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Senza titolo-2 - aafvg associazione allevatori del friuli venezia giulia

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La succosità è correlata a WHC (Water Holding Capacity) e al grasso presente tra i<br />

muscoli, ma una carne troppo asciutta o con un’eccessiva essudazione è considerata<br />

difettosa. La tenerezza dipende dal tipo di muscolo e dagli eventi, che si instaurano<br />

dopo la morte, comprendenti l’insorgenza e la risoluzione <strong>del</strong> rigor. In genere la<br />

tenerezza è direttamente legata alla qualità. La variazione <strong>del</strong>la velocità di consumo <strong>del</strong><br />

glucosio dopo la morte <strong>del</strong>l’animale (glicolisi) incide profondamente sulla qualità.<br />

Questa è essere dovuta a numerosi fattori intrinseci (specie, genotipo, età, tipo e<br />

localizzazione <strong>del</strong> muscolo) ed estrinseci quali la somministrazione di farmaci prima<br />

<strong>del</strong>l’abbattimento, la temperatura durante la glicolisi post-mortem e gli stress causati da<br />

impropri trattamenti, fame, sete, sovraffollamenti e rumori possono influenzare la<br />

qualità <strong>del</strong>la carne. Le carni PSE hanno un’incidenza <strong>del</strong> 10-20% nelle carcasse suine.<br />

Tale valore è in costante aumento a causa di impiego di razze ipermuscolose meno<br />

resistenti agli stress (Poland-China, Pietrain, Landrace). Due geni controllano le<br />

condizioni PSE, regolando la velocità glicolitica post-mortem e il raggiungimento di pH<br />

anormalmente basso. In seguito a questo rapido abbassamento <strong>del</strong> pH (entro 45 minuti)<br />

la carne diventa molle, rosata e umidiccia, perché diminuisce la ritenzione idrica. La<br />

perdita di essudato può essere superiore al 10%. Infatti, mentre a 45 minuti dalla morte<br />

il pH normale <strong>del</strong>la carne di suino è compreso tra 6,4 e 6,5 unità, nella condizione PSE<br />

è < 5,6 unità. Le carni PSE hanno un pH finale di 5,2 - 5,4, mentre quello di carcasse<br />

normali di 5,6 - 5,8. La condizione PSE non permette l’utilizzo <strong>del</strong>la carne per la<br />

produzione di prodotti a base di carne (salami, prosciutti crudi, minor resa in prosciutti<br />

cotti). Le carni DFD sono presenti anche nei suini, ma in questo caso si preferisce<br />

parlare di carni ad alto pH. La luce, a causa <strong>del</strong>l’alto volume <strong>del</strong>le miofibrille, può<br />

penetrare in profondità senza subire dispersione e riporta in superficie il colore rossoporpora<br />

<strong>del</strong>la mioglobina degli strati profondi. Inoltre l’ossigeno stenta a penetrare e di<br />

conseguenza la carne imbrunisce più velocemente. Le carni ad alto pH (> 6,3 dopo 24<br />

ore) sono più scure e più dure, perché più asciutte di quelle normali. In sintesi l’animale<br />

al momento <strong>del</strong>la macellazione è stressato, non ha più riserve di glicogeno e di<br />

conseguenza la glicolisi avviene solo parzialmente lasciando la carne a pH elevato, che<br />

favorisce lo sviluppo di microrganismi alteranti (Brochothrix thermosphacta). Le carni<br />

DFD, trattenendo più acqua rispetto alle altre, sono indicate per prodotti a base di carni<br />

cotte.<br />

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