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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Rapporto di ricerca nella regione Veneto93rispetto a certe che ti dicono: “Non lo faròmai a mia figlia perché sono stata male”.Ogni donna è diversa. Cioè, io non mi sentodi dire che ci sia una tendenza delle donnea fare una cosa o un’altra. Tra quelle concui io ho parlato sono più quelle che mihanno detto che non lo faranno alle figlie,però non giurerei che quello che ti diconosia poi sempre quello che pensano.Perché in fin <strong>dei</strong> conti loro possono anchepensare: “Sono fatti miei”. Io credo chel’unico modo sia cercare di stabilire conloro un rapporto interpersonale di fiduciareciproca e allora te lo dicono, e ci vuoletempo. Le africane sono donne checomunicano molto, le donne dell’Africa nera,molto più che quelle del Nord dell’Africa,che sono molto più chiuse, molto più restie(non tutte però, un po’ alla volta ancheloro “mollano”). Diciamo che le donnedell’Africa nera sono molto più espansive,più estroverse. Hanno però comunquebisogno di tempo per fidarsi, perché unconto è essere espansive e un contro èfidarsi. Secondo me quando di una personasi fidano, poi dicono, parlano. Ma non c’ènessun modo per farselo dire, di sicuro,parlandoci una volta.Allo stesso modo si esprime ancheun’altra dottoressa.Quando ne parliamo c’è molta negazione,probabilmente perché loro sanno che questacosa qui in Italia non si può fare. Qui c’èuna buona accoglienza ma non si fidanocompletamente di noi.Tendenzialmente c’è dunque l’impressioneche la pratica, nei servizi, si collochi inuna dimensione di presunta assenza e chepertanto sia anche limitatamente oggettodi attenzione e problematizzazione.Di fatto, con l’eccezione degli operatorie delle operatrici con esperienze direttee con particolari “sensibilità”, si rilevauno stato di conoscenza tendenzialmenteridotto, soprattutto per ciò che riguardail contesto locale nel quale si manifesta.Tuttavia, tutti gli intervistati/e hannomanifestato grande interesse e curiositàper questo problema e in genere hannoespresso il bisogno di approfondire tuttele questioni di natura medica collegatealla presenza nel nostro territoriodi comunità portatrici di specificitàdi natura sia culturale sia clinica.La mia impressione è che questo sia unfenomeno sotterraneo, che non vienevisionato, che passa inosservato anchedal ginecologo, perché l’incisione può poiguarire definitivamente e non lasciar segno.Bisognerebbe aumentare la comunicazionecon queste donne affinché parlino perché ioricordo <strong>dei</strong> travagli in assoluto silenzio!Tu puoi comunicare anche senzaparlare, con la mimica, ma erano donnecompletamente assenti, che rendevanopesante l’interazione, anche il solo accostarlee sostenerle. Mi viene da pensare che quil’abbandonino: entrando nel nostro sistemaculturale modificheranno un po’ quello chepuò portare a patologie in futuro.Siccome io ritengo che le donne sianointelligenti, nel momento in cui capisconoche la metodica può far insorgere patologiedi altro tipo, io credo che l’abbandonino.Però è un mio sentire.Un discorso diverso meritano ovviamentei casi nei quali gli operatori sonodi fronte all’infibulazione. In questacircostanza, le implicazioni derivantida eventuali interventi di <strong>dei</strong>nfibulazionee reinfibulazione possono porre alcunidilemmi che interagiscono direttamentecon la normativa italiana del 2006.Tuttavia, dalle interviste realizzateè emerso che gli interventi direinfibulazione, soprattutto su richiestadelle utenti, sono pressoché assenti,soprattutto negli ultimi anni, anche perchécollegati a mutilazioni che nel territoriodel Veneto sembrano essere in remissione,stando alle indicazioni fornite dai medici.Vi è peraltro da considerare che quandola donna lascia la sala parto non è

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