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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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<strong>Le</strong> <strong>vicende</strong> de L <strong>confine</strong> orient a <strong>Le</strong> <strong>ed</strong> i L <strong>mondo</strong> de LLa s cuo La • 95<br />

Immagini e testimonianze possono essere ut<strong>il</strong>izzate per avviare processi di riflessione<br />

che separino la Storia dalla strumentalizzazione <strong>del</strong> dolore e <strong>del</strong>la morte e<br />

porre in essere ciò che auspica Claudio Magris:<br />

[…] usare i morti come un manganello è sacr<strong>il</strong>ego e blasfemo nei loro confronti;<br />

i morti vanno tenuti sempre presenti nel nostro ricordo, accanto a noi, non dissepolti<br />

per manipolarli 4 .<br />

La <strong>Le</strong>tteratura<br />

La fase conclusiva <strong>del</strong> percorso comprende un viaggio tra i versi di una poesia<br />

ormai scomparsa dai programmi scolastici e brani scelti da diari e romanzi 5 .<br />

Nella poesia l’autore sperimenta, nella M<strong>il</strong>ano <strong>del</strong> 1845 in piena occupazione austriaca,<br />

la trasformazione <strong>del</strong> suo disprezzo e <strong>del</strong>la sua ost<strong>il</strong>ità nei confronti <strong>del</strong>le<br />

truppe croate in un sentimento di compassione e di vicinanza che gli restituisce<br />

la consapevolezza <strong>del</strong> comune destino di oppressione. Nelle pagine in prosa<br />

i protagonisti dei tragici eventi <strong>del</strong> 1943 e <strong>del</strong> 1947 riattraversano, in diverse età<br />

<strong>del</strong>la loro vita, i ricordi, i sentieri <strong>del</strong>la memoria per cercare di chiarire, prima di<br />

tutto a se stessi, <strong>il</strong> senso di ciò che è successo.<br />

La narrazione colma l’inevitab<strong>il</strong>e s<strong>il</strong>enzio <strong>del</strong>le fonti, permette di «vagare nella<br />

testa <strong>del</strong>la gente» e ricostruire la dimensione vissuta <strong>del</strong> passato, sonda le ragioni<br />

profonde <strong>del</strong>l’agire e caccia sullo sfondo le circostanze. <strong>Le</strong> pagine lette mostrano<br />

gli scontri di culture diverse che alternativamente hanno riservato all’Altro<br />

soprusi, emarginazione, persecuzioni, evidenziano quanto sia diffic<strong>il</strong>e entrare<br />

in contatto con la «comune umanità» di chi è connotato come nemico e come<br />

si rimanga incastrati nel risentimento, nell’odio e nella acritica esaltazione <strong>del</strong>la<br />

propria appartenenza culturale.<br />

Del nemico non si sopporta più nulla, chi ha «perso» può solo andare via, abbandonare<br />

tutto.<br />

<strong>Le</strong> sofferenze non finiscono neppure con l’arrivo in Italia: precarietà, diffidenza,<br />

incomprensione segneranno ancora a lungo la vita degli esuli nei luoghi di<br />

accoglienza.<br />

Al termine <strong>del</strong>la lettura e dei confronti incrociati su parole e immagini, la riflessione<br />

può concentrarsi su come fare propria la possib<strong>il</strong>ità di «entrare nei panni<br />

<strong>del</strong>l’altro» e trasformare <strong>il</strong> senso di estraneità nella percezione di una comune appartenenza<br />

al frag<strong>il</strong>e e precario destino umano.<br />

4. Cit. in J. Foot, Fratture d’Italia, Rizzoli, M<strong>il</strong>ano, 2009, p. 119.<br />

5. Si v<strong>ed</strong>a nella bibliografia di riferimento la sezione «<strong>Le</strong>tteratura».<br />

inter venti<br />

La riflessione<br />

può<br />

concentrarsi<br />

su come fare<br />

propria<br />

la possib<strong>il</strong>ità<br />

di «entrare<br />

nei panni<br />

<strong>del</strong>l’altro»<br />

e trasformare<br />

<strong>il</strong> senso<br />

di estraneità<br />

nella<br />

percezione di<br />

una comune<br />

appartenenza<br />

al frag<strong>il</strong>e<br />

e precario<br />

destino umano

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