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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Rapporto di ricerca nella regione Veneto74lì a mantenere la famiglia e inoltre apreoccuparsi di come sfamare la famiglia,quello spetta a lui. Questo suo diritto è piùdi quello che hanno altre donne nigerianedi altre etnie. Però non ha il diritto distudiare. Se ci spostiamo a sud-est dellaNigeria, all’interno dell’etnia Ibo, è la stessacosa: l’uomo deve lavorare e faticare tantoper avere tutto quello che serve per sposareuna donna. Una volta che l’ha sposata, ladeve mantenere e non farle mancare niente.Anche quello è un diritto. (V., Nigeria)In questo senso, il confronto con imediatori e le mediatrici ha evidenziatoquanto la cultura <strong>dei</strong> <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong> siaavvolta da poca chiarezza: è questaprobabilmente una delle ragioni alla basedello sguardo sospettoso di coloro cheintravedono nei <strong>diritti</strong> <strong>umani</strong> una sortadi intromissione ingiustificata e un attaccoalla tradizione e alla cultura.Tuttavia, è bene evidenziare comela familiarità <strong>dei</strong> mediatori e <strong>dei</strong>rappresentanti di comunità con lediverse popolazioni africane del territoriosia cruciale, in quanto il loro “essereparte” fornisce la possibilità di parlareun linguaggio che simbolicamente epraticamente diventa uno strumentofondamentale per veicolare un discorso sui<strong>diritti</strong>, sulla parità e sulle trasformazioni<strong>dei</strong> ruoli di genere nella diaspora.In merito a questo ultimo aspetto,riteniamo utile riportare l’esperienzadi un mediatore senegalese operante neltrevigiano.B.: La donna voleva più libertà e parteciparedi più alle attività della famiglia.Voleva avere voce in capitolo, non esserequella che sta in cucina a fare le pulizie ebasta. Vuole partecipare, lavorare, e invecelui non voleva, diceva che sua moglie nonpoteva pretendere di essere come una donnabianca solo perché si trovava in un paese dibianchi. Io gli ho detto: “Non è che le donneafricane stanno cambiando, sei tu che devisemplicemente rispettarla come donna”.Alla fine ha capito i suoi sbagli anche setuttora ci stiamo lavorando. L’idea perl’uomo africano è che quando il maritoparla, la moglie deve tacere e rispettarela sua decisione. Non è che chiede <strong>dei</strong>consigli o <strong>dei</strong> pareri su quello che fa. Fa,e poi semplicemente informa la moglie.Noi uomini poi, vedendo che le donneaccettano sempre per rispetto, abusiamodi questo nostro vantaggio. Anche perchése una donna non è incline ad accettarequello che dice il marito o brontola, ci sonosempre i parenti che intervengono dicendoti:“Non puoi fare così, è tuo marito, lo devirispettare”. Quindi quando gli africanivengono qui, si aspettano che questa cosarimanga invariata e pensano di essere nelgiusto. Questa donna aveva iniziato a farsidelle domande: “Perché sto sempre in casa?Perché mio marito esce? Perché tiene tuttii soldi e tutti i documenti in un cofano chechiude a chiave e poi si porta sempre dietroquesta chiave? Perché non posso prenderedecisioni insieme a lui? Io devo capire cosafa, così posso gestire meglio la casa, vogliocondividere le sue difficoltà”. Lui invece lavedeva da un altro punto di vista, pensavache lei volesse sapere tutto per poterlocomandare. Quando abbiamo fatto dellesedute io gli ho portato degli esempi e dopoun po’ ha cominciato a capire che era unamentalità sbagliata. (B., Senegal)Quanto sinora riportato tuttavia nonsta a significare che gli intervistati/eintendono sostenere la pratica econservare culture e tradizioni cherappresentano una violazione <strong>dei</strong> <strong>diritti</strong><strong>umani</strong>. In questo, uno degli intervistati èstato particolarmente chiaro:O.: Quando le tradizioni di un popolofunzionano non ledendo i <strong>diritti</strong> di qualcuno,non prevaricando, per esempio, rispettandocerti tipi di regole che ci sono e di cui a noialcune possono apparire per certe formeingiuste, a noi conviene. Una cultura antica,la tradizione, fa fatica a morire. Non parlo

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