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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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inter venti<br />

t rieste<br />

non deve<br />

più essere<br />

dominata<br />

dall’entroterra<br />

e dalle sue<br />

logiche, ma<br />

dominarlo.<br />

q uesto è<br />

imperialismo<br />

34 • studi e documenti de GLi anna Li de LLa pubb Lica istruzione<br />

retroterra danubiano da parte <strong>del</strong> m<strong>ed</strong>esimo potere statale che gestisce l’emporio.<br />

Fuori da quel sistema, tutta l’economia giuliana, di cui Trieste è <strong>il</strong> motore,<br />

non ha più senso: questa è l’obiezione che agli irr<strong>ed</strong>entisti muove <strong>il</strong> movimento<br />

socialista, che ha dato vita all’unico partito austriaco <strong>del</strong>la regione, nel senso che<br />

non ha un riferimento nazionale – anche se la sua dirigenza è di lingua e cultura<br />

italiana – e guarda con favore al mantenimento <strong>del</strong>l’impero.<br />

È un’obiezione che viene considerata sensata anche dagli ambienti democratici,<br />

che non a caso, nei loro esponenti più giovani (Slataper, Stuparich), parlano<br />

di irr<strong>ed</strong>entismo culturale (che meriterebbe un’altro discorso a parte). Invece, i<br />

nazionalisti cercano di risolvere <strong>il</strong> problema rovesciandone i termini. Posto che<br />

economia e nazione sono in contraddizione, Trieste, se vuole rimanere nazionalmente<br />

italiana, deve trovarsi un nuovo ruolo: non più finestra <strong>del</strong> retroterra<br />

sul M<strong>ed</strong>iterraneo, bensì trampolino per l’espansione italiana verso <strong>il</strong> retroterra<br />

danubiano. In altre parole, Trieste non deve più essere dominata dall’entroterra<br />

e dalle sue logiche, ma dominarlo. Questo è imperialismo.<br />

Tale – purtroppo con le grandi schematizzazioni imposte dai limiti di questo<br />

intervento – è <strong>il</strong> panorama alla vig<strong>il</strong>ia <strong>del</strong>la Prima guerra mondiale, e lo scoppio<br />

<strong>del</strong> conflitto radicalizza e semplifica le posizioni. Angelo Vivante, socialista,<br />

teorico <strong>del</strong>l’impossib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>l’irr<strong>ed</strong>entismo e <strong>del</strong>l’assurdità di una guerra fra<br />

Austria e Italia, si butta dalla tromba <strong>del</strong>le scale. Scipio Slataper, alfiere <strong>del</strong>l’irr<strong>ed</strong>entismo<br />

culturale democratico, e Ruggero Timeus, propugnatore <strong>del</strong> nazionalismo<br />

e <strong>del</strong>l’imperialismo italiano, si arruolano entrambi come volontari irr<strong>ed</strong>enti<br />

nell’esercito italiano, assieme ad un buon numero di altri giovani triestini<br />

e istriani, <strong>ed</strong> entrambi cadono in guerra, m<strong>ed</strong>aglie d’oro alla memoria. Cade infine<br />

anche l’Impero, da molti mal<strong>ed</strong>etto in vita e rimpianto poi nel mito. Comincia<br />

per le terre che si affacciano sull’Adriatico <strong>orientale</strong> una nuova stagione,<br />

sicuramente assai più sanguinosa.

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