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Nerval e il mito della "pureté" - Studi umanistici Unimi - Università ...

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148 CAPITOLO SETTIMO<br />

instant l'idèe de jeter un coup d'oe<strong>il</strong> par-dessus les murs en gravis-<br />

sant la plus haute pointe des rochers; mais, en y réfléchissant, je<br />

m'en gardai comme d'une profanation 45 .<br />

Quello che potrebbe esser dunque un semplice gesto di curiosità,<br />

gettare uno sguardo al di là del muro di cinta del convento, viene ricac­<br />

ciato come gesto di profanazione. Ma non si può non osservare che<br />

<strong>Nerval</strong> tiene a indicare che <strong>il</strong> gesto non avrebbe forzato la natura del<br />

luogo e la difesa del convento, poiché a chiunque poteva esser permesso<br />

scavalcare con l'occhio <strong>il</strong> muro da una zona vicina che faceva parte <strong>della</strong><br />

natura circostante e che al convento non apparteneva, che era pubblica.<br />

Ma <strong>Nerval</strong> evidentemente, psicologia complicata e estremamente intro­<br />

versa, si guarda dal compiere un gesto che più che di voyeur sarebbe di<br />

profanatore tout court. O meglio, <strong>il</strong> che è ancora più sott<strong>il</strong>e, egli dice:<br />

« je m'en gardai comme d'une profanation ». Si rende conto che la sua<br />

preoccupazione ha un che di eccessivo, e la media, la sfuma, attraverso<br />

un « comme », che allontana in effetti la brutalità dell'astinenza dal<br />

gesto.<br />

Il convento e <strong>il</strong> muro di cinta sono due simboli ovviamente per in­<br />

dicare la purezza e la sua difesa dalia minaccia di profanazione. Ma non<br />

c'è muro, non c'è difesa, che possa impedire in assoluto una dissacra­<br />

zione del sacro: la « pointe la plus haute des rochers » è li, inoffensiva<br />

e ornamento stesso <strong>della</strong> natura che circonda <strong>il</strong> convento, ma si può a<br />

un certo momento mutare in trampolino per saltare nel convento. Tutto<br />

dipende da colui che ha l'occasione o l'intenzione o la curiosità di pro­<br />

fanare. E <strong>Nerval</strong> non è certo individuo da andare incontro volontaria­<br />

mente a una profanazione. La profanazione non è quasi mai per <strong>Nerval</strong><br />

rivolta a una persona o cosa, ma trascina altra persona o altra cosa.<br />

Così profanare <strong>il</strong> luogo « sbarrato » per sacri doveri, avrebbe nello stes­<br />

so tempo comportato la profanazione <strong>della</strong> gioiosa immagine di Sylvie<br />

che <strong>il</strong> giovane portava in sé:<br />

Le jour en grandissant chassa de ma pensée ce vain souvenir et n'y<br />

laissa plus que les traits rosés de Sylvie. « Allons la réve<strong>il</strong>ler », me<br />

dis-je, et je repris le chemin de Loisy 46 .<br />

Incontrata ancora Sylvie, assieme a lei si recò a Othys, dove abitava<br />

una zia <strong>della</strong> fanciulla. E qui altra scena significativa. Mentre la zia era<br />

giù, i due fanciulli salirono al piano superiore.<br />

45 Sylvie, I, p. 252.<br />

46 Ibid.

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