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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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<strong>Le</strong> <strong>vicende</strong> de L <strong>confine</strong> orient a <strong>Le</strong> <strong>ed</strong> i L <strong>mondo</strong> de LLa s cuo La • 149<br />

in D.R. Nar<strong>del</strong>li – G. Stelli, Istria Fiume Dalmazia laboratorio d’Europa. Parole<br />

chiave per la cittadinanza, Editoriale Umbra, Foligno, 2009.<br />

L’evento <strong>del</strong>l’esodo che gli istriani, i fiumani e i dalmati affrontarono, a partire<br />

dal 1945, quando le loro terre furono occupate dalle truppe jugoslave, ha lasciato<br />

forti tracce anche nei territori italiani di accoglienza. A Roma un centinaio<br />

di loro, nella primavera <strong>del</strong> 1947, trovarono accoglienza precaria nei sotterranei<br />

<strong>del</strong>la Stazione Termini, per aumentare di numero nell’inverno fino a giungere<br />

a circa un migliaio. c ominciò allora lo spostamento spontaneo verso quello che<br />

sarà poi <strong>il</strong> V<strong>il</strong>laggio Giuliano Dalmata. Il sito era occupato dal così detto V<strong>il</strong>laggio<br />

Operaio, collocato alla periferia <strong>del</strong>la capitale tra i poss<strong>ed</strong>imenti <strong>del</strong> principe<br />

Torlonia e dei marchesi <strong>del</strong> Gallo di Roccagiovine; era sorto negli anni Trenta<br />

per alloggiare gli operai preposti alla costruzione degli <strong>ed</strong>ifici <strong>del</strong>l’Esposizione<br />

Universale Romana <strong>del</strong> 1942, <strong>ed</strong> avviare <strong>il</strong> completamento dei lavori <strong>del</strong> nucleo<br />

originario <strong>del</strong> futuro quartiere romano <strong>del</strong>l’EUR. I lavori erano stati interrotti<br />

a causa degli eventi bellici e le due ali di <strong>ed</strong>ifici ad un piano che lo costituivano<br />

furono occupate dagli esuli. Questa situazione di fatto fu riconosciuta ufficialmente<br />

dalle Autorità <strong>il</strong> 7 novembre 1948.<br />

Il luogo attualmente conserva tracce evidenti di tali <strong>vicende</strong>, nella struttura urbanistica,<br />

nella distribuzione dei servizi e dei luoghi di culto, tracce che se lette<br />

consentono alle studentesse <strong>ed</strong> agli studenti di ripercorrere la storia <strong>del</strong>l’esodo.<br />

Mostra inoltre segni forti di allestimenti di memoria progettati e realizzati negli<br />

anni per conservare identità, cultura, simboli, tradizioni, la cui interpretazione<br />

permette di percepire l’espressione non certo di una particolare inclinazione a<br />

ripercorrere piste nazionalistiche, ma la riaffermazione di una cittadinanza di tipo<br />

culturale nelle terre di provenienza. c ontiene infine, all’interno di una <strong>del</strong>le<br />

case popolari, l’Archivio Museo storico di Fiume, straordinaria raccolta di pubblicazioni,<br />

documenti, manifesti, oggettistica ut<strong>il</strong>e per approfondire le <strong>vicende</strong><br />

di quei popoli.<br />

Perché la memoria lì condensata sia decodificab<strong>il</strong>e, occorre una sua contestualizzazione<br />

attraverso la narrazione storiografica che informa, problematizza, restituisce<br />

uno sguardo più distante e complesso <strong>del</strong>le <strong>vicende</strong> specifiche. Incrociando<br />

storia e memoria, anche <strong>il</strong> luogo ne riceve una sua ridondanza di senso,<br />

coinvolgendo la soggettività <strong>del</strong>le ragazze e dei ragazzi che lo frequentano. Dal<br />

2009 l’ISUc , in collaborazione con l’Archivio Museo storico di Fiume, gestisce<br />

Laboratori sul luogo. L’attività didattica di ascolto <strong>del</strong>l’informazione storica<br />

avviene in classe, organizzata nella prassi curricolare dai docenti; un secondo<br />

momento viene svolto a Roma, all’interno <strong>del</strong> V<strong>il</strong>laggio. Il percorso didattico di<br />

D.R. Nar<strong>del</strong>li, Il v<strong>il</strong>laggio Giuliano-dalmata di Roma un esempio di integrazione,<br />

sta in Appendice al quaderno di F. Papetti – G. Stelli, <strong>Le</strong> terre adriatiche<br />

perdute dall’Italia dopo <strong>il</strong> secondo conflitto mondiale e l’esodo dei giuliano-dalmati,<br />

Editoriale Umbra, Foligno, 2008.<br />

inter venti<br />

perché la<br />

memoria sia<br />

decodificab<strong>il</strong>e,<br />

occorre<br />

contestualizzarla<br />

attraverso<br />

la narrazione<br />

storiografica<br />

che informa,<br />

problematizza,<br />

restituisce<br />

uno sguardo<br />

più distante<br />

e complesso<br />

<strong>del</strong>le <strong>vicende</strong><br />

specifiche

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