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Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle ... - Aidos

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Rapporto di ricerca nella regione Veneto128della nuova normativa nazionale.Nei colloqui si è tentato di mettere afuoco alcuni aspetti del fenomeno dellemutilazioni, considerando soprattutto lascarsità della casistica esistente sotto ilprofilo investigativo e giudiziario, non solosuccessivamente all’adozione della nuovalegge, ma anche in precedenza, quando lecondotte di mutilazioni <strong>genitali</strong> <strong>femminili</strong>rientravano nell’ambito applicativo delreato di lesioni personali, e perciò la lororepressione penale passava attraversol’utilizzo degli artt. 582 e 583 c.p..Il quadro complessivo emerso daicontatti avuti con operatori di poliziae magistratura mette in luce in modoinequivocabile difficoltà di tipo praticoe operativo, ma anche di altro genere,quanto alla possibilità di interveniresu un fenomeno che ha nellaclandestinità e nella riservatezza<strong>dei</strong> circuiti comunitari entro il qualesi può riproporre i fondamentali elementidi caratterizzazione.Da parte degli intervistati è sembratoesserci quasi un senso di “impotenza”rispetto al trattare sul piano dellarepressione qualche cosa che si saesistere, ma su cui ad oggi di fatto non si èintervenuto se non in via marginale, sia intermini di prevenzione che di repressione.La scarsa collaborazione tra le soggettivitàinteressate dal problema è forse unadelle ragioni dell’inconsistenza sul pianoinvestigativo e giudiziario di questofenomeno. Sui risvolti della legge in questosenso si può dire obiettivamente poco,vista l’esiguità della casistica.L’idea che le MGF costituiscano unamanifesta forma di violenza nei confrontidelle donne e della bambine è radicatain tutti gli operatori intervistati, che anzihanno unanimemente sottolineato comein taluni contesti culturali ed etnici ilricorso a punizioni corporali e a restrizionidella libertà personale gravi, al di làdelle pratiche di MGF, siano purtroppofrequenti. Tuttavia anche <strong>nelle</strong> situazionidi emersione di episodi rilevanti sul pianopenale, perseguibili per lo più solo suquerela, resta il senso della difficoltàse non della impossibilità di andare adincidere in modo più forte anche sul frontedelle eventuali sanzioni. La conoscenzadelle questioni rientranti <strong>nelle</strong> MGF èsembrata più che adeguata, sebbene lariflessione attorno a talune usanze diffusein molte comunità sia probabilmentericonducibile in questo momento proprio aitragici episodi avvenuti nell’estate 2008 aTreviso e a Bari, a seguito di interventidi circoncisione maschile.Le proposte di intervento e prevenzionepartono dunque dal presupposto chel’informazione, se fatta circolare attraversoi canali della mediazione, può essereun forte elemento propulsore verso ilcambiamento. In tal senso, un discorsoportato avanti dagli stessi mediatori, sia<strong>nelle</strong> comunità che all’interno <strong>dei</strong> servizidedicati agli immigrati, rappresenta unadelle chiavi di accesso ai gruppi più legatialla pratica e ad assetti culturali chevedono le relazioni di genere alla base diordini sociali nei quali la reiterazione delleMGF trova un terreno fertile.La convinzione che una legge possaesser uno strumento efficace per fermarecoloro che intendono proseguire latradizione è sottoposta alla condizionedi affiancare alla dimensione dellarepressione attività di formazione esensibilizzazione che sostengano leragioni per contrastare le MGF.Anche rispetto al settore socio-sanitario,la divulgazione di informazioni e larottura del silenzio appaiono essere lestrategie centrali da mettere in campoper l’abbandono della pratica. Altrettantoimportante è la necessità della formazionedegli operatori sanitari. Una formazioneperò che superi la sterile trasmissione

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