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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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<strong>Le</strong> <strong>vicende</strong> de L <strong>confine</strong> orient a <strong>Le</strong> <strong>ed</strong> i L <strong>mondo</strong> de LLa s cuo La • 55<br />

Monti di Muggia («Zona A» <strong>del</strong> TLT), per un totale complessivo valutato attorno<br />

alle 300.000 unità.<br />

La partenza di una così grande massa di persone trasformò radicalmente l’immagine<br />

e l’essenza di una regione <strong>ed</strong> in pochi anni le principali città <strong>del</strong>la costa<br />

istriana e <strong>del</strong>le isole <strong>del</strong> Quarnaro si svuotarono <strong>del</strong>l’elemento italiano, che<br />

all’epoca era percentualmente maggioritario. Pola, Fiume, Rovigno, Dignano,<br />

Capodistria, Pirano, Parenzo, Cittanova, Umago, Orsera, Isola, Albona, Cherso<br />

e Lussino videro partire la gran parte dei propri residenti.<br />

Nell’interno <strong>del</strong>l’Istria, invece, la situazione fu differente sia per la presenza <strong>del</strong>l’elemento<br />

slavo, concentrato nelle campagne, sia per altri fattori che rallentarono<br />

l’esodo degli abitanti, tra cui le difficoltà logistiche che ostacolarono i movimenti.<br />

Partirono comunque non pochi giuliani di etnia slovena e croata. Considerando<br />

che alcuni paesi e v<strong>il</strong>laggi <strong>del</strong>l’interno <strong>del</strong>la Venezia Giulia erano compattamente<br />

slavi, si può ipotizzare che circa 45.000-50.000 persone fossero di nazionalità<br />

croata o slovena; tra questi ultimi almeno 12.000 provenivano dall’Isontino.<br />

I mezzi di trasporto e le vie di comunicazione contribuirono a segnare la geografia<br />

<strong>del</strong>l’esodo: mentre dalla costa istriana e dalle isole <strong>del</strong> Quarnaro fu relativamente<br />

fac<strong>il</strong>e partire, le comunicazioni via terra risultarono nel primo dopoguerra<br />

quasi subito interrotte e la partenza venne spesso rimandata. Ciò rappresentò<br />

un deterrente iniziale per parecchie persone, ma non imp<strong>ed</strong>ì comunque che in<br />

seguito si svuotassero i centri maggiori <strong>del</strong>l’interno <strong>del</strong>l’Istria, come Montona,<br />

Portole, Pinguente e Pisino.<br />

L’esodo dei giuliano-dalmati dopo <strong>il</strong> secondo conflitto mondiale rientra nel più<br />

ampio contesto storico dei numerosi trasferimenti di popolazioni che caratterizzarono<br />

<strong>il</strong> dopoguerra in Europa e che videro protagonisti m<strong>il</strong>ioni di persone che<br />

dovettero abbandonare le proprie case a causa <strong>del</strong>le mutate condizioni politiche.<br />

Il fenomeno <strong>del</strong>la semplificazione etnica venne attuato soprattutto da quei Paesi<br />

che cercarono di ridurre <strong>il</strong> peso <strong>del</strong>le minoranze linguistiche presenti all’interno<br />

dei territori nazionalmente misti m<strong>ed</strong>iante l’espulsione forzata o l’assim<strong>il</strong>azione<br />

graduale dei componenti <strong>del</strong>la minoranza stessa.<br />

La scarsa sensib<strong>il</strong>ità verso le minoranze linguistiche aveva peraltro caratterizzato<br />

pure i decenni prec<strong>ed</strong>enti alla Seconda guerra mondiale e la maggior parte degli<br />

Stati europei aveva dimostrato poco rispetto per queste tematiche che venivano<br />

viste con indifferenza se non con fastidio.<br />

Restando ai soli rapporti italo-jugoslavi tra le due guerre, se nella Venezia Giulia<br />

vi era stata una violenta snazionalizzazione <strong>del</strong>le minoranze slovene e croate sotto<br />

<strong>il</strong> regime fascista, non erano mancate oltre <strong>confine</strong> vessazioni e ritorsioni verso<br />

gli italiani di Dalmazia residenti nel territorio passato sotto sovranità jugoslava<br />

dopo <strong>il</strong> 1920, al punto che in quegli anni si verificarono due esodi di segno<br />

opposto, rispettivamente verso la Jugoslavia e verso l’Italia.<br />

Il tratto comune di tutti questi spostamenti di popolazioni fu comunque l’enorme<br />

sofferenza <strong>del</strong>le persone interessate e la distruzione, parziale o totale, di di-<br />

inter venti<br />

La scarsa<br />

sensib<strong>il</strong>ità<br />

verso le<br />

minoranze<br />

linguistiche<br />

aveva<br />

caratterizzato<br />

pure i decenni<br />

prec<strong>ed</strong>enti<br />

alla s econda<br />

guerra<br />

mondiale e la<br />

maggior parte<br />

degli s tati<br />

europei aveva<br />

dimostrato<br />

poco rispetto<br />

per queste<br />

tematiche

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