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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Rapporto di ricerca nella regione Veneto123particolare, il ruolo <strong>dei</strong> processi migratorinel presente, nonché trascurare leinfluenze del passato e della storia.Leggere invece le culture comedimensioni in continua evoluzione ein rapporto tra loro, e i <strong>diritti</strong> comecreazioni storiche continuamente ridefinitea livello transnazionale, così come<strong>nelle</strong> dimensioni locali, permettedi comprendere meglio l’impossibilitàdi separare in modo netto culturae <strong>diritti</strong> o di concepire relativismoe universalismo come situazionidiametralmente opposte e incompatibili.È nel quadro di un approccio basatosulla sensibilità culturale e sul dialogointerculturale che va ad inscriversil’ottica di genere.L’analisi di genere, proprio per ilsuo intrinseco carattere relazionale,è fondamentale per comprenderel’esperienza <strong>dei</strong> <strong>diritti</strong> che le diversecategorie di uomini e donne, bambinie bambine sviluppano nel corso dellaloro esistenza. Un approccio ai <strong>diritti</strong>declinato in un’ottica di genere richiedeuna lettura action oriented, vale a direun’interpretazione volta alla promozione<strong>dei</strong> <strong>diritti</strong>, in quanto strumento politico<strong>nelle</strong> strategie di progresso sociale.La prospettiva di genere nel quadro delparadigma <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong> può rappresentareuno strumento per analizzare valori,comportamenti, azioni politiche e decisioniprogrammatiche e individuare come essiagiscano nel determinare l’esclusioneo la discriminazione di alcune persone,o nel privilegiarne altre; permetteinoltre di studiare le forme complesse,multiple o composte di differenziazione/discriminazione generate dall’effettosommatorio o moltiplicatorio di tipologiediverse di “vulnerabilità” di matriceindividuale e collettiva.Un’analisi <strong>dei</strong> <strong>diritti</strong> in un’otticadi genere mette in luce, essenzialmente,le differenze individuali e di gruppo inrelazione alle diverse posizioni che i singolioccupano nella società in dipendenza dailoro ruoli e dalle risorse che detengono.Le difficoltà ad interpretare il paradigma<strong>diritti</strong> <strong>umani</strong> come la chiave entro la qualeproporre un discorso di cambiamentocirca la pratica delle MGF sono staterilevate sia attraverso le interviste singole,sia nei focus group con gli uomini e ledonne africane. Non si può infatti negarel’esistenza di uno spazio di tolleranza“culturale” nei confronti della pratica.Su questo margine di tolleranzabisognerebbe, a nostro avviso,operare delle riflessioni, in particolaresull’atteggiamento che, dietro un pretesorelativismo culturale e una militanzanei confronti <strong>dei</strong> <strong>diritti</strong> della cultura,confonde la perpetrazione di una violenzacon la libera espressione di una tradizionee di un’usanza. A questo proposito peròè utile ricordare che anche dalle stesseinterviste si può evincere l’importanzadella dimensione temporale relativamenteal processo di dismissione delle MGF edella necessità di intervenire utilizzandostrumenti di comunicazione che sianoefficaci e percepiti dai destinataricome tali da coinvolgere la dimensionedi comunità. Va ricordato a questoproposito che già oggi sono in nettamaggioranza coloro che, anche neipaesi africani, condannano la pratica,a sostegno della quale non vale pertantoalcun alibi di tipo culturale.Non vi sono dubbi, comunque, sul fattoche le MGF facciano parte di quel nucleodi tradizioni che accompagna gli immigratiafricani in Veneto, soprattutto in alcunigruppi, come ad esempio le comunitànigeriane, per le quali si può supporre unacerta tendenza a perpetuare interventimutilatori, le cui conseguenze sul pianofisico peraltro sono risultate spesso cosìirrilevanti, <strong>nelle</strong> donne adulte portatrici,da poter essere difficilmente identificabilianche dagli stessi sanitari.

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