Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos
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Rapporto di ricerca nella regione Veneto125soglia <strong>dei</strong> 190 milioni; di questi quasi lametà è costituita da donne. La migrazioneè un’esperienza complessa, con importantiricadute sia per le comunità e i paesidi origine sia per quelli d’accoglienza,oltre che per le soggettività direttamentecoinvolte nei processi migratori. Nel corsodel tempo, la migrazione favorisce losviluppo di cambiamenti anche radicalia livello culturale: i sistemi di valori e lenorme comportamentali di riferimento,entrando in contatto con gli stili di vita<strong>dei</strong> paesi di accoglienza progressivamentesi ibridano, permettendo lo sviluppodi approcci diversi anche ai <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong>e all’uguaglianza di genere.Le politiche migratorie <strong>dei</strong> paesidi destinazione possono promuoverel’integrazione, le strategie per lagestione delle diversità e lo sviluppodel dialogo interculturale. La società civilepuò dare il proprio contributo sfatandomiti e non alimentando pregiudizi,fornendo ai migranti tutte le informazionisui servizi cui possono accedere einvitandoli a partecipare al processodi integrazione. L’esigenza di lavoraredal basso per diffondere la cultura <strong>dei</strong><strong>diritti</strong> <strong>umani</strong> e la dismissione dellepratiche di MGF è emersa con forza nelcorso <strong>dei</strong> lavori del II Tavolo regionale.Proprio in quell’occasione, da parte <strong>dei</strong>rappresentanti di comunità sono arrivatialcuni suggerimenti sull’importanzadella comunicazione e sul linguaggioda utilizzare per veicolare il valore dellaproposta <strong>dei</strong> <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong> relativamentealla pratica delle MGF, a partire dallanecessità di non isolare questa pratica dalcontesto entro la quale si inscrive.Per quanto concerne l’indagine rivoltaal mondo socio-sanitario, le intervistecondotte con medici ginecologi di repartoe <strong>dei</strong> consultori <strong>dei</strong> maggiori centri urbanidel Veneto, oltre che con ostetriche eassistenti socio-sanitarie, hanno esploratoalcuni degli aspetti che abbiamo ritenutoimportanti ai fini della nostra ricerca:le peculiarità che caratterizzanola relazione delle donne africaneprovenienti dai paesi da noi individuaticome rappresentativi per la ricerca coni servizi socio-sanitari; le differenze chedefiniscono il rapporto con le donneafricane secondo le diverse provenienze;le difficoltà rilevate nel rapporto chequeste donne hanno con i servizi sanitaridel territorio; la conoscenza della culturadi provenienza delle donne africane e lerispettive configurazioni <strong>dei</strong> rapportidi genere; la conoscenza della praticadelle MGF tra il personale sanitario.È emerso che la maggioranza dellapopolazione femminile africana che sirivolge ai consultori proviene da Nigeria,Ghana, Senegal e solo in minima partedai paesi del Corno d’Africa, rispecchiandodunque la composizione femminiledella popolazione africana immigratanel Veneto.In base a quanto rilevato dalle interviste,appare evidente come la provenienzageografica tenda a caratterizzare non soloil diverso rapporto con i servizi, ma anchela tipologia di intervento richiesto.Dalle interviste emerge come lamaggioranza delle utenti provenientidall’Africa occidentale, e in particolaredalla Nigeria, si rivolga ai serviziprevalentemente per problematichelegate alla gravidanza e al parto. I mediciintervistati ci hanno infatti riferito comedifficilmente queste utenti partecipino ousufruiscano di interventi di prevenzione opiù semplicemente <strong>dei</strong> diversi progetti dipercorso nascita attivi in tutti i consultoridel territorio. È quindi un’utenzacon la quale generalmente si lavorasull’emergenza, sulla patologia avanzata oin prospettiva del parto.Le caratteristiche anagrafiche esocio-culturali delle utenti appaionodeterminanti nella definizione della