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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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l’obbligherebbe a scolparsi, a provar la sua innocenza… E se<br />

le prove dovessero esser t<strong>al</strong>i da convincerla, ogni nube si dissiperebbe<br />

e tornerebbe il più bel sereno…; se poi…<br />

Qui un’ombra di mestizia si ridistendeva sull’orizzonte<br />

appena rischiarato; ma tosto anch’essa si disperdeva e svaniva.<br />

«Se poi colui fosse veramente quel t<strong>al</strong> mostro… ognuno<br />

andrebbe per la sua via…».<br />

Pareva che tutto il coraggio le fosse tornato e poté anche<br />

abbozzare il suo disegno. Si ricordò che di lì a poco doveva<br />

appunto andare a Tempio per tener a cresima una bambina<br />

di B<strong>al</strong>tòlu Mùscia, che abitava in uno dei vicini stazzi. In<br />

quella circostanza vedrebbe certamente Silvio, e cercherebbe<br />

in ogni modo il mezzo di parlargli. Si terrebbe ben impressi<br />

nella mente i nomi di Silvania e di Adriana Lupini, e<br />

glie li farebbe risonare <strong>al</strong>l’orecchio come schioppettate. Lo<br />

coglierebbe <strong>al</strong>l’improvviso, l’obbligherebbe a parlare impensatamente,<br />

gli strapperebbe di bocca la verità.<br />

Quella determinazione finì di tranquillarla.<br />

Quindi, non ancora disfatta da quella penosa <strong>al</strong>ternativa<br />

di luci e d’ombre, di speranze e di timori, si disponeva a frugare<br />

ancora nel libriccino per trovare tra quei fogli misteriosi<br />

non sapeva se <strong>al</strong>tre spine o <strong>al</strong>tre rose; quando fu lievemente<br />

picchiato <strong>al</strong>l’uscio. Nascose in fretta le carte e aprì, tremando.<br />

La delicata figurina della sorella comparve nel vano esitante,<br />

e la guardò con dolcezza amorosa. – Ti senti m<strong>al</strong>e,<br />

Spirà? – le chiese tosto con voce ineffabilmente carezzevole.<br />

– Perché m<strong>al</strong>e? – rispose ella fiocamente. – Ho dormito<br />

poco e sono stanca –. E risedette davanti <strong>al</strong>la finestra.<br />

– Ti credo! – mormorò Mena avanzandosi, e andò a sederle<br />

di fronte.<br />

Per poco stettero entrambe in silenzio, quasi ad ascoltare<br />

il trepestio dei branchi, che si fogavano <strong>al</strong>la c<strong>al</strong>laia delle<br />

mandre e si spargevano nei chiusi con scatenio di campani<br />

e sghignazzamenti di belati, e, tra la b<strong>al</strong>doria, i fischi e gli<br />

urli dei pastori e lo stamburare a festa d’uno dei servi sul<br />

fondo di un secchio di latta e il canto d’un fanciullo lontano.<br />

Spiranza teneva gli occhi a terra, come se tutta la sua<br />

attenzione fosse attirata da una piccola formica che vagava<br />

sui mattoni; e Mena continuava a guardare con tenerezza,<br />

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cercando di leggere su quel viso p<strong>al</strong>lido e pensoso tutta l’intensità<br />

d’un affanno ch’ella comprendeva solo in parte.<br />

– Dunque non hai riposato? – ritentava la consolatrice,<br />

stimolando l’afflitta a uno sfogo che le farebbe bene. – Per<br />

le parole di…<br />

– Che parole, che parole?! – interruppe bruscamente<br />

l’<strong>al</strong>tra, sollevando la fronte con <strong>al</strong>terezza. – Che vuoi che<br />

m’importi delle parole di nessuno a me? Le parole di chi<br />

volevi dire?<br />

– Di Girominu… Mi pareva…<br />

– Girominu sa dar le stoccate. Ma, grazie a Dio, non<br />

mi passan la pelle. Vedi? grazie a Dio, sono intatta. Non ho<br />

una sc<strong>al</strong>fittura!<br />

– A me lo dici, sorella mia? Non pensi che io lo so che<br />

quelle parole non ti potevano ferire? Del resto… neanche<br />

nostro fratello avrà avuto intenzione…<br />

Spiranza le rivolse t<strong>al</strong>e occhiata lampeggiante, ch’ella fu<br />

costretta ad abbassar la testa e tacere. Dopo una lunga<br />

aspettazione, la corrucciata riprese: – Intenzione o non intenzione,<br />

poco importa: però, anche senz’averne intenzione,<br />

tu puoi scaricarmi qua nel <strong>cuore</strong> la pistola e uccidermi.<br />

I matti soli non hanno intenzione. Ma egli non è matto.<br />

– Non è matto, certo: ma era…<br />

– Ubbriaco? Lo so…<br />

– No, neppur ubbriaco… Mi pareva risc<strong>al</strong>dato dai continui<br />

rumori della festa. Forse anche qu<strong>al</strong>che cattivo cristiano…<br />

– Basta: fammi la carità di non riparlarmene. Non è<br />

questo che mi dispiace. M’è dispiaciuto più che si sarà addolorata<br />

la mamma.<br />

– Oh certo: questo è il più grave.<br />

Il silenzio ricadde nella stanza, interrotto da un lungo<br />

sospiro della piccola. La maggiore sembrava di nuovo assorta<br />

nel suo segreto cruccio; ma poco dopo si scosse e con ansia<br />

premurosa domandò: – Dimmi: dunque s’è molto addolorata?<br />

Mena vagò con gli occhi prima di rispondere, quasi per<br />

cercar le parole sui mobili o sulle pareti della camera, o sul<br />

quadro maraviglioso del cielo op<strong>al</strong>ino tutto solcato di voli.<br />

– Dimmelo: ha sofferto molto?<br />

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