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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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inter venti<br />

<strong>Le</strong> autorità<br />

austriache<br />

sono sempre<br />

meno<br />

disponib<strong>il</strong>i a<br />

farsi carico<br />

<strong>del</strong>la tutela<br />

degli italiani,<br />

di cui si fidano<br />

sempre meno<br />

32 • studi e documenti de GLi anna Li de LLa pubb Lica istruzione<br />

Nasce così e rapidamente si diffonde fra gli italiani una nuova percezione, quella<br />

<strong>del</strong> «pericolo slavo», e si innesca un circolo vizioso. La percezione di pericolo<br />

acuisce <strong>il</strong> sentimento nazionale italiano, tanto che vent’anni dopo la fine <strong>del</strong><br />

Risorgimento, gli italofoni di cultura italiana di Trieste si sentono italianissimi<br />

e minacciati: di conseguenza guardano sempre più al regno d’Italia come unica<br />

protezione e si chiudono nella difesa ad oltranza <strong>del</strong>le proprie posizioni. A questa<br />

chiusura a riccio corrisponde un moltiplicarsi <strong>del</strong>le rivendicazioni <strong>del</strong> movimento<br />

nazionale sloveno e croato, che chi<strong>ed</strong>e parità di diritti nazionali (ad esempio<br />

nell’uso pubblico <strong>del</strong>la lingua e nell’insegnamento) e proclama apertamente<br />

che prima o poi le isole italiane verranno inghiottite dal mare slavo. La risultante<br />

è la lotta nazionale ad oltranza, che diventa <strong>il</strong> problema centrale <strong>del</strong>la vita<br />

politica nei territori giuliani, con un progressivo aumento <strong>del</strong> tasso di estremismo:<br />

fortunatamente, in genere si tratta solo di estremismo verbale, ma è chiaro<br />

che decenni di proclami incendiari preparano <strong>il</strong> terreno per esplosioni più gravi.<br />

E veniamo qui ad un punto fondamentale per la comprensione <strong>del</strong>le dinamiche<br />

politiche tra fine Ottocento e metà Novecento, non solo nell’area giuliana,<br />

che è condensato e simbolo di tendenze generali europee. Qual è la posta<br />

<strong>del</strong> conflitto fra i movimenti nazionali? È <strong>il</strong> controllo <strong>del</strong>le istituzioni, perché<br />

tutti i gruppi dirigenti hanno compreso benissimo <strong>il</strong> ruolo strategico che le<br />

istituzioni svolgono nei processi di nazionalizzazione di massa. In questa visione<br />

quindi, che diventa appena possib<strong>il</strong>e pratica politica <strong>ed</strong> amministrativa,<br />

le istituzioni perdono ogni imparzialità rispetto alle tendenze antagoniste presenti<br />

nella società civ<strong>il</strong>e, fino a divenire strumenti di sopraffazione di una parte<br />

sull’altra. In epoca asburgica la portata <strong>del</strong> fenomeno è limitata, perché la competizione<br />

si svolge in genere nelle amministrazioni locali, cui <strong>il</strong> sistema asburgico<br />

affida ampie competenze nelle materie nazionalmente «calde». Quando<br />

però all’Impero si sostituiranno, dopo le due guerre mondiali, gli «Stati per<br />

la nazione», ecco che saranno le istituzioni <strong>del</strong>lo Stato a raccogliere le richieste<br />

di intervento provenienti dalle componenti nazionali antagoniste presenti<br />

sul territorio. Ed a quelle richieste le istituzioni statali risponderanno positivamente<br />

– prima l’Italia e poi la Jugoslavia – lanciando tutta la forza <strong>del</strong>la macchina<br />

<strong>del</strong>lo Stato contemporaneo contro la minoranza nazionale rimasta dalla<br />

«parte sbagliata» <strong>del</strong>la frontiera.<br />

Tornando a fine Ottocento, nella competizione nazionale a Trieste e in Istria<br />

gli italiani partono in vantaggio, ma rischiano di perderlo rapidamente, perché,<br />

agli elementi di frag<strong>il</strong>ità che abbiamo ricordato, se ne aggiungono altri. In primo<br />

luogo, le autorità austriache sono sempre meno disponib<strong>il</strong>i a farsi carico <strong>del</strong>la<br />

tutela degli italiani, di cui si fidano sempre meno, e promuovono una politica<br />

di b<strong>il</strong>anciamento <strong>del</strong>le nazionalità che mette in discussione quel monopolio <strong>del</strong><br />

potere locale senza <strong>il</strong> quale gli italiani si sentono perduti. Lo dirà esplicitamente<br />

uno degli ultimi governatori asburgici, <strong>il</strong> principe di Hohenlohe, che avrà come<br />

programma quello di trasformare Trieste in una «città <strong>del</strong>le nazioni».

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