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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Rapporto di ricerca nella regione Veneto112Nella mia personale esperienza hotrattato questo problema soprattuttocon la comunità somala, nel momentoin cui la comunità somala era un forteperno all’interno dell’associazione eda un anno all’altro è sparita.Proprio per questo abbiamo cercatodi indagare e la cosa fondamentale era chele figlie delle donne somale non riuscivano atrovare un buon marito perché la comunitàsomala qui a Padova e nel Veneto si stavavia via ridimensionando, per cui tutta lacomunità è emigrata a Londra; ad oggi lacomunità somala qui a Padova è formatada pochissime famiglie, che tra l’altrosi conoscono e sono in un certo sensotra loro imparentate, devo dire che sonoanche le famiglie che hanno uno standardsociale più alto, per cui sicuramentehanno già superato questo problema…I figli non hanno subíto quello che lemamme hanno subíto e <strong>nelle</strong> personeche collaborano con noi verifichiamo unasorta di ridimensionamento rispetto aqueste pratiche lesive, questa è un po’ lanostra esperienza. La comunità nigerianaè presente nell’associazione, ma ad oggialmeno in associazione a me non è statosegnalato un aiuto in questo versante.È vero che sicuramente la questioneè importante ed è presente. Detta inpoche parole e superficialmente è questal’esperienza della nostra associazione.(M., Unica Terra, Padova)Allo stesso modo, una delle operatricidi una cooperativa che si occupa di servizidi accoglienza per donne che hanno subítoviolenza, racconta la sua esperienza.Quando lavoravo come operatrice in unacasa di accoglienza abbiamo avuto unadonna nigeriana e le abbiamo chiestoesplicitamente se aveva fatto la praticaa sua figlia e lei ci ha risposto di sì,con molta fierezza rispetto a questo,che voleva dire anche distanza, cioè“Non chiedermi più”. (G., Cooperativa Isidee Centro Antiviolenza, Venezia)Altrettanto significativa può essere laquestione delle MGF per gli operatori chelavorano presso il servizio che si occupadi rifugiati politici e richiedenti asilo,dove sono state realizzate alcune delleinterviste con donne adulte presentatein questo lavoro.Voi sapete che ospitiamo molte donnesomale ed eritree. Sono arrivate settedonne somale. Non hanno mai affrontatodirettamente il problema della mutilazione,di conseguenza di come loro l’hanno vissuta,nei colloqui che hanno con noi.Tranne una donna nigeriana, che sostenevadi riuscire ad avere una sessualità migliorecon il marito, dopo il parto della bambina.erò solitamente ho a che fare con personerichiedenti asilo, persone che vengonodalla prigionia, da sfruttamenti e da tortureper cui non dovrei andare direttamenteio nell’argomento, non è una cosa che sitratta… Pur sapendo che sono statequasi tutte sottoposte a questa pratica,anche perché poi è capitato chedovessero fare una serie esami, per cuisi è potuto anche verificare…(N., Opere Riunite Buon Pastore, Venezia)Sono tuttavia molto rari i casi in cui lapratica diventa motivo di confrontoe discussione. Emerge inoltre come ladifficoltà di accesso a simili ambiti e sferedella vita privata renda difficile un realeconfronto tra le operatrici e le donneafricane in merito alle MGF. Di fatto,appare evidente che la stretta vicinanza eil quotidiano rapporto non costituisce unassunto dal quale dedurre l’accessibilità ela confidenza necessaria per condividerel’esperienza e l’approccio personale.L’eloquenza delle parole della donnaafricana all’operatrice della comunitàdi accoglienza – “Non chiedermi di più” –mette in evidenza l’atteggiamentodi chiusura che molte volte sembrariscontrarsi anche rispetto a questi servizi,che concentrano la loro attenzioneproprio sull’accoglienza e il supporto

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