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ZBORNIK - Matica srpska

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cative voci discordanti. In queste condizioni, come possiamo dubitare<br />

che Socrate sia stato l'iniziatore di un modo nuovo di guardare<br />

alle passioni? Del resto è con lo stesso Socrate reale che, per quanto<br />

è dato capire, si sono gettate le premesse per la cultura del controllo<br />

delle passioni, quella cultura comprensibilmente combattuta dal Nietzsche<br />

che ha manifestamente impregnato il modello etico delineato<br />

da Antistene (e, si direbbe, da Fedone) al pari di importanti tessere<br />

dell'etica di Senofonte, poi l'etica aristotelica, epicurea, stoica e, a<br />

seguire, l'etica cristiana specialmente in ambito latino. Un po' diverso,<br />

semmai, è il caso di Platone in quanto i modelli da lui utilizzati<br />

per dare un'idea della condizione umana fanno ancora ampio<br />

spazio all'idea, tradizionale in Grecia, della difficoltà di governare<br />

le passioni. Qui mi basti ricordare che l'anima è pensata, da Platone,<br />

come prigioniera di un corpo tutt'altro che docile ai suoi comandi,<br />

un corpo dal quale anela a liberarsi, o come un auriga impegnato<br />

a guidare un cavallo nero e un cavallo bianco che sono poco inclini<br />

a lasciarsi guidare: immagini che vanno dunque in altra direzione,<br />

verso una rappresentazione molto più sfumata del problema.<br />

Per queste ragioni non sorprende che al filosofo sia stata attribuita<br />

anche la teoria del cosiddetto intellettualismo etico, ossia la<br />

tesi secondo cui la fragilità del volere (acrasia) è addirittura impossibile<br />

perché nessuno ricerca il male volontariamente, ma la differenza<br />

che intercorre tra una articolata antropologia e un singolo<br />

nucleo dottrinale è ovviamente immensa. Si direbbe, infatti, che ad<br />

acclimatare i Greci all'idea che le passioni sfuggano al controllo<br />

solo se il soggetto non è veramente determinato nel controllarle sia<br />

stato proprio Socrate, e questo perché egli ha elaborato una vera e<br />

propria strategia con cui conseguire il controllo delle passioni. La<br />

tesi dell'impossibilità dell'acrasia significa proprio questo e, con riferimento<br />

a note congetture sulla possibilità che la Medea el'Ippolito<br />

di Euripide fossero concepite come una obiezione alla tesi socratica<br />

dell'autocontrollo, in anni ormai lontani ebbi occasione di<br />

osservare che “il modo migliore per confutare le teorie di Socrate<br />

era, in assoluto, proprio quello di mostrargli in atto, mediante la vicenda<br />

di un personaggio alle prese con i guai della sua vita, che talvolta<br />

si danno effettivamente casi di akrasia, con thymos che prevale<br />

sulle facoltà intellettive e sulle forme coscienti di razionalizzazione<br />

del comportamento". 6 Di conseguenza si può ben dire che abbia<br />

colto nel segno Kierkegaard quando ha parlato di un Socrate che<br />

eccede in ottimismo etico e parte dal presupposto che sia relativamente<br />

agevole perseguire la virtù. L'immagine kierkegaardiana di<br />

74<br />

6 In Aspetti della letteratura socratica antica (Chieti 1977), nota a p. 118.

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