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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Una ricerca in Friuli Venezia Giulia138ossia come un modello di valori,norme e pratiche sedimentatesi neltempo e corredate di potere coercitivosugli individui, bensì come una partedella natura, cui ci si deve conformarecome al variare delle stagioni oassoggettare come alle calamità.Come è stato detto, la tradizione parlacon la voce della natura.Il tradizionalismo invece è unatteggiamento modernizzato, e quindielettivo: i soggetti non subiscono latradizione, potrebbero rifiutarla, ne hannogli strumenti, e invece la scelgono.Il mondo contemporaneo ci mostramille manifestazioni di tradizionalismo,tra le quali forse la più recente esicuramente la più importante è la ripresadi molti tratti normativi di tradizionireligiose in società ormai ampiamentemodernizzate: naturalmente, questo nonavviene senza conflitti. Il tradizionalismo èl’ideologia della tradizione e si nutredi un sentimento ambivalente e polemicoverso la modernità.Naturalmente questi sono quelli chepossiamo definire “tipi puri”.Non dobbiamo attenderci che le donne cheabbiamo identificato come “tradizionali”siano davvero così inconsapevoli: dopotutto vivono in un contesto moderno,con il quale si relazionano attivamente pertanti aspetti della vita: il lavoro, la scuola<strong>dei</strong> figli, la salute, i permessi di soggiorno,ecc. E neppure immaginare le donneche abbiamo definito “tradizionaliste”come persone in polemica aperta con lecorrenti culturali del mondo moderno.I due gruppi presentano anzi alcunecaratteristiche simili.Infatti, sia nel caso delle donne“tradizionali”, tra le quali prevaleun livello di scolarizzazione moltobasso o addirittura una condizionedi analfabetismo, e che affermano chele decisioni in famiglia sono e vannoprese dal marito, sia in quello delledonne più consapevoli e determinatenell’affermazione di una propriaidentità diversa da quella occidentale,cioè le donne che abbiamo definito“tradizionaliste”, l’emarginazione gioca unruolo rilevante. In entrambi i casi questedonne vivono inglobate nel proprio gruppoculturale o all’interno di un contestodi riferimento ben definito, isolato orelativamente isolato dalla societàdi immigrazione. Alle prime l’isolamentosociale impedisce di sviluppare gliadattamenti identitari tipici di ogniforma di integrazione sociale in ambienticulturali diversi. Per le secondel’integrazione nel gruppo di provenienzaorienta l’affermazione della propriaidentità personale attraverso i segnidell’identità collettiva di provenienza: perlo più segni attinenti al corpo, quali unabito (scelta del velo) o una distinzioneanatomica (MGF), e comunque trattioggettivi e dunque inequivocabili.A volte questa identità viene utilizzataa scopi di promozione sociale per sée per il proprio gruppo, senza checiò comporti alcuna deviazione daglistandard tradizionali, anzi, tutto ilcontrario. La promozione è favorita anchedall’immaginario collettivo occidentaleche – fino a un certo punto – riconosce evalorizza lo straniero in quanto portatoredi differenze.Questi ultimi soggetti, se portatoridi MGF, sono probabilmente quelli piùrefrattari alle campagne che promuovonol’abbandono della pratica. A ben vedere,il loro modo di porsi nei confrontidelle MGF presenta alcune componentiche entrano in relazione sinergica erendono estremamente difficile ognitipo di ripensamento. Innanzitutto,come abbiamo detto, esse vivono lapratica come una scelta, e ciò le rendeorgogliose. Il fatto poi che la scelta nonsia stata libera, vista la tenera età in cuidi solito le bambine vengono sottoposte

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