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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Negli ultimi anni l’immigrazione italiana hacominciato a stabilizzarsi. Ora sono intere famiglie,nate a Sud del Sahara, nel Corno d’Africa, lungo lerive del maestoso Nilo, ad aver scelto l’Italia percostruire il proprio futuro.Portano con sé culture diverse, e tradizioni cheaffondano le proprie radici in complesse dinamichesocio-culturali. Tra queste, le mutilazioni <strong>dei</strong> <strong>genitali</strong><strong>femminili</strong>. Una pratica cui sono state sottoposte giá130 milioni di donne nel mondo, prevalentemente inAfrica, che costituisce una grave violazione <strong>dei</strong> loro<strong>diritti</strong> <strong>umani</strong> e che, dopo quasi trent’anni dimobilitazione da parte di associazioni eorganizzazioni comunitarie, governi, organizzazioninon governative e organizzazioni internazionali,sembra oggi finalmente avviata a scomparire.Ma non è facile, per chi è cresciuto in un mondo incui le mutilazioni <strong>dei</strong> <strong>genitali</strong> <strong>femminili</strong> fanno partedel “normale” percorso di costruzione dell’identitàfemminile e di strutturazione delle relazioni trai sessi, per chi proviene da paesi dove questa èuna tradizione da rispettare e un norma socialeche fonda le relazioni familiari e comunitarie,decidere di collocarsi al di fuori della propriacultura d’origine abbandonando la pratica.Per questo le mutilazioni <strong>dei</strong> <strong>genitali</strong> <strong>femminili</strong>resistono, magari cambiando forma, diventandomeno invasive e cruente. E migrano. Per cui inOccidente, in Italia, si corre il rischio che lebambine di origine africana vi siano sottoposte.Nel rispetto del mandato della legge 7/2006 cheprevede la realizzazione di misure di prevenzionedelle mutilazioni <strong>dei</strong> <strong>genitali</strong> <strong>femminili</strong> in Italia,questa ricerca ha voluto tracciare una primafotografia della percezione della pratica tra lepersone di origine africana che vivono nel Venetoe in Friuli Venezia Giulia, e tra chi opera a contattocon loro, <strong>nelle</strong> istituzioni, <strong>nelle</strong> strutture sanitarie,sociali, giudiziarie, attraverso la mediazioneculturale e nell’associazionismo.Sotto la lente è finito il campo <strong>dei</strong> processidecisionali che circondano la pratica nell’esperienzadella migrazione, le motivazioni alla base della suapersistenza, le relazioni di genere e familiari,i rapporti sociali, i percorsi che sono giá statiavviati sul territorio per promuoverne l’abbandono,l’impatto che l’introduzione del reato di mutilazione<strong>dei</strong> <strong>genitali</strong> <strong>femminili</strong> in Italia attraverso la legge7/2006 potrebbe avere.Per trarne proposte e suggerimenti per chi lavorasul campo, ma anche per noi tutti che oggi viviamoinsieme a persone di origine africana, spessoingiustamente viste come rigidamente legate alleproprie tradizioni, quando invece sono giá – comeemerge dalla ricerca – avviate sulla strada delcambiamento.La ricerca è stata realizzata nell’ambito delprogetto “<strong>Mutilazioni</strong> <strong>dei</strong> <strong>genitali</strong> <strong>femminili</strong> e <strong>diritti</strong><strong>umani</strong> <strong>nelle</strong> comunitá migranti”, finanziato dalDipartimento per le pari opportunitá nell’ambitoLegge 7/2006, coordinato da AIDOS – Associazioneitaliana donne per lo sviluppo, in collaborazione conADUSU, Associazione <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong> – sviluppo umanodi Padova e Culture Aperte di Trieste.Il progetto è patrocinato dalla Regione Veneto –Assessorato alle Politiche di bilancio, ai <strong>diritti</strong><strong>umani</strong>, alla cooperazione allo sviluppo e alle pariopportunitá – Direzione Regionale RelazioniInternazionali, e dalla Regione Friuli Venezia Giulia –Direzione centrale salute e protezione sociale, ed èrealizzato con la partecipazione dell’ANOLF – CISL,Associazione nazionale Oltre le frontiere, dellaStruttura Alta Professionalità Immigrazionedell’Unitá locale socio sanitaria (ULSS) 16 di Padova,dell’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste e dell’ENFAP, Entenazionale formazione addestramento professionale– sede regionale del Friuli Venezia Giulia./ ISBN 9788890443503/ Immagine di copertina di Cristina Chiappini

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