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Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola

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inter venti<br />

L’errore più<br />

grave <strong>del</strong><br />

governo<br />

italiano,<br />

entrando<br />

in guerra<br />

a fianco<br />

<strong>del</strong>l’a sse, fu<br />

quello<br />

di annettere la<br />

provincia<br />

di Lubiana<br />

204 • studi e documenti deg Li anna Li de LLa pubb Lica istruzione<br />

2) L’italianità <strong>del</strong>le terre perdute con <strong>il</strong> Diktat di Parigi (10 febbraio 1947), avversato<br />

con forti parole da Ben<strong>ed</strong>etto Croce – che parlò di iniquo castigo – e da Vittorio<br />

Emanuele Orlando che parlò di abiezioni fatte per cupidigia di serv<strong>il</strong>ità. Esse,<br />

italiane fin dalla dominazione romana (177 a.C.-476 d.C., circa 7 secoli), poi<br />

<strong>del</strong>la Repubblica Serenissima di Venezia (circa 9 secoli) poi <strong>del</strong> Regno d’Italia, eccettuato<br />

la parentesi napoleonica <strong>ed</strong> asburgica, non furono «contese» e «restituite»<br />

alla F<strong>ed</strong>erazione jugoslava (che non ne ebbe mai la sovranità né le caratterizzò culturalmente)<br />

ma strappate alla madrepatria con un iniquo trattato e furono <strong>il</strong> prezzo<br />

pagato da una sciagurata scelta di belligeranza prima e da una sciaguratissima<br />

v<strong>il</strong>tà politica dopo, tanto per ragioni interne che internazionali ormai a tutti note.<br />

Infatti se indubbie furono le responsab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> fascismo nell’esasperare la popolazione<br />

di etnia e lingua slava presente in Istria e Dalmazia ciò non può in alcun<br />

modo giustificare la reazione assolutamente «sproporzionata» e disumana degli<br />

slavo-comunisti titini nell’attuare «scientificamente»un programma di occupazione<br />

m<strong>il</strong>itare e di pulizia etnica basato sulla violenza e sul terrore nei confronti<br />

di civ<strong>il</strong>i inermi.<br />

L’errore più grave <strong>del</strong> Governo italiano, entrando in guerra a fianco <strong>del</strong>l’Asse (di<br />

cui dall’apr<strong>il</strong>e 1941 faceva parte anche <strong>il</strong> regno di Jugoslavia poi rovesciato da<br />

un colpo di Stato che di<strong>ed</strong>e causa all’occupazione t<strong>ed</strong>esca dei balcani), fu quello<br />

di annettere la Provincia di Lubiana. Così l’Italia fu risucchiata nella guerriglia<br />

presente lungo <strong>il</strong> <strong>confine</strong> <strong>orientale</strong> che non di rado, come tra l’altro dimostra la<br />

tragica fine <strong>del</strong>l’ultimo questore reggente di Fiume Giovanni Palatucci tradito da<br />

membri <strong>del</strong>la resistenza antinazista e fatto arrestare dai t<strong>ed</strong>eschi per la sua opera<br />

di salvataggio in favore degli ebrei, ricorreva al doppio gioco in una confusione<br />

che si acuì tragicamente dopo l’8 settembre <strong>del</strong> 1943.<br />

Nelle aree suddette, infatti, oltre al Regio Esercito Italiano e ai t<strong>ed</strong>eschi (che avevano<br />

costituito l’Adriatische Kusterland), operavano gli sloveni (divisi tra f<strong>il</strong>ot<strong>ed</strong>eschi,<br />

Belagardiani e Domobranci, e partigiani f<strong>il</strong>ocomunisti con sfumature<br />

nazionaliste conglobate nel IX Corpus, responsab<strong>il</strong>i tra l’altro <strong>del</strong>la strage di<br />

Porzus); i croati ustascia di Ante Pavelic (f<strong>il</strong>ot<strong>ed</strong>eschi, antiebraici e antiitaliani),<br />

i croati f<strong>il</strong>ocomunisti (inquadrati nelle forze <strong>del</strong>la Resistenza, presenti in Istria<br />

e a contatto con comunisti italiani), i serbi cetnici di Mihajlovic (miranti alla<br />

restaurazione monarchica), le formazioni volontarie slave inquadrate nelle SS<br />

(Bosniaci, Croati, ecc.); i «partigiani comunisti» di Tito, legati a Mosca, e miranti<br />

all’istituzione di uno Stato f<strong>ed</strong>erativo comunista.<br />

Su questo groviglio di gruppi prevalse l’astuzia e la spregiudicatezza di Tito, come<br />

ammetterà più tardi lo stesso M<strong>il</strong>ovan G<strong>il</strong>as, suo collaboratore, <strong>il</strong> quale dichiarò:<br />

«nel 1945 io <strong>ed</strong> Edward Kar<strong>del</strong>j [poi ministro degli Esteri di Tito] fummo mandati<br />

da Tito in Istria con lo scopo di cacciare gli italiani con ogni mezzo; e così fu fatto».<br />

Dei 1.700.000 morti jugoslavi, che Tito fece pesare poi alla Conferenza <strong>del</strong>la pace<br />

dei Parigi, per annettersi terre italiane, moltissime furono le vittime <strong>del</strong>la spietata<br />

guerra civ<strong>il</strong>e slava tra ustascia, cetnici, sloveni di opposte fazioni.

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