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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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inter venti<br />

in occasione<br />

<strong>del</strong>la «giornata<br />

<strong>del</strong> r icordo»<br />

2010, la<br />

r egione<br />

Lombardia<br />

ha bandito<br />

un concorso<br />

per tutte le<br />

scuole m<strong>ed</strong>ie<br />

di primo e<br />

secondo grado<br />

dal titolo:<br />

«L’accoglienza<br />

degli esuli <strong>del</strong>la<br />

v enezia giulia<br />

e dalmazia in<br />

Lombardia»<br />

136 • studi e documenti deg Li anna Li de LLa pu BBLica istruzione<br />

to indivisib<strong>il</strong>e…» (da una lettera di Alessandra Fusco ad una profuga polesana)<br />

L’esemplarità di questa testimonianza è che si tratta di una storia vera, femmin<strong>il</strong>e,<br />

fam<strong>il</strong>iare e bergamasca e ciò ha consentito ai ragazzi che hanno letto <strong>il</strong> romanzo<br />

di avvicinarsi alle <strong>vicende</strong> <strong>del</strong> <strong>confine</strong> <strong>orientale</strong> tra <strong>il</strong> primo e <strong>il</strong> secondo<br />

dopoguerra con un preciso riscontro anche sul territorio <strong>del</strong> loro quartiere, <strong>del</strong>la<br />

loro città e <strong>del</strong>la loro provincia, attraverso <strong>il</strong> punto di vista <strong>del</strong>la donna, che, ricordiamolo,<br />

fu quella a pagare più duramente <strong>il</strong> prezzo <strong>del</strong>l’esodo. «Nella piccola<br />

sala d’aspetto <strong>del</strong>la stazione di Treviglio un gruppo di persone infr<strong>ed</strong>dolite aspettava<br />

da un paio d’ore <strong>il</strong> convoglio proveniente da Venezia, che doveva portare i profughi<br />

polesani […] Nella penombra Bruna guardava i suoi compagni. Si era accorta che<br />

erano le donne, per la gran parte dei casi, ad avere la responsab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>le famiglie. I<br />

mariti non c’erano: deportati, infoibati, morti in guerra, dispersi o ancora in prigionia.<br />

Donne con i loro vecchi e i loro bambini. Donne dalle facce dure, senza più lacrime,<br />

che si sentivano condannate ad essere forti a tutti i costi, perché se avessero c<strong>ed</strong>uto,<br />

per le loro famiglie non ci sarebbe stato più un punto di riferimento.<br />

Nel corso <strong>del</strong> corrente anno scolastico anche una classe terza <strong>del</strong>la <strong>scuola</strong> m<strong>ed</strong>ia<br />

di V<strong>il</strong>la di Serio, in provincia di Bergamo, si è avvicinata alle pagine di questo<br />

romanzo. I ragazzi hanno avuto la possib<strong>il</strong>ità di ricostruire, con pannelli, cartelloni,<br />

presentazioni in PowerPoint, un quadro storico-politico-geografico la cui<br />

complessità diffic<strong>il</strong>mente viene loro chiarita sui libri di testo e di incontrare «dal<br />

vivo» i parenti di quei personaggi <strong>del</strong>la storia raccontata e così riconosciuta come<br />

autentica e reale.<br />

In occasione <strong>del</strong>la «Giornata <strong>del</strong> Ricordo» 2010, la Regione Lombardia ha bandito<br />

un concorso per tutte le scuole m<strong>ed</strong>ie di primo e secondo grado dal titolo:<br />

«L’accoglienza degli esuli <strong>del</strong>la Venezia Giulia e Dalmazia in Lombardia». Questa<br />

ulteriore opportunità ha suscitato nei ragazzi dei due licei scientifici cittadini<br />

(classificatisi poi primi sia come lavoro di gruppo sia come lavoro individuale)<br />

l’interesse e la curiosità di capire dove e come gli esuli si siano inseriti nel tessuto<br />

sociale bergamasco. Ecco l’introduzione scritta dai partecipanti: Dopo un periodo<br />

di preparazione, per così dire, «scolastica» sui libri, sulla documentazione fornitaci<br />

dalle biblioteche, pubbliche e private, sul materiale d’archivio e sui rari f<strong>il</strong>mati<br />

d’epoca, abbiamo cercato di vivere lo svolgimento <strong>del</strong> lavoro in maniera personale,<br />

diretta, partecipata recandoci dai testimoni protagonisti di questa parte di storia<br />

o dai loro discendenti e intervistandoli sulla loro esperienza. Abbiamo così avuto<br />

la possib<strong>il</strong>ità di «scoprire» un pezzo <strong>del</strong>la storia di Bergamo, dei suoi quartieri, <strong>del</strong>la<br />

sua fisionomia architettonica, <strong>del</strong>la sua gente, <strong>del</strong>le sue leggende assolutamente a<br />

noi sconosciuto e proprio per questo interessante, coinvolgente, anche se derivante da<br />

eventi senza dubbio drammatici.<br />

L’intervista «sul campo» si è rivelato uno strumento didattico effettivamente molto<br />

efficace, perché rende gli studenti protagonisti e perché riesce a coinvolgere i<br />

testimoni anche più anziani che, stimolati dai giovani, sentono <strong>il</strong> desiderio, la volontà,<br />

a volte <strong>il</strong> dovere morale di raccontare e passare così <strong>il</strong> testimone. I profu-

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