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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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<strong>Le</strong> <strong>vicende</strong> de L <strong>confine</strong> orient a <strong>Le</strong> <strong>ed</strong> i L <strong>mondo</strong> de LLa s cuo La • 119<br />

zione abbia contribuito ad alimentare gli equivoci fra la cultura democratica e<br />

repubblicana italiana e <strong>il</strong> ‘<strong>confine</strong> <strong>orientale</strong>’. Questo vuoto di dialogo fra la Venezia<br />

Giulia e una sinistra incapace di cogliere <strong>il</strong> significato <strong>del</strong> messaggio che da<br />

qui veniva, ha rappresentato uno dei fattori che maggiormente hanno ostacolato<br />

l’inserimento di questa regione all’interno <strong>del</strong>la coscienza repubblicana, come<br />

presenza accettata e sentita propria. Ciò pone al Paese una domanda sulla ferita<br />

causata dalla seconda guerra mondiale e sulla distruzione di una regione avvenuta<br />

senza che l’Italia se ne fosse accorta […]» 49 .<br />

Sulle molte cause <strong>del</strong>la rimozione operata tornava nel 2009 lo storico Giuseppe<br />

Parlato sul quotidiano triestino «Il Piccolo». Oltre un decennio di progressive<br />

aperture verso una piena libertà di indagine e di valutazione consentiva finalmente<br />

di affrontare le diverse responsab<strong>il</strong>ità politiche, ideologiche e culturali<br />

che avevano indubbiamente posto la sordina o taciuto <strong>del</strong> tutto le drammatiche<br />

<strong>vicende</strong> <strong>del</strong> <strong>confine</strong> <strong>orientale</strong> italiano. Parlato coglieva la causa prima di quella<br />

rimozione, l’aver operato per decenni – in s<strong>ed</strong>e politica e storiografica – in modo<br />

tale da far sì che «[…] tale questione rimanesse circoscritta nei confini locali,<br />

che non diventasse cioè un problema strettamente connesso con la definizione<br />

<strong>del</strong>l’identità nazionale nel secondo dopoguerra. […]». Ma coglieva anche, lo<br />

storico, i tempi lunghi <strong>del</strong>l’<strong>ed</strong>itoria scolastica: «[…] salvo rare eccezioni, i libri<br />

di testo di storia tendono a ripetere tesi già consolidate e le innovazioni che la ricerca<br />

riporta alla comunità degli studiosi raramente vengono recepite tempestivamente<br />

dai manuali. […]».<br />

Lo studioso ha individuato dunque nella lenta ricezione degli orientamenti storiografici<br />

<strong>il</strong> motivo primo <strong>del</strong> ritardo accumulato, con ogni evidenza, dalla manualistica<br />

scolastica nella trattazione di un capitolo così r<strong>il</strong>evante <strong>del</strong>la storia italiana<br />

<strong>del</strong> Novecento. R<strong>il</strong>evante per tragicità degli accadimenti, per l’entità <strong>del</strong><br />

territorio perduto dall’Italia a seguito <strong>del</strong> Trattato di Pace <strong>del</strong> 1947 e per la radicale<br />

trasformazione <strong>del</strong> tessuto civ<strong>il</strong>e, etnico e culturale <strong>del</strong>la Venezia Giulia nella<br />

cornice <strong>del</strong> nuovo regime titoista jugoslavo. Pagine sulle quali la didattica <strong>del</strong>la<br />

storia dovrà d’ora in avanti confrontarsi senza reticenze e timori.<br />

Un esempio ne viene dal volume postumo e incompiuto <strong>del</strong>lo storico triestino<br />

Elio Apih, <strong>Le</strong> foibe giuliane, nel quale l’autore scandaglia nuove ipotesi di ricerca<br />

sui totalitarismi <strong>del</strong> Novecento e, con particolare riferimento ai territori orientali,<br />

sulle matrici <strong>del</strong>le strategie e <strong>del</strong>le modalità repressive poste in atto dal comunismo<br />

jugoslavo sin dal 1943. La riflessione <strong>del</strong>lo studioso si affranca dai condizionamenti<br />

<strong>del</strong>le interpretazioni prevalse nel passato per impegnarsi su una lettura<br />

comparativa <strong>del</strong>le forme di eliminazione <strong>del</strong> nemico assunte dai regimi nazista<br />

e comunista nell’Europa centro-<strong>orientale</strong>, <strong>del</strong>le quali le foibe – nella loro<br />

specificità – si configurano come un derivato. Elaborazioni e prospettive di in-<br />

49. S. Spadaro, L’altra Venezia Giulia, in «l’Unità», 10 febbraio 2008.<br />

inter venti<br />

Giuseppe<br />

parlato ha<br />

individuato<br />

nella lenta<br />

ricezione degli<br />

orientamenti<br />

storiografici <strong>il</strong><br />

motivo primo<br />

<strong>del</strong> ritardo<br />

accumulato<br />

dalla<br />

manualistica<br />

scolastica nella<br />

trattazione<br />

di un capitolo<br />

così r<strong>il</strong>evante<br />

<strong>del</strong>la storia<br />

italiana<br />

<strong>del</strong> n ovecento

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