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Nerval e il mito della "pureté" - Studi umanistici Unimi - Università ...

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L'AMANTE PLATONICO: CATEGORIE, FETICCI, ARTIFICI 159<br />

sa la più moderna scienza archeologica relativa al luogo in cui si sareb­<br />

bero svolte e ai misteri isiaci. Se dobbiamo trarre qualche conclusione<br />

dalle date di composizione o di pubblicazione di Octavie e di Isis, do­<br />

vremmo dire che in Octavie si ha un abbozzo <strong>della</strong> cerimonia culturale<br />

che Isis descriverà in estensione alcuni anni dopo — ma tra l'una e<br />

l'altra comunque, a parte i meriti letterari e <strong>il</strong> tono « nervaliano » più<br />

precisi in Octavie, corre un legame che si rivela nell'artificio teatrale e<br />

nella funzione catartica degli episodi di ricreazione archeologico-fanta-<br />

stica del culto isiaco. Non possiamo dunque essere d'accordo con Jean-<br />

Pierre Richard, quando, analizzando gli « éléments ultimes d'un bonheur<br />

nervalien », si riferisce in particolare al « déguisement », <strong>il</strong> quale ha in<br />

<strong>Nerval</strong> un significato molto più dinamico, complesso, e vasto, di quanto<br />

egli non gli accordi. « Le thème du déguisement, obsessionnel chez Ner­<br />

val, prendra donc le plus souvent dans son oeuvre — sauf dans Sylvie<br />

— une valeur maléfique. (...) En un sens le déguisement constitue la<br />

faute par excellence; prostituant l'essence dans la honte d'une fausse<br />

incarnation, <strong>il</strong> est le signe d'une légèreté, d'un manque de fidélité a<br />

Tetre » 73 . Abbiamo visto invece quale sia la funzione che svolgono <strong>il</strong><br />

« déguisement » e la finzione teatrale nelle opere nervaliane e come que­<br />

ste si corrispondano in tal segno. Certo, se « l'ambiguité tragique du<br />

vétement » è una delle sorgenti <strong>della</strong> follia di <strong>Nerval</strong>, come dice ancora<br />

<strong>il</strong> Richard 74 , occorre ricordare che <strong>il</strong> travestimento, operando <strong>il</strong> recu­<br />

pero delle immagini amorose o religiose o del passato ecc., è benefico,<br />

sia pure momentaneamente. In fondo i paramenti che <strong>il</strong> sacerdote in­<br />

dossa durante <strong>il</strong> culto religioso, a qualunque religione egli appartenga,<br />

non sono che <strong>il</strong> suo « déguisement » ufficialmente o esotericamente am­<br />

messo, del quale si serve durante la sua funzione sacra come di una ne­<br />

cessaria « tenuta » per raggiungere l'essere e comunicarlo al parere. La<br />

ripetizione stessa di questo atto e di questa operazione religioso-inizia­<br />

tica nel tempo rivela <strong>il</strong> suo significato attivo solo nel momento — <strong>il</strong><br />

« déguisement » non vuole essere, non è, un artificio grazie a cui <strong>Nerval</strong><br />

realizza la ricerca definitiva del « bonheur » comunque espresso, ma è<br />

un artificio momentaneo e ripetuto nel tempo. Non condividiamo dun­<br />

que le affermazioni del Richard e questa in particolare: « ... le déguise­<br />

ment n'incarne pas véritablement l'ideai, <strong>il</strong> se contente de le jouer. Fonde<br />

sur un dédoublement, <strong>il</strong> n'entraìne pas une continuité existentielle du<br />

73 J.-P. RICHARD, Poesie et Profondete, Paris, Seu<strong>il</strong>, 1955, p.<br />

< 4 Ibid.

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