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La Dottrina della Trinita - Restoration Fellowship

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divino, cosi’ come e’ richiesto dalla teologia <strong>Trinita</strong>ria. I testi hanno attinenza all’ attivita’ del<br />

Figlio dell’ Uomo. <strong>Trinita</strong>ri sostengono che il Figlio dell’ Uomo, il Gesu’ umano, esistesse prima<br />

<strong>della</strong> sua concezione.<br />

Fondamentale all’ apparente complessita’ di Giovanni 6:62 v’ e’ un semplicissimo concetto,<br />

al quale coloro che leggono il suo Vangelo dovrebbero abituarsi. Gesu’ vide se stesso come colui<br />

che adempie il preordinato “programma” preparato in anticipo dalle Scritture. Quello che era<br />

stato promesso di lui, si puo’ dire, era successo effettivamente in visione o altra predizione prima<br />

di succedere in realta’. Il Figlio dell’ Uomo era nei cieli, visto, per cosi’ dire, in un “anteprima<br />

celestiale” prima d’ essere arrivato li’ (Giov. 6:62). Un simile fenomeno riportato dai Sinottici e’<br />

l’ apparizione in visione, no reale, di Eligia e Mose’ (Matt. 17:1-9). In Giovanni 3:13 il Figlio<br />

dell’ Uomo aveva gia’ ottenuto accesso alla sapienza celeste. Ma piu’ avanti in Giovanni 20:17<br />

Gesu’ dichiara che egli non e’ ancora asceso al Padre. <strong>La</strong> prima affermazione (Giov. 3:13) deve<br />

essere presa metaforicamente, mentre quest’ ultima (20:17) si riferisce alla vera partenza per<br />

andare dal Padre.<br />

Noi dobbiamo tener conto di questo speciale modo di pensare nel Vangelo di Giovanni,<br />

ricordando che Giovanni era un profondo pensatore e teologo che si dilettava a riportare scambi<br />

Giudaici ed alle volte enigmatici di Gesu’ con i suoi ascoltatori. Questo dovrebbe ammonirci<br />

contro il leggere Giovanni in un modo che mette la sua Cristologia in opposizione a quella di<br />

Matteo, Marco, Luca ed il libro degli Atti. E’ significativo che la Cristologia tradizionale, che<br />

sopporta un credo <strong>Trinita</strong>rio, derivi quasi esclusivamente da Giovanni senza tener conto <strong>della</strong><br />

descrizione Sinottica di Gesu’, ne’ di quella di Pietro nei suoi sermoni nel libro degli Atti e nelle<br />

sue lettere. E’ sulla confessione di Pietro di Gesu’ come Messia che la Chiesa dovrebbe essere<br />

fondata (Matt. 16:16, 18). Pietro non ci da’ ragione di credere che egli credesse che Gesu’<br />

letteralmente fosse preesistito prima di nascere. E Govanni scrisse con un’ unico scopo quello di<br />

convincere noi tutti che “Gesu’ e’ il Cristo, il Figlio di Dio,” non certamente Dio in Persona.<br />

(Giov. 20:31)<br />

Gloria Prima che il Mondo Fosse<br />

Se ci s’ avvicina al testo con la ferma convinzione che Gesu’ esistesse prima <strong>della</strong> nascita,<br />

senza dubbio Giovanni 17:5 sembra dia forza a quella convinzione. “Ed ora, Padre, glorificami<br />

presso di Te con la gloria che io avevo presso di Te prima che il mondo fosse.” Alla luce <strong>della</strong><br />

concettuale struttura di Giovanni (sapendo come Giovanni pensava) e’ discutibile che questo<br />

verso possa fornire come prova che Gesu’ fosse vivo sin dall’ eternita’. Nel modo di parlare e di<br />

pensare biblico tu puoi “avere” qualcosa che e’ stata promessa nel piano di Dio prima di<br />

possederla in realta’. Ad Abramo e’ stata data la terra per contratto divino benche’ ancora non la<br />

possedesse. <strong>La</strong> promessa dice: “Al tuo seme Io ho dato questa terra” (Gen. 15:18). A quel punto<br />

il seme d’ Abramo ancora non esisteva. <strong>La</strong> promessa di Dio e’ espressa con parole che fanno<br />

pensare che fosse gia’ stata adempita.<br />

Cosi’ in Giovanni 17:5 la gloria che Gesu’ “aveva” con il Padre era la gloria preparata per lui<br />

nel proposito di Dio per Suo Figlio. Un’ interessante illustrazione di questo curioso uso del<br />

passato remoto (o presente perfetto) la troviamo pure nel verso 22. Qui’ la stessa gloria promessa<br />

al Figlio e’ stata data ai discepoli che ancora non esistevano. Essi erano i discepoli che, Dio<br />

sapeva, piu’ in la’ nel tempo si sarebbero convertiti (v. 20). Parlando di loro Gesu’ disse: “<strong>La</strong><br />

Gloria che Tu mi hai data, io l’ ho data a loro.” Il significato e’ ovvio, Gesu’ aveva promesso di<br />

darla a loro. Essi gia’ la possedevano, benche no effettivamente. Come Dio, Gesu’ parlava di<br />

“cose che ancora non sono come se esistessero” (Rom 4:17). Quando, pregando per la gloria, egli<br />

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