20.05.2013 Views

La Dottrina della Trinita - Restoration Fellowship

La Dottrina della Trinita - Restoration Fellowship

La Dottrina della Trinita - Restoration Fellowship

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

scrittore degli Ebrei stabilisca il Figlio “negli ultimi giorni” come il divino agente che segue i<br />

profeti. Non lo ha messo nell’ eternita, ma crede che il Figlio sia lo storico Cristo.<br />

L’ ambiguita’ <strong>della</strong> lingua Greca (dia autou, “attraverso questa” o “attraverso questo,” Giov.<br />

1:3) faceva conto su una parola impersonale prima che Gesu’ nascesse. L’ impersonalita’ <strong>della</strong><br />

parola usata da Giovanni in 1:1 e’ stata spigata dal commento di Giovanni stesso, in 1Giovanni<br />

1:2. Era un’ impersonale “vita eterna” quella che era “con il Padre” (pros ton theon, 1 Giovanni<br />

1:2; prg. la “parola” che era pros ton theon), i.e. la promessa di vita eterna che sara’ data<br />

attraverso Gesu’. Pietro sembra echeggi esattamente la stessa idea quando descrive Gesu’ come<br />

l’ agnello di Dio che era stato “predestinato prima <strong>della</strong> fondazione del mondo, ma manifestato<br />

in questi ultimi tempi” (1 Pietro 1:20). Soltanto alcuni versi prima egli usa lo stesso concetto di<br />

predestinazione quando parla del piano di Dio di chiamare i Cristiani alla salvezza (1 Pietro 1:2).<br />

Dio osservava coloro che piu’ in la’ egli ha chiamato, ma questi non erano realmente preesistiti.<br />

L’ applicazione di questo concetto di Gesu’ nel verso 20 di 1Pietro indica una “preesistenza<br />

ideale” nell’ eterne decisioni (nei consigli) di Dio, ma non un’ esistenza reale in un’ altra<br />

dimensione prima <strong>della</strong> nascita come essere umano. Un’ interessante parallelismo si trova nel<br />

libro dell’ Apocalisse, dove tutte le cose “erano e sono state create” (Ap. 4:11). Mounce<br />

commenta che “questa insolita frase suggerisce che tutte le cose che sono, sono esistite prima<br />

nell ‘ eterna volonta’ di Dio e per Sua volonta’ verranno ad esistere realmente al Suo tempo<br />

prestabilito.”(22)<br />

Commentatori <strong>Trinita</strong>ri riconoscono che non c’ e’ raggione di far credere che i lettori<br />

originali del prologo di Giovanni avessero pensato che la “parola” fosse il Figlio letteralmente<br />

preesistente come persona: Fino a Giovanni 1:14 (“e la parola divenne carne” [si e’<br />

materializzata], “sarebbe stato possibilissimo per il lettore d’ aver interpretato la “Parola” come<br />

se significasse un supremo principio cosmico o qual cosa del genere.”(23) E’ un fatto poco<br />

conosciuto che le traduzioni Inglesi di Giovanni 1:2, prima <strong>della</strong> versione del Re James, usassero<br />

come pronome <strong>della</strong> ‘parola’, “quella” (neutro) invece di “esso” (maschile). James Dunn ha<br />

messo a fuoco questo punto. Nel suo esauriente esame <strong>della</strong> tradizionale dottrina<br />

dell’incarnazione, egli ha disputato che all’ infuori del Vangelo di Giovanni, non c’ e’ alcuna<br />

dottrina di una letterale preesistenza. Dunn, tuttavia considera importante, che prima di Giovanni<br />

1:14 non c’ era bisogno di pensare <strong>della</strong> “parola” come un secondo essere personale con il Padre.<br />

Di Giovanni 1:1 egli dice:<br />

<strong>La</strong> conclusione che sembra emergere dalla nostra analisi [di Giovanni 1:1-14] fino ad ora e’, che<br />

soltanto con il verso 14 [“la parola divenne carne”] noi possiamo cominciare a parlare del Logos<br />

personale. Il poema usa un linguaggio alquanto impersonale (divenne carne), ma nessun Cristiano<br />

non riuscirebbe a rinoscere qui’ una referenza a Gesu’- la parola divenne no carne in genere, ma<br />

Gesu’ Cristo. Prima del verso 14 siamo allo stesso livello dei pre- Cristiani per quanto riguarda il<br />

linguaggio <strong>della</strong> Sapienza e del Logos, la stessa lingua e le stesse idee che troviamo in Filo, dove,<br />

come abbiamo visto, abbiamo a che fare con personificazioni invece che con persone,<br />

personificate azioni di Dio invece di un individuale essere divino per se. Il punto e’ oscurato dal<br />

fatto che dobbiamo tradurre il maschile Logos con il pronome “egli” attraverso tutto il poema. Ma<br />

se traducessimo Logos, come “espressione di Dio” invece, diverrebbe piu’ chiaro che il poema<br />

non necessariamente intendeva far pensarea al Logos, dei versi 1-13, come un personale essere<br />

divino. In altre parole, il rivoluzionante significato del verso 14 e’ possibilissimo che marchi non<br />

soltanto la transizione nel pensiero del poema da preesistenza ad incarnazione, ma anche la<br />

transizione da personificazione impersonale a persona vera. (24)<br />

Ma perche “dobbiamo tradurre” il pronome per logos con “egli”? Soltanto per sopportare una<br />

tradizionale interpretazione del prologo di Giovanni. Se logos fosse interpretato come “piano di<br />

105

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!