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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Rapporto di ricerca nella regione Veneto101I decessi <strong>dei</strong> due bambini a seguitodi intervento di circoncisione rituale hannoovviamente sollecitato l’attenzionedelle forze dell’ordine attorno al problemadelle pratiche mutilatorie, soprattutto conriferimento alle donne e alle bambine,in virtù dello specifico divieto di leggeintrodotto dal nostro legislatore nel 2006.Di fatto, <strong>nelle</strong> settimane in cui ledrammatiche vicende legate ai duebambini deceduti a seguito dellacirconcisione sono state oggettodi cronaca, giornali e televisioni hannoriproposto con forza servizi sullemutilazioni <strong>genitali</strong> <strong>femminili</strong>,anche sull’onda del riconoscimentoavvenuto sul piano internazionale delleMGF quali forma di violenza contro ladonna e i minori; si sono inoltre soffermatisulla Legge n. 7/2006, ponendo particolareattenzione alle due fattispecie penaliintrodotte con il nuovo art. 583-bis c.p.,alle misure di carattere preventivodi vario genere e alla previsione nellanorma dell’istituzione di un Numero Verdepresso il Ministero dell’Interno.Più volte si è sottolineata la durezzadella disciplina sanzionatoria sia penaleche amministrativa.Le interviste effettuate perciò hannosicuramente risentito di questo momento“caldo”. Tutti gli operatori di polizia edella magistratura coinvolti hannomanifestato grande sensibilità e curiosità,nonché conoscenza <strong>dei</strong> principaliprofili che connotano la questione dellemutilazioni <strong>genitali</strong> <strong>femminili</strong>, ma ancheun grande interesse verso le pratichecirconcisorie maschili e il ricorso adinterventi posti in essere in ambienti econ strumenti non idonei, e perciò nonammessi dalla legge, con riferimentosoprattutto alla comunità nigeriana.Durante le interviste agli operatoriè stato espressamente chiesto checonoscenza avessero delle MGF sul pianoprofessionale, se fosse loro mai capitatodi dover indagare su fatti di questo tipo eeventualmente come si fossero svoltele situazioni oggetto di investigazione edi indagine giudiziaria.Un’altra parte delle domande èstata dedicata alla nuova legge, especificamente a comprendere se ilcorredo normativo messo a punto dallegislatore sia da ritenersi adeguato acontrastare e prevenire questo fenomeno.In altre parole, che idea avessero lorodella scelta di introdurre una normaincriminatrice ad hoc per i delitti dimutilazioni <strong>genitali</strong> e di lesioni <strong>genitali</strong>(art. 583-bis c.p., commi 1 e 2) e se inveceil ricorso agli artt 582 e 583 c.p. in temadi lesioni personali gravi e gravissime,previsto prima della promulgazione dellaLegge n. 7/2006, presentasse ambiti dicriticità rispetto all’esigenza di fornire unarisposta efficace sul piano repressivo alfenomeno delle MGF.Tali domande sono state posteconsiderando l’esperienza maturatada altri paesi europei ed extraeuropeiche da anni hanno adottato unanormativa ispirata agli stessi criteridi quella attualmente vigente in Italia,la cui applicazione concreta però hamostrato parecchi problemi. Infatti<strong>nelle</strong> comunità coinvolte dal fenomenodelle mutilazioni l’idea che l’adesioneai sistemi sociali di riferimento passianche attraverso la reiterazione di questepratiche è molto forte; perciò la percezionedi commettere un delitto è decisamentedebole, o comunque avvertita in modonon vincolante se rapportata al “doveresociale” di marcare i corpi delle donne (maanche <strong>dei</strong> bambini) con i segni tradizionalidelle comunità di appartenenza.Il colloquio ha cercato anche di esplorarela scarsa attenzione che in Italia haricevuto questo problema dal punto di vistadegli organi di polizia e della magistratura.

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