il</strong> primo sogno, seguente alla prima fantasticheria cabalistica, sia cen­<br />

trato sull'immagine <strong>della</strong> morte e sul potere ultraveggente, onnisciente,<br />

del sognatore. La sua vita comune, sociale, sarà determinata dalle com­<br />

binazioni che egli crederà di vedere tra sogno e realtà. Ma se questo è<br />

<strong>il</strong> primo sogno, è ancora più significativo che <strong>il</strong> primo atto che egli com­<br />

pie per manifestare la sua decisione di rinnovarsi intcriormente e social­<br />

mente è <strong>il</strong> proprio denudamento per strada:<br />

Je chantais en marchant un hymne mystérieux dont je croyais me<br />

souvenir comme l'ayant entendu dans quelque autre existence, et qui<br />

me remplissait d'une joie ineffable. En méme temps je quittais mes<br />

habits terrestres et je les dispersais autour de moi 22 .<br />

Se questo non è un sogno, trascritto così da <strong>Nerval</strong> ha l'aspetto di<br />

un sogno. Si tratta indubbiamente di un dettato onirico al quale obbe­<br />

disce <strong>il</strong> sognatore che insegue una stella nel ciclo. <strong>Nerval</strong> rivela <strong>il</strong> biso­<br />

gno di rifarsi allo stato di purezza infant<strong>il</strong>e attraverso questo « sogno<br />

di esibizione », direbbe Freud, senza che <strong>della</strong> sua nudità egli senta ver­<br />

gogna al cospetto <strong>della</strong> gente che lo circonda (« une rende de nuit ») e<br />

senza che la gente gli faccia sentire come vergognoso <strong>il</strong> suo denuda­<br />

mento. Nella sua « vision celeste » denudarsi è un gesto esaltante e sim­<br />

bolico, <strong>il</strong> primo passo dell'iniziazione alla nuova vita, la prima rivolu­<br />

zione contro se stesso e la società. Alle immagini e alla paura <strong>della</strong><br />

morte succedono immagini di rivolta contro <strong>il</strong> dominio <strong>della</strong> ragione e<br />

immagini esaltanti <strong>della</strong> propria libertà che si esprime in simboli infan­<br />

t<strong>il</strong>i. Il Marcuse, sulla linea di Freud, vedrebbe in questi atti successivi<br />

delle prove ut<strong>il</strong>i alle proprie teorizzazioni su Eros e Civ<strong>il</strong>tà 23 . Ma ciò<br />

non basta comunque a definire <strong>Nerval</strong> — occorrono cioè altre prove per<br />

farci intendere la compattezza del suo universo di libertà e di amore,<br />

di purezza e di luce, che egli si costruisce letterariamente. Prove che<br />

sono riprove in realtà sul piano più prettamente onirico, dal momento<br />

che già nei capitoli precedenti si sono indicati i f<strong>il</strong>i conduttori costanti<br />

<strong>della</strong> visione del mondo — del cosmo — in <strong>Nerval</strong>. Se <strong>il</strong> denudamento<br />

rivela <strong>il</strong> desiderio dell'infanzia, le immagini delle visioni successive ci<br />

assicurano che non ci serviamo di « vane » teorie applicate a <strong>Nerval</strong> o di<br />

teorie scientifiche « arbitrariamente » applicate al nostro poeta, <strong>il</strong> quale,<br />

22 Aurélia, I, p. 363.<br />

23 H. MARCUSE, Eros e Civ<strong>il</strong>tà, Torino, Einaudi, 1964.

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