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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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<strong>Le</strong> <strong>vicende</strong> de L <strong>confine</strong> orient a <strong>Le</strong> <strong>ed</strong> i L <strong>mondo</strong> de LLa s cuo La • 193<br />

suL<strong>Le</strong> <strong>vicende</strong> de L<br />

<strong>confine</strong> orienta <strong>Le</strong><br />

Ero bambina quando, in ambito fam<strong>il</strong>iare, sentii parlare per la prima volta di<br />

«foibe»: lo trovavo un termine strano, brutto, inquietante, perché mi sembrava<br />

alludesse a qualcosa di oscuro, misterioso e minaccioso, che mi incuteva paura<br />

<strong>ed</strong> apprensione. Ero ancora bambina quando, a ridosso <strong>del</strong>la linea di ferro spinato<br />

che divideva in due la mia città, Gorizia, dalla gemella Nova Gorica, creata<br />

artificialmente sul <strong>confine</strong> proprio a presidio occidentale <strong>del</strong>la neonata Jugoslavia,<br />

v<strong>ed</strong>evo camminare armate, dalle finestre <strong>del</strong>la mia casa, le guardie jugoslave<br />

e sentivo, di tanto in tanto, e particolarmente di notte <strong>ed</strong> all’alba, i colpi secchi<br />

sparati dai fuc<strong>il</strong>i contro chi tentava clandestinamente <strong>ed</strong> arditamente la fuga da<br />

quel socialismo che nel nuovo Stato balcanico non aveva ancora mostrato fino<br />

in fondo gli effetti devastanti e sconvolgenti <strong>del</strong>la sua potenza.<br />

Da adulta, poi, all’Università degli Studi di Trieste, cominciai a studiare approfonditamente<br />

<strong>il</strong> problema <strong>del</strong> <strong>confine</strong> <strong>orientale</strong> sotto la guida di grandi maestri,<br />

quali i professori Elio Apih, Teodoro Sala e Giovanni Miccoli. Da neolaureata,<br />

successivamente, affrontai <strong>il</strong> tema dei provv<strong>ed</strong>imenti legislativi a favore degli<br />

esuli, emanati dallo Stato italiano nell’arco cronologico compreso tra <strong>il</strong> 1944 <strong>ed</strong><br />

<strong>il</strong> 1958, r<strong>ed</strong>igendo uno specifico studio che fa parte <strong>del</strong> volume Storia di un esodo,<br />

Istria 1945-1956, uscito a Trieste nel 1980 a cura <strong>del</strong>l’Istituto Regionale per<br />

la Storia <strong>del</strong> Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia.<br />

Furono gli anni universitari, dunque, quelli <strong>del</strong>la reale presa di coscienza e conoscenza<br />

dei problemi storici e <strong>del</strong> dipanarsi <strong>del</strong>l’aggrovigliata matassa che s’era andata<br />

formando negli anni prec<strong>ed</strong>enti nella mia mente, con l’aggravante <strong>del</strong> peso<br />

<strong>del</strong>la snazionalizzazione <strong>del</strong>la famiglia di mia madre, slovena d’origine.<br />

Ecco, io provengo da queste radici, da quello che Pier Paolo Pasolini non esiterebbe<br />

a chiamare l’«utero sozzo» <strong>del</strong>la storia, «sozzo» perché impregnato di tanto<br />

sangue, dolore, soprusi, abusi, separazioni, vittime, ingiustizie…<br />

Ma i giovani studenti <strong>del</strong>le nostre scuole secondarie superiori, che ne sanno? Fatta<br />

qualche debita eccezione, non conoscono ancora bene i tristi fenomeni che accompagnarono<br />

la fine <strong>del</strong>la Seconda guerra mondiale sul <strong>confine</strong> <strong>orientale</strong>; sanno<br />

molto sulla Shoah, poco, invece, sulle terrib<strong>il</strong>i conseguenze <strong>del</strong>l’8 settembre<br />

1943 nella nostra storia locale, sull’annessione <strong>del</strong>l’Istria alla futura Jugoslavia,<br />

sul problema <strong>del</strong>l’esodo e dei beni abbandonati dagli esuli nella penisola istriana.<br />

1. Docente di Italiano e Latino al Liceo Classico «Dante Alighieri» di Gorizia<br />

inter venti<br />

di<br />

a nnamaria<br />

Brondani<br />

menghini 1<br />

ero bambina<br />

quando,<br />

in ambito<br />

fam<strong>il</strong>iare, sentii<br />

parlare per la<br />

prima volta<br />

di «foibe»:<br />

lo trovavo<br />

un termine<br />

strano, brutto,<br />

inquietante

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