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Enrico Feoli, Paola Ganis - Università degli Studi di Trieste

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completamente chiarita dall’equazione stessa.<br />

Nel caso non ci sia una perfetta corrispondenza, la relazione tra le due variabili non e'<br />

completamente spiegata. Le <strong>di</strong>fferenze tra i valori osservati della variabile <strong>di</strong>pendente y e quelli<br />

attesi y a giacenti tutti sulla retta <strong>di</strong> regressione costituiscono i residui della regressione. Quanto<br />

piu' piccoli in valore assoluto sono i residui, tanto piu' la retta trovata e' rappresentativa della<br />

relazione esistente tra le due variabili.<br />

Un metodo standard per saggiare la bonta' <strong>di</strong> adattamento della regressione e' <strong>di</strong> valutare<br />

quanto la regressione tiene conto della variazione dei valori osservati della variabile <strong>di</strong>pendente.<br />

Per ottenere questo si utilizza il coefficiente <strong>di</strong> determinazione r 2 che e' dato dal rapporto tra<br />

la varianza dei valori attesi (varianza della regressione) e quella dei valori osservati (varianza<br />

totale) e che rappresenta il quadrato del noto coefficiente <strong>di</strong> correlazione. Quanto piu' questo<br />

rapporto si avvicina a 1, tanto piu' i punti si trovano in prossimita' della retta e la relazione tra le<br />

due variabili e' chiaramente spiegata.<br />

r<br />

2<br />

2<br />

∑(<br />

ya<br />

− y)<br />

= (4.37)<br />

2<br />

∑(<br />

y − y)<br />

Tramite il metodo dei minimi quadrati e’ quin<strong>di</strong> possibile in<strong>di</strong>viduare quanto della varianza <strong>di</strong><br />

Y e’ spiegata da X. Ad esempio se il coefficiente <strong>di</strong> determinazione tra X e Y e' 0.58 si potra' <strong>di</strong>re<br />

che il 58% della varianza <strong>di</strong> Y e' spiegata dalla varianza <strong>di</strong> X.<br />

La variabilita' non spiegata dalla regressione viene chiamata variabilita' residua. La relazione<br />

che intercorre tra le variabilita' totale, spiegata e residua e' espressa dalla seguente formula:<br />

2<br />

2<br />

2<br />

∑ ( y − y)<br />

= ∑(<br />

ya<br />

− y)<br />

+ ∑(<br />

y − ya<br />

)<br />

(4.38)<br />

cioe' la variabilita' totale (devianza dei valori osservati) e' uguale alla somma della variabilita'<br />

spiegata dalla regressione (devianza dei valori attesi) e della variabilita' non spiegata, cioe' quella<br />

residua calcolata sulle <strong>di</strong>fferenze dei valori osservati con quelli attesi.<br />

Le due serie <strong>di</strong> dati dei valori osservati e <strong>di</strong> quelli attesi possono essere confrontate anche<br />

con l'analisi della varianza (ve<strong>di</strong> paragrafo 4.8.2). In questo caso il test F e’ dato dal rapporto tra la<br />

varianza dei valori attesi (varianza della regressione) e la varianza dei residui (varianza<br />

dell'errore).<br />

Quando non e’ intuibile il tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza tra due variabili, si possono assumere<br />

in<strong>di</strong>fferentemente l’una come variabile <strong>di</strong>pendente e l’altra come in<strong>di</strong>pendente. Le due possibili<br />

rette <strong>di</strong> regressione, che si possono calcolare su <strong>di</strong> un <strong>di</strong>agramma a <strong>di</strong>spersione, considerando<br />

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