31.05.2013 Views

Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Le</strong> <strong>vicende</strong> de L <strong>confine</strong> orient a <strong>Le</strong> <strong>ed</strong> i L <strong>mondo</strong> de LLa s cuo La • 173<br />

articolo dettagliato <strong>ed</strong> <strong>il</strong>luminante ad una questione dolorosa: la m<strong>ed</strong>aglia d’oro<br />

negata a Zara (Il martirio di Zara italiana e la m<strong>ed</strong>aglia che non c’è, in «Corriere<br />

<strong>del</strong>la Sera», 23 marzo 2010).<br />

E la <strong>scuola</strong>? La <strong>scuola</strong>, purtroppo, sembra ancora in affanno. Ce lo rammenta <strong>il</strong><br />

linguaggio spietato dei numeri: nel corso <strong>del</strong>l’interessantissimo primo Seminario<br />

Nazionale sul tema organizzato dal MIUR <strong>il</strong> 23 febbraio scorso, è stato st<strong>il</strong>ato un<br />

elenco dei manuali di Storia contemporanea per le scuole superiori, contando le<br />

«righe» d<strong>ed</strong>icate alle foibe e/o alle <strong>vicende</strong> <strong>del</strong>l’Adriatico <strong>orientale</strong>: dalle 10 <strong>del</strong><br />

testo a cura di Giardina e Sabbatucci alle 15 di quello di Della Peruta! Che dire<br />

poi, osservo io, dei manuali di geografia per i bienni <strong>del</strong>le superiori? Stimolanti<br />

nella veste tipografica (e digitale), nonché nei contenuti, ma alla voce «Balcani»<br />

ricordano Tito come «liberatore <strong>del</strong> Paese dai nazifascismi» e citano poi gli eccidi<br />

obbrobriosi <strong>del</strong>la «pulizia etnica» degli anni Novanta, ma senza spendere una<br />

sola parola per gli infoibati, per i deportati nei campi di prigionia titini, per gli<br />

annegati con la pietra al collo nel mare di Zara. Perché sugli stessi testi, quando<br />

si parla di «crimini contro l’umanità» o di «migrazioni forzate», di «sfollati» e di<br />

«rifugiati», nulla si dice degli italiani <strong>del</strong>l’Istria e <strong>del</strong>la Dalmazia che hanno subito<br />

una sorte sim<strong>il</strong>e? Eppure ben 350.000 fuggirono da quelle terre <strong>il</strong>ludendosi<br />

di essere accolti da una «Madre Patria» che presto si sarebbe rivelata «matrigna».<br />

Basterebbe sfogliare l’interessantissimo manuale di aus<strong>il</strong>io per la <strong>scuola</strong> La questione<br />

<strong>del</strong> <strong>confine</strong> <strong>orientale</strong> (<strong>ed</strong>ito nel 2007 a cura <strong>del</strong>l’Associazione per la Cultura<br />

Fiumana, Istriana e Dalmata <strong>del</strong> Lazio) per capire quanto entusiasmo e quanta<br />

professionalità abbiano animato <strong>del</strong>le docenti, come la professoressa Botteri,<br />

impegnata da sempre «sul campo» a diffondere (<strong>ed</strong> a difendere) i valori <strong>del</strong>la<br />

storia giuliano-dalmata.<br />

E che dire, poi, <strong>del</strong>la toponomastica? Solo da pochi anni, finalmente, sugli atlanti<br />

e sulle carte geografiche, è stato «recuperato» l’antico nome italiano, almeno<br />

tra parentesi, perché è proprio quello tradizionalmente più diffuso da secoli<br />

nell’area adriatica (Zadar=Zara; Split=Spalato; Dubrovnik=Ragusa; pensare che<br />

le carte nautiche hanno sempre indicato i soli nomi italiani!).<br />

No, professor Sabbatucci, non manca dunque <strong>il</strong> materiale per scrivere! Forse manca<br />

ancora quella «memoria condivisa» su fatti tragici e complessi, ma comunque<br />

appartenenti alla nostra identità di italiani, che proprio <strong>il</strong> 25 apr<strong>il</strong>e dovrebbe a<br />

tutti ricordare. C’è bisogno di un miracolo culturale fatto di cuore, ragione, coscienza!<br />

Perché non riprenderci, con coraggio, <strong>il</strong> nostro ruolo <strong>ed</strong>ucativo di insegnanti<br />

quando ci proponiamo di «formare» l’uomo e <strong>il</strong> cittadino? Perché temere<br />

di pronunciare parole come «appartenenza», «identità», privandole <strong>del</strong> velo di<br />

ambiguità che le accompagna? Mi piace concludere invocando proprio <strong>il</strong> «puer<strong>il</strong>e<br />

ottimismo» di mia madre, che nel 1999 così scriveva: «Non si può morire per<br />

sempre! Se dalla penna di Bettizza sono uscite – dopo anni di indifferente s<strong>il</strong>enzio<br />

– le parole che ha riservato alla mia Zara nel suo Es<strong>il</strong>io (pur colpevolmente<br />

tacendo altrove), forse battendo e ribattendo, dicendo e ridicendo, evocando e<br />

inter venti<br />

perché sugli<br />

stessi testi,<br />

quando<br />

si parla di<br />

«crimini contro<br />

l’umanità» o<br />

di «migrazioni<br />

forzate»,<br />

di «sfollati» e<br />

di «rifugiati»,<br />

nulla si dice<br />

degli italiani<br />

<strong>del</strong>l’istria e<br />

<strong>del</strong>la dalmazia<br />

che hanno<br />

subito una<br />

sorte sim<strong>il</strong>e?

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!