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La Dottrina della Trinita - Restoration Fellowship

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Padre che dal Gesu’ <strong>della</strong> storia prima che Gesu’ fosse nato, o prima che il mondo fosse stato<br />

creato.”(47)<br />

L’ avvertimento che la tradizionale dottrina <strong>della</strong> <strong>Trinita</strong>’ non e’ trovata nella Bibbia e’ forte.<br />

Giovanni A.T. Robinson<br />

<strong>La</strong> secolare questione sulla preesistenza, e particolarmente la domanda se Giovanni<br />

intendesse comunicarci che Gesu’ era personalmente un preesistente essere divino, e’ stata<br />

vigorosamente discussa nel periodico Theologia.(48) <strong>La</strong> discussione e’ cominciata con uno<br />

scambio di lettere fra James Dunn e Maurice Wiles. I critici risultati di questi scambi sono stati<br />

discussi nei susseguenti commenti di Robinson.(49)<br />

Robinson comincia con l’ osservare che Wiles e Dunn erano d’ accordo che nel Nuovo<br />

Testamento, soltanto Giovanni presenta un Gesu’ che sembra abbia un’ esistenza pre-umana.<br />

Wiles considera questo, un disastroso sviluppo Cristologico che compromette l’ umanita’ di<br />

Gesu’ e cosi’ incoraggia un’ accusa di docetismo. Robinson, tuttavia, mette in rilievo che nelle<br />

sue epistole Giovanni reaggisce violentemente ad ogni suggerimento che il Suo Gesu’ fosse altro<br />

che pienamente umano----- “venne in carne.” Questo porta Robinson a non essere d’ accordo con<br />

Wiles e Dunn che, nel suo Vangelo Giovanni vuole farci intendere che Gesu’ fosse un<br />

preesistente essere divino. <strong>La</strong> discussione cosi’ fa ricordare il problema sollevato da Paolo di<br />

Samosata e piu’ tardi da alcuni degli Anabetisti, specialmente in Polonia.<br />

Robinson si domanda se sia possibile che noi interpretiamo Giovanni come egli intendeva. O<br />

forse noi ci avviciniamo al suo Vangelo con occhiali leggermente colorati da successivi sviluppi<br />

patristici nella Cristologia? Usando l’ ammonimento propio di Dunn, Robinson ci esorta a capire<br />

le parole di Giovanni cosi’ come il suo lettore originale le avrebbe capite. Robinson fa ricordare<br />

a Dunn che egli aveva ammesso che per Paolo Gesu era l’ espressione <strong>della</strong> sapienza di Dio, “l’<br />

uomo che la sapienza divenne.”(50) Dunn aveva ammesso che neanche Giovanni 1:14 fornisce<br />

alcuna solida base per la tradizionale dottrina dell’ Incarnazione. Infatti, questo (verso) marca “la<br />

transizione da impersonale personificazione a persona reale.”(51) Con questo Robinson e’<br />

d’accordo. Inoltre, Dunn e Robinson condividono l’ idea che la “parola” e’ l’ espressione di Dio<br />

personificata, no una persona divina, distinta da Dio. Soltanto quando Gesu’ e’ stato concepito la<br />

“parola” divenne personalizzata non personificata.<br />

Robinson non poteva essere d’ accordo con Dunn, tuttavia, che “la preesistenza <strong>della</strong> Parola<br />

come una persona con Dio fosse confermata dappertutto [il Vangelo]”(52) Robinson ci esorta a<br />

limitare il nostro intendimento <strong>della</strong> preesistente parola, anche in Giovanni, ad “espressione di<br />

Dio,” la Sua “potenza ed il Suo proposito.” Il punto e’ semplicemente questo: Noi dovremmo<br />

essere capaci di captare il cambiamento dal come Giovanni intendeva la “parola”, come<br />

espressione propia di Dio, alla nozione che questa voglia dire, una preesistente persona divina,<br />

fuori dell’ambito del Nuovo Testamento. Non si puo’ incolpare Giovanni per l’ espediente. Il<br />

cambiamento e’ successo a Giovanni quando e’ stato frainteso da prime tendenze Gnostiche che<br />

hanno lasciato il loro marchio sulla teologia patristica. Non e’ avvenuto in Giovanni. Robinson<br />

crede che la “parola” che era theos (“Dio,” Giov. 1:1) era pienamente espressiva del piano, del<br />

proposito e del carattere di Dio. Quella “parola” e’ stata pienamente incarnata in una persona<br />

umana quando e’ diventata carne (Giov. 1:14). Gesu’ e’ quindi quello che la parola divenne. Non<br />

lo si puo’ identificare tutt’ uno con la preesistente parola come se egli stesso fosse preesistito. <strong>La</strong><br />

differenza e’ sottile ma e’ una che ha implicazioni devastanti per tutto lo sviluppo <strong>della</strong><br />

Cristologia. Cosi’ non e’ che la parola fosse una persona’, un’ ipostasi, che poi assunse una<br />

natura umana, ma che la parola fosse “inipostatica,” impersonale, benche’ piena espressione di<br />

Dio, fino a quando divenne un’ individuale storica persona umana in Gesu’. Gesu’ e’ quindi<br />

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