Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
mestamente <strong>al</strong> futuro genero: – Temo che non riuscirai a fargli<br />
gustar nulla. È sempre così ostinato! Mah! Sia per l’amore<br />
di Dio! Egli ha le sue idee.<br />
– Voi temete? – disse Andrea, incamminandosi. – Io<br />
spero, invece. A ogni modo, anche se non riuscissimo, non<br />
perderemo i nostri passi.<br />
Picchiò <strong>al</strong>la porta del vecchio, e sulle prime egli non rispose.<br />
Ripicchiò e non rispose ancora. Al terzo picchio s’udì<br />
un grugnito, indi una voce stizzita: – Chi è?<br />
– Son io, ziu Pascà… Aprite.<br />
– Tu?! E che vuoi oggi, tu?<br />
– Aprite: prima d’andar via vi voglio vedere… Eh! non<br />
siamo ogni giorno insieme. Vi voglio anche parlare.<br />
– Oggi non meriti ch’io ti risponda. Quando tornerai<br />
mi potrai vedere. Oggi no.<br />
Il medico rideva; ritentava l’ass<strong>al</strong>to. – E perché oggi no,<br />
babbo?<br />
Il vecchio non rispondeva, ma si udiva il suo brontolio,<br />
che non si sapeva se fosse d’ira o di commozione.<br />
– Babbo, perché oggi no? – insisteva il giovane, specificando<br />
la prima parola.<br />
– Perché oggi sei macchiato; la vuoi sentire? – prorompeva<br />
agramente il prigioniero volontario.<br />
– Vado tosto e mi lavo, se volete! – esclamava il Sirena,<br />
scrosciando addirittura in risate <strong>al</strong>legre. – Via, aprite. Son<br />
pulito!<br />
– No, vattene! E non ho poi voglia di scherzare, sai!<br />
Hai dato retta <strong>al</strong>le donne: sei diventato come loro. Resta<br />
con esse: sei in buona compagnia.<br />
– Ma no, vedete: voglio proprio parlarvi.<br />
E l’importunò tanto che gli schiuse fin<strong>al</strong>mente l’uscio.<br />
– Sei fastidioso, sai! Che cosa vuoi?<br />
– Che cosa voglio mi dite, anche? – rimproverò dolcemente<br />
il giovane, fermo ancora sul piccolo pianerottolo,<br />
con aria grave. – Dio mio: non avrei mai creduto che foste<br />
così dimagrato, babbo! Avete dovuto patir molto!<br />
Il vecchio stette in silenzio e le labbra gli tremolarono.<br />
– Entra, figlio mio! – invitò egli, lasciandosi cader sopra<br />
una sedia.<br />
180<br />
Il futuro genero gli si avvicinò con premura, gli tastò il<br />
polso, l’osservò bene in viso. – Povero babbo! – esclamò. –<br />
Perché non m’avete chiamato? Voi soffrite molto. Non vi<br />
saprò mai perdonare di non aver avuto fiducia in me!<br />
– Figlio mio! – biascicò l’infelice. – Non si tratta di m<strong>al</strong>attia<br />
che possa esser curata con medicine. L’ho qua! –. E si<br />
toccava il petto in direzione del <strong>cuore</strong>.<br />
Il medico pose l’orecchio dov’egli aveva posto la mano e<br />
gli avvinghiò il torace, stringendoselo forte contro la testa. – E<br />
non sapevate che anche per il <strong>cuore</strong> ci son le cure che giovano?<br />
Il vecchio scosse la testa e negò ripetutamente con l’indice<br />
della destra in aria. – Ho finito! – sospirò.<br />
– Ma che dite?! Voi camperete ancora trent’anni… forse<br />
toccherete i cento…<br />
Egli rise nervosamente, dondolando tutta la persona. –<br />
Sei di bon umore, oggi, figlio mio… Eppure credevo che<br />
non me l’avresti procurato questo dispiacere.<br />
– Qu<strong>al</strong> dispiacere, babbo?<br />
– Non chiedermelo: tu lo sai… Non dovevi tenere a<br />
battesimo quel…<br />
– Eh, via! per tutto c’è una misura, babbo… anche per<br />
il… giusto sdegno…<br />
– Così ti pare a te? –. E gli occhi dardeggiavano. –<br />
Questo hai imparato nella scuola? Queste belle cose?! Oh!<br />
– Questo e <strong>al</strong>tro, babbo! –. Ed era diventato improvvisamente<br />
serio. – Forse no? A che rimediate col vostro corruccio?<br />
V’amm<strong>al</strong>ate di sentimento, v’abbreviate la vita.<br />
– Mai mi veda più cristiano battezzato, figlio mio! Pensi<br />
ch’io abbia piacere di vivere?<br />
Nella sua voce c’era tanto sconforto che il giovane ammutolì.<br />
– È così bella la mia vita, ora, – continuava – che v’è<br />
proprio da desiderare di campare a lungo… Ti bacerei le<br />
mani se mi dessi un veleno che mi finisse in un amen. Vedi<br />
ciò che sono io!<br />
– Povero babbo! vi credo. Posso imaginare quanto avete<br />
sofferto…<br />
– No! – interrompeva, con voce di pianto. – Non lo<br />
puoi imaginare. Tu non sei padre… e sei giovane. Questi<br />
181