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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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<strong>Le</strong> <strong>vicende</strong> de L <strong>confine</strong> orient a <strong>Le</strong> <strong>ed</strong> i L <strong>mondo</strong> de LLa s cuo La • 51<br />

iL Lungo dopoguerra<br />

de LLa venezia giu Lia<br />

Con l’entrata in vigore <strong>del</strong> Trattato di Pace che fissava la nuova linea di frontiera<br />

tra l’Italia e la Jugoslavia (15 settembre 1947) <strong>il</strong> volto <strong>del</strong>la Venezia Giulia,<br />

regione di <strong>confine</strong>, cambiò radicalmente.<br />

Per una parte <strong>del</strong>la popolazione ivi residente <strong>il</strong> cambio di sovranità fu traumatico<br />

e, su un totale di circa 500.000 persone abitanti all’epoca nei territori passati<br />

sotto l’amministrazione jugoslava, la maggioranza scelse di abbandonare le proprie<br />

case per trasferirsi oltre frontiera.<br />

Diversi furono i fattori che orientarono questa scelta: <strong>il</strong> passaggio alla nuova Jugoslavia<br />

di Tito comportava infatti tali cambiamenti nel modo di vivere sul piano<br />

economico, politico, sociale, religioso e culturale, che moltissime persone preferirono<br />

perdere tutto ciò che poss<strong>ed</strong>evano pur di fuggire da una realtà percepita<br />

molto spesso come ost<strong>il</strong>e e pericolosa. Lo sconvolgimento totale <strong>del</strong> tessuto sociale,<br />

degli usi, <strong>del</strong>le consuetudini e dei valori consolidati contribuì a creare un<br />

senso di completa estraneità nei confronti <strong>del</strong>la nuova e complessa realtà che si<br />

stava <strong>del</strong>ineando. L’introduzione <strong>del</strong>la lingua croata e slovena nella vita di tutti<br />

i giorni rappresentò poi, per l’elemento italiano <strong>del</strong>la regione, una difficoltà aggiuntiva<br />

con cui doversi misurare.<br />

Importanti furono poi i motivi di ordine economico che influenzarono la decisione<br />

di partire: i licenziamenti, i sequestri e le confische dei beni personali <strong>ed</strong><br />

aziendali, <strong>il</strong> cooperativismo obbligatorio e la politica degli ammassi contribuirono<br />

a far crollare la base economica di molte persone privandole <strong>del</strong> necessario<br />

sostentamento. Per molti lavoratori e studenti venne istituito <strong>il</strong> «lavoro volontario»<br />

(che tale non era), che si configurava quasi sempre come un pesante sfruttamento<br />

<strong>del</strong>la manodopera; ciò fece sì che anche buona parte di quegli operai, che nel<br />

1945 avevano confidato nel nuovo regime di Tito per migliorare la loro condizione<br />

di vita, restassero profondamente <strong>del</strong>usi dalla realtà che si era concretizzata.<br />

L’uso spesso strumentale <strong>del</strong>la giustizia esercitato dai «tribunali <strong>del</strong> popolo» e l’apparato<br />

repressivo poliziesco instaurarono inoltre un clima di tensione e di sospetto<br />

che portò alla negazione <strong>del</strong>le libertà individuali fondamentali. Molte persone<br />

vennero accusate di svolgere attività antijugoslava o antipopolare.<br />

L’intera popolazione giuliana venne spinta ad assumere un comportamento in<br />

linea con le aspettative <strong>del</strong> regime oppure a scegliere la via <strong>del</strong>l’es<strong>il</strong>io. <strong>Le</strong> minacce<br />

di sanzioni «fisiche» o «giuridiche» contribuirono a creare un clima di inquietudine<br />

e di incertezza colpendo non solo quelli che per qualche motivo poteva-<br />

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vigore<br />

<strong>del</strong> t rattato<br />

di pace<br />

che fissava<br />

la nuova linea<br />

di frontiera tra<br />

l’italia<br />

e la Jugoslavia<br />

(15 settembre<br />

1947) <strong>il</strong> volto<br />

<strong>del</strong>la v enezia<br />

giulia, regione<br />

di <strong>confine</strong>,<br />

cambiò<br />

radicalmente

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