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La Dottrina della Trinita - Restoration Fellowship

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pensano soltanto di una nozionale o ideale preesistenza di Cristo, e quindi no di un Figlio<br />

preesistente. Un’ importante contributo al dibattito e’ stato dato da Giacomo Mackey nel<br />

1983.(39) In un capitolo intitolato “il Problema <strong>della</strong> Preesistenza del Figlio,” egli comincia con il<br />

domandarsi come qualcosa puo’ preesistere se stessa, “che cosa esattamente, secondo questo<br />

termine [preesistere] preesiste cos’ altro ed in che senso lo preesiste.” Egli nota che sono<br />

esattamente queste domande che complicano la tradizionale teologia dell’ incarnazione e <strong>della</strong><br />

<strong>Trinita</strong>’. Egli nota che esegeti sono “spesso le inconsce vittime, nel corso del loro lavoro piu’<br />

professionale, d’assunzioni del tutto dogmatiche (cioe’ acritiche).” (40)<br />

Mackey cerca di scovare la vera origine del termine “preesistenza” in connessione con<br />

Cristo, notando che scolari spesso la leggono in passagi che tradizionalmente dovrebbero<br />

contenerla. Nei Vangeli Sinottici, ha disputato il Mackey, il termine Figlio di Dio certamente non<br />

significherebbe mai “Figlio preesistente,” ma appropiatamente si conforma all’ indicazione<br />

dateci nell’ Antico Testamento di un Re d’ Israele che e’ Figlio di Dio. “<strong>La</strong> via logica alla cosi’<br />

detta preesistenza,” egli mantiene “e’ tortuosa.”(41) Per prima cosa, le fonti Giudaiche che sono<br />

sopravvissute indicano “una specie di preesistenza nozionale del Messia per quanto riguarda il<br />

Suo nome, id. est, la sua essenza e natura precedevano la formazione <strong>della</strong> luce da parte di Dio<br />

nel primo giorno <strong>della</strong> creazione…. Nel pensiero Ebraico la preesistenza divina del Messia non<br />

influisce sulla sua umanita’.”(42)<br />

Inoltre, questa specie di preesistenza e’:<br />

Un’ elemento essenziale <strong>della</strong> rivelazione, mo<strong>della</strong>to per l’ immaginazione umana, che Dio, che<br />

non e’ limitato dal nostro tempo, si era proposto nell’ eternita’ o prima che qualunque altra cosa<br />

fosse stata creato, e’ che una persona sarebbe stata la chiave di tutta l’ esistenza, e che questa<br />

avrebbe portato tutto a compimento, e per la quale (nella quale ed attraverso la quale) tutto, si<br />

puo’ quindi dire, e’ stato creato.(43)<br />

Mackey procede per dimostrare l’ importanza <strong>della</strong> descrizione di Giovanni di Gesu’ come<br />

monogenes (unico) che non significa unigenitus (l’unico Generato) del Vulgato, come per dire<br />

che Gesu’ fosse Figlio Unico. Vuol dire invece che Egli era Unico tra gli altri <strong>della</strong> stessa specie.<br />

Egli cita Schillebeeckx, che dice che l’ aggettivo usato da Giovanni non da’ “base, nella teologia<br />

Giovannina, per la scolastica teologia di un periodo successivo di un procedimento del Figlio dal<br />

Padre entro la <strong>Trinita</strong>’, per modum generationis (per nascita)”.(44) Su questa evidenza, la<br />

confermazione e’ assicurata per la tesi che Giovanni non va al di la’la <strong>della</strong> “concezione <strong>della</strong><br />

Cristologica” di Luca, dato che figliolanza in Giovanni non implica per niente, malgrado l’<br />

interpretazione patristica, un Figlio nella eternita’.<br />

Inoltre, Mackey ragiona che non e’ necessario interpretare “la Parola” di Giovanni<br />

diversamente dal modo in cui la “sapienza” Giudaica era stata intesa, come preesistente nel piano<br />

di Dio. “Questa Parola, come sapienza (Proverbio 8:30), era con Dio fin dal principio ed<br />

attraverso questa tutto e’ stato creato.”(45) Ancora una volta Schillebeeckx lo sostiene dicendo. “Il<br />

Vangelo di Giovanni parla di Gesu’ di Nazaret quando Egli apparve sulla terra.”(46) Mackey<br />

aggiunge che l’ uso <strong>della</strong> parola “discendere” (i.e. Gesu’’ discese dai cieli) in Giovanni non<br />

indica credenza in una preesistenza letterale. Piuttosto, Giovanni vuol dire che Gesu’ e’ la<br />

definita rivelazione <strong>della</strong> natura di Dio. Anche la piu’ solenne asserzione di Gesu’ che “prima<br />

che Abramo fosse, io ero” non indica una coscente vita pre-umana, ma la sua assoluta<br />

importanza nel piano divino, particolarmente del suo ufficio Messianico come previsto da<br />

Abramo. Mackey conclude con una forte asserzione:<br />

Se c’e’ rimasto il minimo rispetto per quello che molto spesso e molto volubilmente professiamo<br />

sia normativa parte di Scrittura, non possiamo semplicemente pretendere che la Scrittura ci dia<br />

alcuna informazione ben fondata su una seconda “Persona” divina o ipostasi, distinta sia da Dio<br />

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