Nerval e il mito della "pureté" - Studi umanistici Unimi - Università ...
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64 CAPITOLO QUARTO<br />
politica. L'osservazione di Gramsci, secondo cui « ciò che contraddistin<br />
gue <strong>il</strong> canto popolare, nel quadro di una nazione e <strong>della</strong> sua cultura,<br />
non è <strong>il</strong> fatto artistico, né l'origine storica, ma <strong>il</strong> suo modo di conce<br />
pire <strong>il</strong> mondo e la vita, in contrasto con la società ufficiale » T , tale<br />
osservazione rende conto <strong>della</strong> frattura che <strong>Nerval</strong> vuole poeticamente<br />
risolvere tra cultura ufficiale e espressioni st<strong>il</strong>istiche popolari, capovol<br />
gendo i valori stessi di cultura e incultura, dando la sua preferenza sia<br />
pure momentanea e occasionale all'« incultura », all'« air très-vieux » <strong>il</strong><br />
cui dono di freschezza e di genuinità nativa provoca lo scatto di memo<br />
ria e <strong>il</strong> ringiovanimento ideale del poeta. Corinne aveva già detto: « Rien<br />
ne retrace le passe comme la musique; elle fait plus que le retracer; <strong>il</strong><br />
apparaìt, quand elle l'évoque, semblable aux ombres de ceux qui nous<br />
sont chers, revétu d'un vo<strong>il</strong>e mystérieux et mélancolique » 8 ; ma <strong>Nerval</strong><br />
non parla indistintamente di « musique », bensì di « air très-vieux », che<br />
da la chiave <strong>della</strong> posizione ideologica del poeta di fronte alla cultura-<br />
società ufficiale.<br />
Ora, potrà sembrare contraddittorio con tale interpretazione <strong>il</strong> mon<br />
do che l'arietta evoca nella fantasia del poeta, <strong>il</strong> mondo fatato deU'an-<br />
cien regime, di cui la Restaurazione in forma più brutale e antistorica<br />
e la Monarchia di luglio in forma più avveduta e « pendolare » cercavano<br />
di assicurare la continuità. Si può dirimere la contraddizione col far no<br />
tare la distanza di « deux cents ans » che separa la realtà presente dalla<br />
visione, la quale risulta interamente circondata dall'aura poetica e sen<br />
timentale che <strong>il</strong> poeta vuoi giusto affidarle e, sul piano poetico, ideologi<br />
camente disinfettata ormai. E ancora, tra la visione, tra i « Souvenirs<br />
7 A. GRAMSCI, Letteratura e Vita nazionale, Torino, Einaudi, 1954, p. 220<br />
('Osservazioni sul Folclore'). Si riterranno pure queste note gramsciane, che sem<br />
brano riprendere idealmente <strong>il</strong> problema già affrontato da <strong>Nerval</strong>, per portarlo oltre<br />
(secondo le circostanze alle quali rispondeva Gramsci): « È certo che per raggiun<br />
gere <strong>il</strong> fine [insegnare <strong>il</strong> folclore in vista di un suo superamento e di una sua mi<br />
gliore organizzazione e sistematizzazione sociale e culturale] occorrerebbe mutare<br />
lo spirito delle ricerche folcloristiche, oltre che approfondirle ed estenderle. Il fol<br />
clore non deve essere concepito come una bizzarria, una stranezza o un elemento<br />
pittoresco, ma come una cosa che è molto seria e da prendere sul serio. Solo così<br />
l'insegnamento sarà efficiente e determinerà realmente la nascita di una nuova cul<br />
tura nelle grandi masse popolari, cioè sparirà <strong>il</strong> distacco tra cultura moderna e cul<br />
tura popolare o folclore. Un'attività di questo genere, fatta in profondità, corri<br />
sponderebbe nel piano intellettuale a ciò che è stata la Riforma nei paesi prote<br />
stanti ». (Ivi, p. 218).<br />
8 Mme DE STAÈL, Corinne, Lettre XIV, eh. Ili, in O. C., Paris, Treuttel et<br />
Wiirtz, 1820, t. IX, p. 163.