Enrico Feoli, Paola Ganis - Università degli Studi di Trieste
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La seconda modalita’ per scalare correttamente le coor<strong>di</strong>nate prevede la normalizzazione<br />
<strong>degli</strong> autovettori alla ra<strong>di</strong>ce dell’autovalore corrispondente e la normalizzazione delle componenti<br />
principali all’unita’. Essa genera il biplot della covarianza cosi’ chiamato perche’, come abbiamo gia’<br />
descritto sopra, l’angolo tra gli autovettori normalizzati a √λ e’ proporzionale alla loro covarianza.<br />
Si puo’ passare dall’una all’altra modalità semplicemente <strong>di</strong>videndo o moltiplicando per √λ <strong>di</strong> volta<br />
in volta gli autovettori o le componenti principali.<br />
Nella pratica, poiche’ i campi <strong>di</strong> variazione dei valori delle coor<strong>di</strong>nate <strong>degli</strong> oggetti<br />
(componenti principali) e delle variabili (autovettori) sono spesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza,<br />
le coor<strong>di</strong>nate delle variabili sono spesso moltiplicate per un’appropriata costante per permettere la<br />
sovrapposizione grafica dei due or<strong>di</strong>namenti. ter Braak suggerisce <strong>di</strong> produrre separatamente i<br />
<strong>di</strong>agrammi in luci<strong>di</strong> trasparenti, ciascuno nella propria scala, e <strong>di</strong> sovrapporli nel punto d’origine<br />
<strong>degli</strong> assi con l’unica accortezza <strong>di</strong> mantenere, in ciascuno dei <strong>di</strong>agrammi, la stessa lunghezza<br />
fisica dell’unita’ <strong>di</strong> scala sia per l’asse orizzontale che per quello verticale; solo cosi’ infatti non si<br />
alterano gli angoli tra i vettori. In questo caso un biplot puo’ avere graficamente <strong>di</strong>fferenti unita’ <strong>di</strong><br />
scala per gli oggetti e le specie.<br />
Poiche’ lo scopo primario del biplot consiste nel facilitare l’interpretazione reciproca delle due<br />
configurazioni, concor<strong>di</strong>amo con Podani (2000) nel suggerire la possibilita’ <strong>di</strong> collocare sullo stesso<br />
grafico gli oggetti e le variabili utilizzando le loro coor<strong>di</strong>nate normalizzate entrambe alla ra<strong>di</strong>ce<br />
dell’autovalore corrispondente in maniera tale che, da una parte sia preservata la <strong>di</strong>stanza euclidea<br />
tra gli oggetti, e dall’altra siano facilmente interpretabili le relazioni tra le variabili e tra le variabili e<br />
gli assi. E’ chiaro che, cosi’ facendo, viene meno la caratteristica originaria del biplot <strong>di</strong> essere<br />
strumento <strong>di</strong> ricostruzione della matrice.<br />
Anche nel <strong>di</strong>agramma congiunto si e’ soliti rappresentare gli oggetti con i punti e le variabili<br />
con i vettori. I vettori-variabile sono situati nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> massima variazione dei valori delle<br />
variabili. Le caratteristiche dei punti-oggetto possono essere determinate proprio in rapporto alla<br />
loro posizione rispetto alla <strong>di</strong>rezione dei vettori-variabili. Infatti la corretta interpretazione delle<br />
relazioni esistenti tra gli oggetti e le variabili si basa sulla proiezione dei punti-oggetto sui vettorivariabile<br />
o eventualmente sui loro prolungamenti.<br />
Un esempio <strong>di</strong> biplot viene illustrato in Fig. 8.7 in cui sono or<strong>di</strong>nati simultaneamente 20<br />
tipologie <strong>di</strong> boschi del Friuli Venezia Giulia (F.V.G.) e 6 in<strong>di</strong>ci ecologici utilizzati per descriverle. Le<br />
variabili luce (L), humus (H), <strong>di</strong>spersione (D) e umi<strong>di</strong>ta’ del terreno (U) sono tutte correlate<br />
fortemente alla prima componente principale. Cio’ e’ dedotto graficamente dalla <strong>di</strong>rezione dei loro<br />
vettori che e’ quasi parallela al primo asse ed e’ confermato dai valori elevati dei coefficienti <strong>di</strong><br />
correlazione riportati in Tab. 8.4. Il primo asse puo’ quin<strong>di</strong> essere interpretato come un gra<strong>di</strong>ente<br />
decrescente <strong>di</strong> luminosita’ e un gra<strong>di</strong>ente crescente delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>ta’ del suolo, <strong>di</strong><br />
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