12.07.2015 Views

Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Una ricerca in Friuli Venezia Giulia206Nella mediazione non si sa nulla, non c’èconoscenza. Poi spesso i mediatori assuntisono molto ignoranti. Per soddisfare leesigenze di appalto, l’ente gestore mettepersone non qualificate, sono ignoranti sututti gli aspetti”.Sembra quindi che, oltre a conoscerepoco o nulla delle MGF, in generalegli/le operatori/trici non sianopreparati/e sufficientemente ad affrontareil delicato compito della mediazionefra culture diverse.In Friuli Venezia Giulia si è tentatodi ovviare al problema della mancanzadi professionalità e di formazione<strong>dei</strong>/lle mediatori/trici culturaliistituendo un Elenco regionale, ma inseguito all’annullamento della leggesull’Immigrazione, anche l’Elenco èsparito e la mediazione continua adessere un settore gestito da associazioni ecooperative che non sempre garantisconoun’adeguata professionalità.Dalle informazioni fornite dai mediatoriculturali intervistati e raccolte negliincontri con esponenti del settore, si èpotuto osservare quanto il fenomeno siacomplesso da trattare e quanto scarsesiano le risorse a disposizione deglioperatori. Abbiamo già detto che spessoi mediatori culturali conoscono poco ilfenomeno. Addirittura, se sono uomini,non vogliono neppure toccare questitemi, perché “sono cose da donne”,come sottolinea un mediatore del BurkinaFaso. Inoltre, quand’anche volesseroimpegnarsi, spesso non avrebbero ilsostegno sufficiente per portare avantiefficacemente le loro iniziative.Spesso infatti sono lasciati/e soli eimpotenti dalle comunità che non liriconoscono più come interlocutori/triciefficaci cui affidarsi. Il rapporto conla propria comunità può essere moltoproblematico poiché i/le mediatori/trici,se da una parte facilitano il rapporto fra gliindividui e le istituzioni, dall’altro possonoessere considerati/e <strong>dei</strong> diversi poiché“ormai” troppo occidentali e troppo lontanidai “propri” modelli culturali.Come ha raccontato una donna burkinabé,rappresentante <strong>dei</strong>/lle mediatori/triciculturali di Pordenone al Tavolo regionaleorganizzato presso la Prefettura di Trieste:Io sono mediatrice, però quelli della miacomunità mi conoscono molto bene edovendo sempre parlare da sola con loronon riesco a convincerli. Dicono: “Ma èsempre lei che parla di queste cose”. Ci sonodelle donne che non vorrebbero farlo più,ma ce ne sono altre che ancora sostengonoquesta pratica. Chiedo il vostro aiuto, sonofelice che mi avete invitato per questariunione e ho fatto di tutto per esserci,perché è un’esperienza bruttissima, io l’hovissuta sulla mia pelle ed ho avuto moltiproblemi per il parto, ma non vorrei entrarein questi dettagli qui. Vi chiedo di aiutarmiper poter parlare con le comunità perchésentano altre voci oltre alla mia.Spesso infatti le comunità culturali sonochiuse, non permettono a nessuno dientrare, né consentono che altre ideepossano mettere in discussione i nucleivaloriali costitutivi grazie ai quali esse siautorappresentano. Secondo una donnadel Ciad:Le comunità sono delle rocce e non lascianoentrare nessuno. E nessuno può modificarei comportamenti del gruppo che si basanosulla tradizione.I/le mediatori/trici culturali sono moltopreziosi quali punti di contatto con lecomunità, poiché ne conoscono tutti imembri e, spesso, anche i loro problemie molti <strong>dei</strong> loro segreti. In molti casiriescono a intervenire efficacementenella promozione <strong>dei</strong> <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong>,se interiorizzano il sistema di valorioccidentale e le norme vigenti nelnostro paese. Quando ciò non accade,

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!