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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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<strong>Le</strong> <strong>vicende</strong> de L <strong>confine</strong> orient a <strong>Le</strong> <strong>ed</strong> i L <strong>mondo</strong> de LLa s cuo La • 137<br />

ghi dalmati e giuliani vennero raccolti a Bergamo nella Clementina, un centro di<br />

accoglienza per soldati feriti nei pressi <strong>del</strong>l’osp<strong>ed</strong>ale psichiatrico. I profughi furono<br />

sistemati in grandi dormitori. Così hanno raccontato i ragazzi l’inizio <strong>del</strong> loro<br />

incontro con… Quelli <strong>del</strong>la Clementina: «Ci aspettano per raccontarci <strong>il</strong> loro esodo,<br />

in una decina, di prima mattina, in una giornata fr<strong>ed</strong>da e livida, proprio come<br />

dev’essere stato quel triste febbraio <strong>del</strong> 1947. Solo che allora fioccava anche la neve e,<br />

ad accoglierli, non c’era <strong>il</strong> tepore di una casa o di una famiglia ma un gelido ricovero<br />

m<strong>il</strong>itare in cui l’intimità era divisa da una coperta e <strong>il</strong> rancio era servito nella gamella.<br />

Nel quartiere <strong>del</strong>la Clementina, occupato ora da condomini e abitazioni private,<br />

si trovava un ricovero m<strong>il</strong>itare che, finita la II Guerra Mondiale, fu ut<strong>il</strong>izzato<br />

come punto di smistamento e campo profughi dagli esuli dalmati e istriani. La parte<br />

<strong>del</strong> ricovero, ut<strong>il</strong>izzata come osp<strong>ed</strong>ale m<strong>il</strong>itare, divenne <strong>il</strong> centro di raccolta dei profughi,<br />

i quali, successivamente venivano separati e ospitati in paesi fuori città, capaci<br />

di offrire un lavoro anche a persone non <strong>del</strong> luogo. Questa struttura, costruita in origine<br />

come osp<strong>ed</strong>ale e caserma, da allora è molto cambiata: adesso nel luogo dove sorgevano<br />

i grandi stanzoni vi si trova un centro commerciale <strong>ed</strong> alcuni condomini. Di<br />

fronte alla chiesa sorgeva un giardino ben curato, rimpiazzato dai cort<strong>il</strong>i dei palazzi.<br />

La chiesa è ancora accessib<strong>il</strong>e <strong>ed</strong> ut<strong>il</strong>izzata: infatti viene celebrata regolarmente la<br />

messa. Anche la <strong>scuola</strong> frequentata dai giovani profughi di allora è ancora operativa».<br />

E ancora una sorpresa: proprio in questa <strong>scuola</strong> elementare, la <strong>scuola</strong> primaria<br />

«Valli», le classi quarte e quinte hanno svolto un bel lavoro di ricerca, accompagnati<br />

dalle maestre e da esuli che avevano frequentato allora l’Istituto, sul tema<br />

<strong>del</strong> ricordo, <strong>del</strong>l’esodo, <strong>del</strong>le foibe.<br />

Per concludere io cr<strong>ed</strong>o che vadano sottolineati due aspetti importanti che sarebbe<br />

riduttivo tacere: innanzitutto nel <strong>mondo</strong> <strong>del</strong>la <strong>scuola</strong>, fino a poco tempo<br />

fa, c’era una sostanziale diffidenza sull’argomento; non sempre in cattiva f<strong>ed</strong>e,<br />

nel senso che forse per taluni si è trattato di pregiudizio ideologico, ma per i più<br />

invece ha influito la non conoscenza, <strong>il</strong> timore di parlare di un qualche cosa che<br />

non si domina e che quindi ingenera insicurezza. E ciò è comprensib<strong>il</strong>e. La diffidenza<br />

si affronta solo in un modo: presentando degli studi autorevoli da fonti<br />

competenti e in questo senso la collaborazione con gli istituti di storia, <strong>del</strong>la storia<br />

<strong>del</strong>la ricerca e con tutti quegli organismi che lavorano con metodo da tantissimi<br />

anni deve essere una priorità.<br />

Secondariamente è stato senza dubbio un errore «tagliare fuori» i protagonisti di<br />

questi eventi. Solo ora, <strong>ed</strong> in un certo senso è tardi, vengono invitati esuli o loro<br />

discendenti a parlare e a raccontare la «loro» storia, le loro memorie. Tale strada<br />

è invece la maestra: i miei ragazzi si sono lasciati accompagnare tra i quartieri,<br />

nelle case da persone che hanno riaperto per loro cassetti chiusi da anni e contenenti<br />

«tesori» incr<strong>ed</strong>ib<strong>il</strong>i, ut<strong>il</strong>i per la conoscenza <strong>del</strong>la verità storica ma anche<br />

<strong>del</strong>la realtà <strong>del</strong> territorio in cui gli esuli si sono inseriti.<br />

L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che è diffusa su tutto <strong>il</strong> territorio<br />

nazionale, già da tempo si è resa disponib<strong>il</strong>e a favorire contatti, materiale,<br />

inter venti

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