Le armi cosiddette non letali - Assemblea dell'Officina di Fisica
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permanenti o perdano la vita e’ <strong>di</strong> circa 100 volte inferiore rispetto alle <strong>armi</strong> <strong>letali</strong>,<br />
come ad esempio le <strong>armi</strong> da fuoco 114 .<br />
Lo Human Effects Advisory Panel del JNLWD ha proposto una definizione<br />
quantitativa, nell'ambito della quale un'arma sarebbe classificata come “<strong>non</strong> letale” se<br />
in grado <strong>di</strong> inabilitare il 98 per cento delle persone contro cui è usata, uccidendo in<br />
<strong>non</strong> più dello 0,5 per cento dei casi, causando danni permanenti per un altro 0,5% e<br />
risultando inefficace per un ulteriore 1%. 115<br />
Di contro, taluni affermano che persino le più “mortali” delle <strong>armi</strong> tra<strong>di</strong>zionali<br />
sono <strong>letali</strong> soltanto in una frazione delle loro applicazioni e riportano statistiche che<br />
in<strong>di</strong>cano che i fucili Kalashnikov, per esempio, uccidono soltanto il 20 per cento dei<br />
soldati che colpiscono e che le lesioni delle bombe comportano il decesso soltanto<br />
nel 10 per cento dei casi 116 .<br />
Tuttavia, e’ chiaro che dati <strong>di</strong> questo genere <strong>non</strong> possano considerarsi bastevoli<br />
per valutare la <strong>non</strong> <strong>letali</strong>tà <strong>di</strong> un’arma. Ciò soprattutto alla luce delle <strong>di</strong>verse<br />
tecnologie utilizzabili come <strong>armi</strong> <strong>non</strong> <strong>letali</strong>, ed in considerazione del fatto che i fattori<br />
<strong>di</strong> impiego (molti e <strong>di</strong>versi a seconda del tipo <strong>di</strong> arma <strong>non</strong> letale), come la <strong>di</strong>stanza, la<br />
<strong>di</strong>rezionalità del tiro, le parti fisiche colpite, come anche il vestiario utilizzato,<br />
costituiscono elementi fondamentali che si accompagnano alla mera meccanica <strong>di</strong><br />
funzionamento dell’arma in sé e ne concretizzano le conseguenze <strong>di</strong> utilizzo.<br />
Infatti, riecheggiando ancora le definizioni del DOD e della NATO, perché<br />
possano essere definite “<strong>non</strong> <strong>letali</strong>”, deve trattarsi <strong>di</strong> <strong>armi</strong> progettate ed utilizzate per<br />
ridurre al minimo le morti e le lesioni permanenti inferte.<br />
A bene vedere, due termini aprono <strong>di</strong>verse considerazioni che ci aiutano a<br />
delineare ulteriormente il concetto <strong>di</strong> <strong>non</strong> <strong>letali</strong>tà: devono essere <strong>armi</strong> progettate ed<br />
utilizzate a scopo “<strong>non</strong> letale”.<br />
In primo luogo, si tratta <strong>di</strong> <strong>armi</strong> “progettate” per <strong>non</strong> arrecare la morte o danni<br />
fisici permanenti alle persone, ma <strong>non</strong> che garantiscano effettivamente che <strong>non</strong> ci<br />
sarà alcun caduto in conseguenza più o meno <strong>di</strong>retta del loro utilizzo.<br />
114<br />
In ANNATI, <strong>Le</strong> Armi Non <strong>Le</strong>tali, cit., p. 56, e’ citato uno stu<strong>di</strong>o condotto dal Royal Army, che in Irlanda del Nord ha fatto<br />
un gran uso <strong>di</strong> proiettili in gomma in operazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne pubblico, secondo cui la <strong>letali</strong>tà dei proiettili in gomma si aggira<br />
attorno all’uno su mille, ovvero cento volte meno che le <strong>armi</strong> da fuoco, <strong>di</strong>rettamente <strong>letali</strong> o causa <strong>di</strong> danni permanenti in un<br />
caso su <strong>di</strong>eci.<br />
115<br />
Cfr. FIDLER D. P., The International <strong>Le</strong>gal Implications of “Non-<strong>Le</strong>thal” Weapons, Michigan Journal of International<br />
Law, fall 1999, p. 62.<br />
116<br />
Cfr. COUPLAND R. M., MEDDINGS D., Mortality Associated with Use of Weapons in Armed Conflicts, Wartime<br />
Atrocities, and Civilian Mass Shootings, Literature Review, 319 British Me<strong>di</strong>cal Journal n. 407, August 14, 1999.<br />
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