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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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inter venti<br />

La<br />

quantificazione<br />

<strong>del</strong>l’esodo<br />

fu un problema<br />

sul quale<br />

si concentrò<br />

un nutrito<br />

dibattito<br />

storiografico,<br />

ma la<br />

mancanza<br />

di una<br />

documentazione<br />

esaustiva<br />

ufficiale<br />

ostacolò<br />

gli studi<br />

54 • studi e documenti deg Li anna Li de LLa pubb Lica istruzione<br />

teressi. Era evidente l’intento di far conoscere i propri problemi allo Stato, alle<br />

istituzioni locali <strong>ed</strong> all’opinione pubblica nazionale nel tentativo di ottenere la<br />

solidarietà indispensab<strong>il</strong>e per la difesa <strong>del</strong>le legittime aspettative.<br />

Nacquero nel tempo diverse associazioni rappresentative <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> <strong>del</strong>l’esodo,<br />

tra cui l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), l’Associazione<br />

<strong>del</strong>le Comunità Istriane (er<strong>ed</strong>e <strong>del</strong> Comitato di Liberazione Nazionale<br />

<strong>del</strong>l’Istria), l’Unione degli Istriani, <strong>il</strong> Libero Comune di Pola in es<strong>il</strong>io, <strong>il</strong> Libero<br />

Comune di Fiume in es<strong>il</strong>io, <strong>il</strong> Libero Comune di Zara in es<strong>il</strong>io. Parallelamente<br />

sono stati creati importanti istituti culturali, tra cui l’IRCI (Istituto Regionale<br />

per la Cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste) e la Società di Studi fiumani<br />

di Roma, volti soprattutto alla ricerca, allo studio <strong>ed</strong> alla divulgazione <strong>del</strong>l’ingente<br />

patrimonio culturale e storico di quelle Terre.<br />

La quantificazione <strong>del</strong>l’esodo fu un problema sul quale si concentrò un nutrito<br />

dibattito storiografico, ma la mancanza di una documentazione esaustiva ufficiale<br />

ostacolò gli studi. Nel 1958 l’«Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani<br />

e Dalmati» riuscì a censire in tutto 201.440 profughi, ma tale numero non teneva<br />

conto <strong>del</strong>le persone che erano esodate senza ricorrere all’assistenza <strong>del</strong> governo<br />

e degli enti preposti. Molti esuli infatti non dichiararono <strong>il</strong> proprio status<br />

di profugo e non vennero censiti sia perché emigrarono all’estero tramite l’IRO<br />

(International Refugee Organisation) sia poiché si trasferirono in casa di parenti<br />

o conoscenti e non ebbero bisogno di alcun intervento assistenziale o non vollero<br />

rivelare la propria condizione. Numerose furono le partenze clandestine che<br />

avvennero soprattutto dopo la scadenza <strong>del</strong> periodo <strong>del</strong>le opzioni sia via mare<br />

(dalla costa istriana e dalle isole di Cherso e Lussino) che via terra.<br />

<strong>Le</strong> ipotesi di quantificazione variano tra <strong>il</strong> valore massimo di 350.000 unità fornito<br />

dalle associazioni degli esuli <strong>ed</strong> <strong>il</strong> valore minimo di 190.000/200.000 unità<br />

dato da alcuni studiosi croati.<br />

Di r<strong>il</strong>ievo sono, per esempio, gli studi <strong>del</strong>l’etnografo Vladimir Žerjavić che si è<br />

attestato sulla cifra di circa 235.000 profughi, distinguendo le persone autoctone<br />

esodate (191.421) da quelle giunte in regione dopo <strong>il</strong> 1918 dal resto d’Italia<br />

e quindi rientrate dopo <strong>il</strong> 1945 nei luoghi d’origine (circa 44.000). Da parte italiana<br />

diversi studiosi si sono orientati sulla cifra di circa 300.000 persone partite<br />

e tale valore è stato ottenuto sia sulla base <strong>del</strong>l’interpolazione dei dati dei vari<br />

censimenti eseguiti in epoca austriaca, italiana e jugoslava sia con <strong>il</strong> confronto<br />

<strong>del</strong>le altre fonti italiane, slovene e croate disponib<strong>il</strong>i. Alla luce <strong>del</strong>le attuali conoscenze<br />

è plausib<strong>il</strong>e ipotizzare che <strong>il</strong> numero degli esuli possa essere stimato su<br />

circa 155.000 persone per la provincia di Pola (esclusa la «Zona B» <strong>del</strong> TLT),<br />

su 41.500 unità per la provincia di Fiume, su 17.500 per la provincia di Zara,<br />

su 2100 profughi giunti dal resto <strong>del</strong>la costa dalmata (Spalato, Veglia, Ragusa),<br />

su 30.000 persone venute via dall’entroterra isontino e triestino, su 50.000 esuli<br />

provenienti dalla «Zona B» <strong>del</strong> TLT (30.000 da Capodistria, Isola e Pirano e<br />

20.000 da Umago e Buie) e su ulteriori 3100 esuli partiti dopo la cessione dei

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