12.07.2015 Views

Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Una ricerca in Friuli Venezia Giulia171di incapsulamento dell’identità, ovverodi appropriazione di segni distintivitradizionali, o presunti tali, al fine dirafforzare la propria identità differenziata.È il caso di alcune donne “tradizionaliste”,che di fronte al tema delle MGF rimarcanola loro autonomia e la loro dignitàculturale, come hanno fatto ad esempiole donne nigeriane con le quali ha tentatodi parlare delle MGF Carla Corso e di cuiabbiamo riferito in apertura.Ma questo atteggiamento tradizionalistalo ritroviamo anche in donne che siappropriano di segni distintivi comesimboli di libertà, ad esempio la sceltadi indossare il velo islamico anche quandoquesto costume non corrisponde a quellodel proprio paese di origine, né il velo eramai stato indossato prima. In questi casiassistiamo frequentemente al fenomenodella “invenzione della tradizione”messo in luce da Hobsbawm (1989).In molte altre situazioni, tuttavia,il rapporto con il nuovo mondo stimola<strong>nelle</strong> donne un genuino processo diemancipazione. Ciò avviene, come è ovvio,soprattutto nel caso delle donne chelavorano. Queste iniziano, a volte per laprima volta nella loro vita, a gestire dellerisorse autonomamente. Inoltre essesi espongono a un mondo diverso, conpossibilità e opportunitàdi autorealizzazione che non pensavanoesistessero. Nella testimonianza dellamediatrice congolese, per esempio:Ci sono donne che vogliono avere la lorolibertà, donne che sono venute qua con ilricongiungimento familiare, poi nonsi trovano più con il marito, non glipiace più, hanno visto quanto valgono qua,si sono emancipate. Queste donnecercano di fare un’evoluzione e dicono:mi faccio da sola, voglio vivere da sola,voglio la mia libertà, voglio gestireda sola i miei soldi, voglio, voglio, voglio.Se si separa dal marito è libera e può farequello che vuole.Il primo passo verso l’emancipazione èspesso traumatico e, come si vede,va a influire direttamente sugli equilibrifamiliari, provocandone a volte il collasso.La rottura con la tradizione e il processodi emancipazione sembra portino,in mancanza di una parallela presadi coscienza <strong>dei</strong> <strong>diritti</strong> e <strong>dei</strong> doveri fra iconiugi, alla disgregazione della famigliatradizionale. Emergono crisi familiari chenon si sarebbero verificate se le donneavessero continuato a subire passivamenteun rapporto di potere consolidato,senza metterlo in discussione proprioper la mancanza di proprie risorseeconomiche e sociali.Secondo la mediatrice, ancora, questipercorsi di emancipazione avvengonoproprio qui, in Italia, perchéè tutta un’altra società: una donna lo capiscegià per il fatto che può andare a lavorare,che può avere il proprio stipendio, mentreprima dipendeva da lui. Adesso qua puòandare con il suo bancomat a prelevare isoldi, e quindi è tutto diverso, ci sono tantecose di cui occorre tenere conto, se nongestisce bene i suoi soldi, può perdere ilcontrollo di sé e magari distruggere lasua famiglia.La migrazione è vissuta come una crescitae, soprattutto, incide fortemente sullacostituzione di una nuova identità.Essa sgancia, in molti casi, le personedalla comunità di appartenenza e nefavorisce la crescita individuale, con tutti idrammi connessi.Le donne emancipate (le donne “con ilbancomat”) ovviamente si allontananodalla tradizione e dai modelli dicomportamento consolidati quali le MGF.Anche le emancipate “moderate”, cheriescono a mantenere alcune strutturedell’identità e a modificarne altre senzagrossi traumi, si allontanano comunquedai modelli del passato. Nelle paroledi una donna africana:

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!