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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Una ricerca in Friuli Venezia Giulia216rurale e più povera, mentre va aumentandol’incidenza più si va avanti nel livellosocio-economico e culturale: parlodella Nigeria e dell’Etiopia.Come confermato anche dalle ricercheDHS, Demographic and Health Surveys(Sondaggi demografici e sanitari) condottein numerosi paesi africani da MacroInternational, il grado di istruzione noninfluenza ovunque l’incidenza della pratica,seppure si noti una certa flessione dellaprevalenza con l’innalzamento del livellodi istruzione. Questo spiega il fatto che neicasi conosciuti dal Centro di Fisica Teoricasiamo di fronte a donne mutilate con ungrado di istruzione molto elevato: si trattainfatti di fisiche e matematiche o moglidi scienziati che provengono da paesiafricani dove le MGF vengono più o menolargamente praticate.Il livello di istruzione, però, diventaun fattore molto rilevante rispetto almantenimento o all’abbandono dellapratica nel processo migratorio.Le donne con un livello di istruzione piùalto sono tendenzialmente quelle che,una volta stabilitesi in Italia, richiedonol’intervento della ricostruzione dell’organogenitale, stando alla testimonianza di unaginecologa dell’IRCCS Burlo Garofolo:Nella mia esperienza, a chiedere laricostruzione del clitoride o per lo menola riapertura delle piccole labbra, sonoin genere donne sposate, di alto livelloculturale, che vengono con il marito.Il grado di istruzione non è l’unicofattore che determina questo tipo dirichiesta: anche l’appoggio del maritoe della famiglia sono elementi chegiocano un ruolo fondamentale nelprocesso di maturazione della sceltadella <strong>dei</strong>nfibulazione, come la stessaginecologa afferma:Tutte quelle che noi abbiamo operato sonovenute con il marito: se il marito è d’accordo,anche il resto della famiglia approva ladecisione. Ma se la donna prende questadecisione da sola, rischia una frattura con lafamiglia, un isolamento tremendo, che allafine finisce per bloccarla./ Approccio professionale /Il focus group con il personale sanitario haaffrontato anche l’applicazione della leggen. 7 del 9 gennaio 2006 facendo scaturirealcune riflessioni in materia di bioetica.A proposito di questa legge, il medicolegale dell’Ospedale Cattinara di Trieste haricordato:In Italia c’è sì la normativa specifica,ma ancora prima c’è l’articolo 32 dellaCostituzione che garantisce il diritto allasalute e il Codice deontologico medicoche prevede chiaramente all’articolo 52che non debba essere fatta dal medicoalcuna forma di mutilazione o menomazioneo comunque alcun trattamento che nonabbia fini diagnostici o terapeutici.In effetti, il punto clou della normativavigente, che ha inserito nel Codice penalel’articolo 583 bis, è proprio quello di averstabilito che le mutilazioni <strong>dei</strong> <strong>genitali</strong><strong>femminili</strong> sono un vero delitto, perché sonopunite molto severamente: si arriva finoa 12 anni di carcere.Non ci devono essere ovviamente esigenzeterapeutiche, perché se in ipotesi ci fosseun’esigenza terapeutica non sussisterebbeil reato. Secondo la nuova normativa,le mutilazioni <strong>dei</strong> <strong>genitali</strong> <strong>femminili</strong> sonoinserite tra le lesioni gravi e gravissime.Per gli operatori sanitari che pratichino MGFè prevista la pena accessoria dell’interdizionedall’esercizio della professione da 3 a 10anni, ed è inoltre prevista anche la sanzioneper la struttura ove sia accaduto, o possain ipotesi avvenire, uno di questi episodi,

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