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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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<strong>Le</strong> <strong>vicende</strong> de L <strong>confine</strong> orient a <strong>Le</strong> <strong>ed</strong> i L <strong>mondo</strong> de LLa s cuo La • 181<br />

vuoto di potere, senza riferimenti ad alcuna autorità costituita civ<strong>il</strong>e o m<strong>il</strong>itare,<br />

avviene l’eliminazione brutale di diverse centinaia di italiani bollati come nemici<br />

<strong>del</strong> popolo, fuc<strong>il</strong>ati con processi-farsa o massacrati o fatti sparire nelle foibe.<br />

Sparirono squadristi e gerarchi locali, podestà, messi comunali, carabinieri, possidenti,<br />

dirigenti, impiegati e capisquadra di imprese industriali, commercianti,<br />

insegnanti m<strong>ed</strong>ici. Tutto all’insegna di una selvaggia commistione di odi politici<br />

e personali, di rancori etnici, fam<strong>il</strong>iari e di interesse. La persecuzione degli italiani<br />

in Istria cessa con l’occupazione <strong>del</strong>l’intero territorio da parte <strong>del</strong>l’esercito<br />

t<strong>ed</strong>esco nell’ottobre ’43. Dalla metà di ottobre <strong>del</strong> ’43 fino al 1945 furono effettuati<br />

i primi recuperi <strong>del</strong>le vittime <strong>del</strong>le foibe. Tra i motivi <strong>del</strong> s<strong>il</strong>enzio sulle foibe<br />

c’è <strong>il</strong> fatto che la rottura di Tito con Stalin interessa positivamente i politici italiani<br />

che in questo modo non hanno l’Armata Rossa a ridosso dei propri confini,<br />

e in questa situazione parlare di foibe e di violenze può essere considerato poco<br />

opportuno. Forse da qui anche la scelta di disperdere gli esuli su tutto <strong>il</strong> territorio<br />

nazionale rifiutandone la concentrazione in un nuovo centro, come i profughi<br />

insistentemente chi<strong>ed</strong>ono, la nuova Pola. L’Italia comunque non era preparata<br />

a gestire <strong>il</strong> problema <strong>del</strong>l’esodo. Inoltre gli esuli sono l’immagine <strong>del</strong>la sconfitta<br />

subita dall’Italia, mentre <strong>il</strong> governo è impegnato a rimuovere questo ricordo;<br />

si spiegherebbe così anche <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio dei mezzi di comunicazione di massa, degli<br />

intellettuali e degli storici. In realtà solo gli esuli e le loro associazioni conservano<br />

la memoria di quanto accaduto. Con <strong>il</strong> crollo <strong>del</strong> comunismo e <strong>del</strong>la F<strong>ed</strong>erazione<br />

jugoslava si torna a parlare <strong>del</strong>la situazione dei giuliano-dalmata, la stampa e la televisione<br />

si occupano <strong>del</strong> dramma degli esuli, fioriscono studi sul problema, se ne<br />

occupa anche <strong>il</strong> cinema (Pola Addio a cura di G. Alberto Vitrotti; Foibe: martiri<br />

dimenticati a cura di C. Schwarzenberg; Agro Pontino – documento bonifica; La<br />

città dolente, una pellicola sull’esodo istriano cui collaborò anche F. Fellini) e nel<br />

settembre <strong>del</strong> 1992 la Foiba di Basovizza è dichiarata monumento nazionale. Si<br />

parla apertamente di genocidio, si arriva in fine nel marzo <strong>del</strong> 2004 all’istituzione<br />

di una giornata destinata al ricordo <strong>del</strong>le vittime <strong>del</strong>le foibe e <strong>del</strong>l’esodo giulianodalmata<br />

e, nel rinnovato clima culturale <strong>del</strong>la Slovenia e <strong>del</strong>la Croazia, vengono<br />

riaperte alcune scuole italiane; nel 2000 <strong>il</strong> Parlamento Croato riconosce l’uso <strong>del</strong>la<br />

lingua italiana nel Parlamento regionale istriano e nei tribunali.<br />

Tornando al nostro territorio, dove hanno trovato sistemazione 300.000 esuli, tra<br />

difficoltà di ogni genere, ma comunque accolti meglio che altrove, come dimostrano<br />

le testimonianze degli stessi esuli che vivono ancora a Latina, anche perché<br />

erano molti in questa zona i coloni veneti venuti già al tempo <strong>del</strong>la bonifica.<br />

A Latina e a Gaeta vengono aperti i campi di raccolta, sono 114 in tutta Italia.<br />

Nel capoluogo pontino viene costruito <strong>il</strong> «V<strong>il</strong>laggio Trieste» ultimato nel 1956<br />

e ricostruito dopo trent’anni per ospitare numerose famiglie di esuli. Latina è la<br />

settima città italiana nella graduatoria degli investimenti per l’<strong>ed</strong><strong>il</strong>izia popolare<br />

destinata ai profughi; <strong>il</strong> suo campo sarà chiuso solo nel 1990, essendo rimasto<br />

aperto per accogliere esodi da altri territori.<br />

inter venti<br />

n el 2000<br />

<strong>il</strong> parlamento<br />

c roato<br />

riconosce l’uso<br />

<strong>del</strong>la lingua<br />

italiana<br />

nel parlamento<br />

regionale<br />

istriano<br />

e nei tribunali

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