Le armi cosiddette non letali - Assemblea dell'Officina di Fisica

Di precisazioni necessita, soprattutto, la locuzione “non letale”, adottata
dall’U.S. Department of Defense, dalla NATO, ma anche in altre sedi istituzionali e
che è stata fonte di ampi dibattiti in letteratura.
Sfatiamo subito il mito per cui l’arma non letale non uccide mai o non provoca
mai danni permanenti. Anche l’arma cosiddetta “non letale” non garantisce che non
possano aversi mai tali effetti 95 . Questo è, senza dubbio, il motivo fondamentale per
cui l’espressione “Armi Non-Letali” non è univocamente accettata.
La questio terminologica, dunque, lungi dal mostrarsi mero diletto accademico,
nasconde in sè, in realtà, profili sostanziali sulle “armi non letali” 96 .
Da diverse parti, si sono ricercate e si utilizzano differenti modalità espressive
che, con maggiore prudenza, consentano di dare l’idea della inevitabile potenziale
dannosità, anche se non voluta o indiretta, di tali strumenti e attraverso cui si renda
immediatamente palese che il rischio di uccidere non sia escluso del tutto, al fine di
evitare interpretazioni non corrette e il conseguente proliferare di false aspettative
cui la locuzione “arma non letale” può indurre.
In letteratura e nei documenti ufficiali, si rinvengono differenti opzioni
terminologiche per indicare le armi in parola. Le varianti esistenti riguardano la
terminologia utilizzata in alternativa all’espressione “armi non letali”, ma anche
rispetto al termine ”armi” e soprattutto, rispetto ad al loro effetto, utilizzando
espressioni diverse da “non letali”.
Si parla così di “Less-Lethal Weapons” o “less-than-lethal weapons” (traducibile
più o meno come: “armi meno che letali”) espressione adottata dal Regno Unito e da
tempo dall’US Department of Justice, ovvero “sublethal weapons”, “low lethality
weapons” (“armi a bassa letalità”), “low collateral damage weapons” (“armi con effetti
collaterali limitati”), “disabling weapons” o devices (“armi di inabilitazione” o
“inabilitanti”), o ancora: “non-injurious incapacitation devices”, “minimum force”, “soft
kill” o “mission kill weapons”, “special operations technologies”, “concepts à effets
contrôlés”, (Francia), “mezzi speciali ad effetto non letale” (Russia), “Nichtletale
Wirkmittel” (Germania), ecc... Per ragioni simili, l’International Committee of the Red
Cross e diversi autori preferiscono utilizzare l’espressione “non-lethal weapons”
mettedola fra virgolette, o utilizzano espressioni come: “so-called non-lethal
weapons”, armi “cosiddette” non letali.
95 Sul significato di “non letalità”, si veda il successivo par. 2.
96 Sulle questioni terminologiche, si veda, in particolare: ALHADEFF J., Le armi inabilitanti non–letali, Milano, Franco
Angeli, 1999.
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