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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Rapporto di ricerca nella regione Veneto114– parlo di straniere in genere proprio,non italiane – tanto meno africane ecco.(S., Telefono Rosa, Verona)Le ragioni che secondo le presentipossono essere alla base delle difficoltàdi interazione delle donne straniere con iservizi locali aprono inoltre una riflessionesulla preparazione degli stessi operatori eoperatrici. Come sottolineano alcunedelle presenti, manca lo sforzo da parte<strong>dei</strong> servizi e delle strutture di incrementarei progetti di formazione e aggiornamento,il che limita di conseguenza gli strumenticonoscitivi a disposizione di coloro chequotidianamente si relazionano con ledonne straniere. In tal senso si esprimela psicoterapeuta di un servizio dedicato adonne straniere.Io vedo che il motivo per cui nonusufruiscono di servizi pubblici, soprattuttoper quelli psicologici, più che medicali,è appunto per la non-preparazione delpersonale. Io stessa ho fatto lezione in uncorso per operatori dell’ASL e le donneche hanno partecipato hanno detto chesoprattutto i primari degli ospedali nondanno i permessi per fare questo tipodi corsi, perché loro li ritengono inutili.Manca la preparazione, ma anche per lebanalità: a me è capitato di portare,in questo caso un uomo, ma è per farvicapire, e che quest’uomo dovesse parlaredi suo figlio che doveva essere inserito in unacomunità. Lui era consenziente perché nonavendo qua la moglie non poteva andare alavorare se questo bambino non lo tenevanessuno e la neuropsichiatra si è messa acompilare un foglio standard, tipo“Quando è nato il bambino? È nato atermine?” e cose così. Quest’uomo curdoturconon ne sapeva una di risposte, perchéla loro cultura non ha a che fare con questesituazioni qui, e in questo modo si è alzatopensando: “Adesso me lo portano via,penseranno che non sono un bravo papà”.Quindi proprio dalla base dell’incontromancano le informazioni, la formazioneecco. Molte volte riesco a creare un rapportocon queste persone, più sul mio essere comedonna che sulla mia professionalità.Le donne africane molte volte mi siavvicinano sapendo che sono donna e chesono madre, dopo allora posso inserire lamia professionalità. Ho avuto una donna cheha avuto per un anno grossissimi problemiallo stomaco. Non c’era nessuna motivazionemedica per quello che lei aveva.Noi eravamo convinti che lei stesse male,ma lei diceva: “Non mi credete perché irisultati dicono che non sono malata”.Sono stata io a spiegargli cos’è la malattiapsicologica, psicosomatica.(N., Opere Riunite Buon Pastore, Venezia)L’esigenza della formazione è dunquemolto sentita da parte delle presenti,che evidenziano quanto però possaessere difficile far passare progettualitàa lungo termine. Nella riflessioneappena riportata, la psicoterapeuta fapresente la resistenza di alcuni medici,che non ritengono la formazione el’aggiornamento una priorità. Allo stessomodo, la presidente della CommissionePari Opportunità di Rovigo riportala sua esperienza e il tentativo dielaborare una prospettiva di educazionee formazione nell’ambito della salute edell’immigrazione, in particolare quellalegata all’Africa, e delle MGF.Quando proponemmo ai Presidentidella Camera e del Senato, in rete conaltre persone, un documento perché lalegge avesse un iter molto più veloce efosse appoggiata in modo bipartisan,presentammo anche un questionario alquale i medici del nostro territorio avrebberodovuto rispondere, sulla conoscenza da parteloro del fenomeno e di come proponevanodi entrare in contatto con le donne chesi fossero rivolte o al pronto soccorsoo agli ambulatori ginecologici. Fu datainoltre, sempre in quell’occasione, anchegrazie all’Assessore alle Pari Opportunitàprovinciale, l’opportunità di lavorare

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