Le armi cosiddette non letali - Assemblea dell'Officina di Fisica

effects when compared with the employment of conventional lethal weapons under
the same circumstances. 109
La NATO appare più cauta, evitando di fare riferimento ai vaghi concetti di
“corretto utilizzo” delle armi non letali, per definirne il carattere di letalità. Tuttavia, per
la NATO, come già accennato, l’impiego delle “armi non letali” deve comportare il
rispetto e la compatibilità con il disposto della normativa di diritto internazionale
applicabile. 110 Inoltre, quali requisiti minimi per le “armi non letali” è disposto che:
“They must achieve an appropriate balance between the competing goals of
having a low probability of fatality or permanent injury, with minimal undesired
damage, and a high probability of having the desired effects.” 111
L’attributo di non letalità appare dunque, per la NATO, significare la riduzione
delle probabilità di infliggere uccisioni o lesioni permanenti o non reversibili e altri
danni collaterali, ma è da porsi anche in relazione con la effettiva capacità inabilitante
delle armi in questione. 112
Nonostante le differenze di approccio fra le due definizioni, in entrambi i casi, ci
si riferisce alla diversa attitudine delle armi non letali rispetto alle armi letali di
causare la morte o lesioni permanenti e danni materiali non desiderati. Mentre la
NATO, tuttavia, rimanda alla specifica normativa giuridica di diritto internazionale per
una tale valutazione, il DoD preferisce evitare tale rinvio 113 e dettare direttamente (e
limitatamente) i requisiti di reversibilità delle lesioni procurate o di capacità selettiva
delle “armi non letali”.
Il problema di fondo della “non letalità” di tali armi, comune ai due approcci, è
tuttavia sempre quello di valutare il tipo e l’incidenza dei danni inferti.
Circa l’incidenza di questi, secondo alcuni studi, la “non letalità” delle NLW
significherebbe che la possibilità che le persone colpite riportino danni irreversibili e
109
Cfr. NATO Press Statement, NATO Policy on non-lethal weapons, cit., Section III, 8.
110
Cfr. NATO Press Statement, NATO Policy on non-lethal weapons, cit., Section III. 12: “The research and development,
procurement and employment of Non-Lethal Weapons shall always remain consistent with applicable treaties, conventions
and international law, particularly the Law of Armed Conflict as well as national law and approved Rules of Engagement.” Il
Diritto internazionale umanitario (DIU) dispone che debbano evitarsi “sofferenze inutili e mali superflui” e che debba
provvedersi alla limitazione di possibili “danni collaterali”, il riferimento alla minimizzazione delle perdite e delle lesioni
gravi è dunque, più forte rispetto a quello espresso nella Direttiva americana. Si veda Cap. IV sul significato dei limiti
imposti dal DIU.
111
Cfr. NATO Press Statement, NATO Policy on non-lethal weapons, cit., Section III. 11.
112
Sul problema della relazione fra efficacia del sistema d’arma nel raggiungimento dello scopo (inabilitante) e non letalità si
veda anche oltre.
113
Giacchè gli Stati Uniti non sono parti di diverse convenzioni del DIU, dovendone tuttavia rispettare comunque il disposto
quando si tratti di norme convenzionali che riflettano lo stato del diritto internazionale consuetudinario.
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