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La Dottrina della Trinita - Restoration Fellowship

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sapeva, Dio gli aveva promessa, egli, allo stesso modo, ne parla come la gloria che “aveva” con<br />

il Padre, volendo dire che era stata “conservata con il Padre,” come deposito, potenzialmente sua<br />

nel piano di Dio. Altrove egli incoraggia i discepoli con la promessa che la loro “ricompenza e’<br />

grande nei cieli.” (Matt. 5:12) Il premio era gia’ li’, aspettando d’ essere dato a loro nel futuro al<br />

ritorno di Cristo (Matt 16:27). Cosi’ anche la gloria promessa a Gesu’ era stata decretata sua sin<br />

dal principio. Adesso, Gesu’pregava per riceverla.<br />

Commentando su questo speciale uso del linguaggio, H.H. Wendt, professore di teologia ad<br />

Heidelberg, scrisse:<br />

E’ su un malinteso del modo di parlare e di concetto del Nuovo Testamento se noi senza indugio<br />

presupponiamo che la dichiarazione di Gesu’ [in Giov. 17:5], che egli aveva gloria con il Padre<br />

prima che il mondo fosse stato creato, fosse semplicemente e evidentemente come dire che egli<br />

fosse preesistito…Secondo il modo di parlare e la concezione prevalente nel Nuovo Testamento,<br />

un bene celeste, come una gloria celeste possono essere concepiti ed espressi come esistenti con<br />

Dio ed appartenenti ad una persona, non perche’ questa persona gia’ esistesse e fosse gia’<br />

investita di gloria, ma perche’ la gloria di Dio in qualche modo e’ gia’ stata depositata e<br />

preservata per questa persona nei cieli. Noi ricordiamo come, secondo il rapporto di Matteo,<br />

Gesu’ parla anche del tesoro (Matt 6:20) o del premio (Matt. 5:12, 46; 6:1) che i suoi discepoli<br />

hanno nei cieli con Dio….; ed inoltre, come, nella descrizione del giudizio finale delle nazioni, il<br />

Regno che costoro benedetti dal Padre ineriteranno, e’ descritto come preparato per loro fin da<br />

prima che il mondo fosse stato creato, (Matt. 25:34) ed anche la speranza di salvezza (Col. 1:5 e<br />

1Pietro 1:4) per i Cristiani e’ descritta come una benedizione preparata per loro nei cieli… Gesu’<br />

domanda per se stesso no qualcosa di propio arbitrio, ma quello che gli spettava secondo il<br />

decreto di Dio e quello che idealmente gli era sempre appartenuto…; il presupposto di questa<br />

dichiarazione, tuttavia, e’ certamente il pensiero, che trova decisa espressione alla chiusura <strong>della</strong><br />

preghiera nel verso 24, che Gesu’ stesso, come il Messia, non e’ infatti esistito realmente sin dal<br />

principio con Dio, ma era l’ oggetto dell ‘ amore di Dio, dei Suoi amorosi pensieri, piani e<br />

propositi.(56)<br />

E’ cruciale cercare significati biblici per espressioni bibliche. Se leggiamo Giovanni nel<br />

severo contesto monoteistico che egli stesso ha stabilito (Giov. 17:3; 5:44), noi dovremmo stare<br />

attenti ad non attribuire al Messia una esistenza pre- nascita come secondo membro, non creato,<br />

del Padre Eterno. <strong>La</strong> trappola di compromettere il biblico monoteismo puo’ essere evitata se noi<br />

insistiamo, con Giovanni e Gesu’, che il Padre “solo e’ Dio” (Giov. 5:44) e che “soltanto Lui e’<br />

il vero Dio” (Giov 17:3). Sarebbe imprudente attribuire al testo la nostra idea post- biblica<br />

derivata da dottrine religiose, quando una migliore soluzione all’ enigma <strong>della</strong> Cristologia di<br />

Giovanni e’ a portata di mano nei limiti del propio imposto monoteismo Giudeo – Cristiano.<br />

<strong>La</strong> prospettiva per la quale noi contendiamo e’ stata presentata in diversi libri scritti, al<br />

principio del ventesimo secolo, da un professore <strong>della</strong> letteratura e del linguaggio del Nuovo<br />

Testamento, al Seminario Teologico di Cicago, G.H. Gilbrt. Egli prima nota che:<br />

L’ uomo cieco non ha venerato Gesu’ perche’ lo considerava <strong>della</strong> stessa natura del Padre. Il<br />

termine e’ tradotto venerazione e’ usato dell’ omaggio che sudditi porgono al loro sovrano ed<br />

semplicemente implica che colui che la riceve e’ di una dignita’ superiore a colui che gliela rende<br />

(prg. con Ap. 22:8).<br />

Del fatto che Tommaso ha chiamato Gesu “Dio” egli dice, “Gesu’ha accettato l’ omaggio di<br />

Tommaso come un’ omaggio reso al suo Messianesimo… Non c’ e’ niente che suggerisca che<br />

egli [Gesu’] riguardasse l’omaggio come implicando che egli fosse <strong>della</strong> stessa sostanza del<br />

Padre.”(57)<br />

Questo e’ un’ argomento importante contro la nozione popolare che, dato che Gesu’ ha<br />

accettato la venerazione, deve essere Dio. “Venerazione,” tuttavia, puo’ essere data ai re che<br />

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