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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Rapporto di ricerca nella regione Veneto82qui a non fare l’infibulazione alla propriafiglia in seguito ad una sensibilizzazionee a un’informazione accurata è positivo.Ma se decidono di non farla solo perchéglielo imponiamo, ma non sono veramenteconvinti, quando arrivano a casasicuramente l’idea di prima gli tornerà.Se invece la decisione è loro, è maturatadalle loro riflessioni, è più difficile che torninosui loro passi. Bisogna evitare di forzare lacampagna di informazione perché forzarlasignifica andare subito in conflitto con quellarealtà. La campagna d’informazione si fa perprima con le donne, perché se si parte subitodagli uomini vuol dire che abbiamo fallito,perché arrivano a casa e fanno un casino chenon puoi immaginare. Si parte dalle donnespiegando tutte le conseguenze medicheper dopo passare agli uomini. Quando unadonna sa effettivamente i pericoli che puòcorrere sua figlia, fa di tutto per proteggerla,anche denunciare suo marito. La campagnadeve procedere per punti: prima le donne,poi gli uomini e poi sul luogo di provenienza.(B., Mali)Più articolata è la proposta di unadelle mediatrici nigeriane, la quale,prima dell’elaborazione di unintervento, propone una rilevazionedell’atteggiamento delle comunitàattraverso la somministrazione di unbreve questionario per sondare l’attitudinee le ragioni che a questa sottendono.C.: Dobbiamo renderci conto che ci sonoancora tante mamme che lo praticanosui loro figli e non sanno neanche quantosia pericoloso. Sì, perché lo fanno pertradizione, non sanno neanche che è controla legge, non sanno quanto male fa.Dal momento in cui inizi a uscire a farequestionari, vai nella nostra comunità,<strong>nelle</strong> nostre chiese, usiamo anche le mogli<strong>dei</strong> pastori che sono sempre a capo ditutte le donne della congregazione, chefanno le riunioni. Andiamo lì a fare undiscorso aperto, dando loro la possibilitàdi rispondere, e da lì iniziamo a ragionare.Intanto ci avviciniamo in modo dolce.Poi ci sono tanti mediatori che conosconoi luoghi dove si possono trovare questepersone: nessun luogo va dato per scontato.Nel questionario si può anche chiedere:“Se tu non dovessi circoncidere tua figlia,questo cosa ti toglierebbe?”, da lì dai aloro la possibilità di esprimersi.E possiamo capire se la famiglia di origineinfluenza tanto le loro decisioni. Stiamoparlando dell’Africa, e spesso i genitoriafricani non riescono a crescere i figli comevorrebbero, non sono loro i protagonisti,ma è la famiglia d’origine. Però se io devoandare, come V., a casa di una famiglianigeriana a dire che fare la circoncisionefemminile è sbagliato, mi cacciano fuori!Se sbaglio avremo chiuso il canale dicomunicazione. Se tu, europeo, vaida loro, non sanno nemmeno di cosa parli,la comunicazione deve partire da noiafricani. (C., Nigeria)E.: Non riusciremo mai a parlare con tuttequeste mamme, magari un po’ alla volta,quando hanno appena partorito, quellopotrebbe essere il momento in cui parlarecon loro e cercare di spiegare la situazione.Bisogna capire perché lo vogliono fare,chi davvero vuole questa pratica e perché.Bisogna cercare di avvicinarsi a loro, capirecome le donne vivono qui, aiutarle.(C. ed E., Nigeria)L’aspetto della normativa si confermacome uno strumento da arricchire conun intervento formativo e informativo siasul territorio che nei paesi d’origine,dai quali continua ad esercitarsi l’influenzadelle famiglie e del contesto sociale,un’influenza che appare in alcuni casidecisiva. Nel focus group con i mediatoriuomini è stato più volte ribadito il ruolodella mediazione come fondamentale perconvogliare le informazioni relative allalegge presso le diverse comunità.Altre proposte sono emerse e hannoincluso la realizzazione di eventi culturalidi promozione e il coinvolgimento <strong>dei</strong>

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