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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Una ricerca in Friuli Venezia Giulia201le donne, o di strutture di assistenza che aTrieste sono abbastanza radicate e forti.Le segnalazioni che partono da questeistituzioni arrivano subito alla polizia.Abbiamo anche un Ufficio Minori che sioccupa delle violenze su minori, ma a cuipoi sono collegate anche le violenze sulledonne, quindi i maltrattamenti all’internodella famiglia. Per quanto riguarda gliitaliani residenti a Trieste – le segnalazionisono tante, i casi sono tanti, trattatianche dalla Procura <strong>dei</strong> minori proprioperché c’è l’immediata segnalazione.Difficilmente situazioni di maltrattamentoarrivano a degenerare perché si intervieneprima, perché c’è un tessuto sociale sano.Per quanto riguarda lo straniero, chenon è inserito in questo tessuto sociale,specialmente per certe nazionalità,difficilmente arrivano a noi le segnalazioni.Dovrebbe essere la donna o il minore chesubiscono i maltrattamenti a denunciare,il che è difficilissimo, se non è proprioun caso clamoroso. La discrepanza c’èper questo motivo.D. Quindi mi pare di capire che gli/leimmigrati/e non dispongono delle stessestrutture di tutela e protezione rispettoalla violenza domestica cui fanno riferimentogli/le italiani/e.R. No, anche perché lo straniero dovrebbe epuò accedere alle strutture previste pertutti, basta comunque essere residenteo dimorare a Trieste, però lo stranierodifficilmente vi si rivolge, proprio perchénon ha questa cultura dell’assistenza o nonsa che c’è un Ente, un Ufficio, un qualcunoche lo può aiutare. In più c’è anche la pauradella violenza conseguente alla denuncia ocomunque alla segnalazione.D. Però la paura esiste anche per gli italiani,ovviamente. Come mai abbiamo maggiorerichieste di aiuto?R. Perché noi parliamo di immigrati ostranieri che vengono da realtà,come dire, di ignoranza o non conoscenza<strong>dei</strong> propri <strong>diritti</strong>, vissuti da sempre in unasottocultura dove c’è la dominazione daparte del marito nei confronti della donna,all’interno del sistema familiare.Questo sicuramente è un qualcosa che<strong>nelle</strong> famiglie italiane non esiste più e ciò fasì che la donna e anche il minore, e parliamoa volte di minori di 10-12 anni, se sonosottoposti a violenze o a maltrattamentio se sono esposti a situazioni difficili,percepiscono che vengono lesi i loro <strong>diritti</strong> esi rivolgano alle strutture,ai numeri telefonici dove risponde unoperatore che li può aiutare e da lì cominciaun percorso che porta fino a noi, alle strutturedi assistenza o alla Procura <strong>dei</strong> minori.D. Questo per gli/le immigrati/enon avviene?R. Non avviene, non c’è questa spinta,un po’ per la paura, un po’ anche perché nonsanno, non conoscono.D. Non conoscono l’esistenza di questestrutture o non conoscono l’esistenza<strong>dei</strong> loro <strong>diritti</strong>?R. Non conoscono i loro <strong>diritti</strong>, nél’esistenza delle strutture di protezioneperché provengono da realtà dove tuttoquesto non esiste, e non esiste ancheculturalmente. Non sono in grado neanchedi percepire l’importanza di questo aspettoperché provengono da società dove tuttodeve essere risolto all’interno dell’ambitofamiliare, dove il senso patriarcale è ancoramolto forte e quindi c’è chi comanda e chideve subire all’interno della famiglia e di veri<strong>diritti</strong> non si parla. Per questo le campagneinformative sono sicuramente utili per glistranieri, anche se forse ancora non vengonofatte in modo adeguato.D. Vi è capitato forse di trovarvi insituazioni in cui il modello tradizionalepatriarcaleinibiva le persone nell’espressione<strong>dei</strong> propri <strong>diritti</strong>?

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