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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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provare nella sua prigione durante i giorni chiassosi della<br />

gioia <strong>al</strong>trui.<br />

Prima erano stati i colloqui così teneri con la dolce sorella,<br />

che si disponeva ad abbandonar la casa paterna per andar<br />

lontana nel villaggio sotto un <strong>al</strong>tro tetto, e la voleva compensare,<br />

in quegli ultimi giorni, vissuti intensamente ogni briciolo,<br />

della futura sua assenza d<strong>al</strong> monte.<br />

Veniva, quell’anima amorosa, nel suo stabbiòlo angusto e<br />

sgretolato, dove ogni volo di spirito era strozzato e ogni godimento<br />

dei sensi sconosciuto, e passava le ore con lei in affettuosa<br />

conversazione. Le loro mani s’affannavano nella cucitura<br />

degli ultimi capi del corredo, febbrilmente, costantemente,<br />

come se una invisibile investigatrice facesse schioccar la sferza<br />

nell’ombra; ma di tratto in tratto, quando sfilavano sopra<br />

quei lini bianchi i sogni a sciami, esse s’arrestavano quasi di<br />

concerto, e gli occhi si cercavano avidamente e le bocche si<br />

sorridevano con un sorriso tutto m<strong>al</strong>inconia.<br />

La piccola forse pensava ai suoi giorni lieti: forse vedeva<br />

dentro quelle cuffiette tondeggiar visini angelic<strong>al</strong>i e luccicar<br />

pupillette tutte un chiarore: forse vedeva seminati sulla via<br />

mazzi e ghirlande, e udiva suoni e canti e plausi, tra una benedizione<br />

di sole. Ma ella pensava tristemente che doveva<br />

perderlo, quell’angelo di bontà, che le aveva tanto <strong>al</strong>leggerito<br />

la croce e molte volte <strong>al</strong>lontanato il c<strong>al</strong>ice dell’amarezza, che<br />

l’aveva sempre consolata nelle ore disperate di tenebre e d’affanno,<br />

e sostenuta nei momenti più dolorosi di debolezza<br />

estrema; pensava che non avrebbe più una difesa contro l’accanimento<br />

ognor crescente degli uomini, contro il disprezzo<br />

ognor più ringhioso del vicinato, contro le insinuazioni velenose<br />

della fattucchiera, che di quando in quando, sotto il<br />

manto della carità, le recava <strong>al</strong>lo stambugio squ<strong>al</strong>lido, con<br />

lingua di zucchero avvelenato, le notizie che più la martoriavano.<br />

Pensava che, partita lei, i suoi giorni trascorrerebbero<br />

sempre ugu<strong>al</strong>i, tutti d’una tinta plumbea come di cielo nevoso,<br />

come giornate di freddo e di fame; e tutto il suo dolore<br />

sarebbe solo, come incendio senza spengitori, come piena<br />

senz’argini: e ognuno potrebbe impunemente lanciare il suo<br />

sasso contro lo st<strong>al</strong>luccio senza custodia, contro la povera<br />

abitatrice da nessuno amata!<br />

194<br />

A tutto questo pensava e il <strong>cuore</strong> gonfio le cacciava agli<br />

occhi lacrime che scorrevano bollenti sulle guance intristite,<br />

e le penetravano, amare, in bocca! Mena buttava via il cucito,<br />

le si slanciava d’un b<strong>al</strong>zo, l’abbracciava stretta, e con<br />

quella sua voce carezzosa a cui nessuna pena resisteva, – No!<br />

– mormorava tra i baci più soavi. – Non voglio che tu<br />

pianga! Ti fa m<strong>al</strong>e! Puoi far m<strong>al</strong>e anche a me!<br />

Ella faceva sforzi d’eroina e si chetava. Però tutto il suo<br />

pianto le rimaneva accumulato nel <strong>cuore</strong>, e tutta l’anima<br />

sua ne dolorava.<br />

Poi, era stata la gran c<strong>al</strong>ca di gente festante. La mattina<br />

dopo quella ultima notte memorabile, in cui se l’era tenuta<br />

per ore tra le braccia, la novella sposa, la sorella che la lasciava,<br />

e le aveva versato nel seno lacrime e lacrime, e nell’orecchio<br />

parole che non si ripetono, per gli occhi, nell’anima,<br />

brani d’anima, come se quello avesse dovuto essere l’abbraccio<br />

di due moribonde, se l’erano venuta a prendere a cav<strong>al</strong>lo,<br />

tutti vestiti a festa, giocondi e tripudianti. Ella si era sentite<br />

le peste di tutti quei cav<strong>al</strong>li infioccati e briosi nel <strong>cuore</strong> e<br />

tutte quelle fucilate le avevano rintronato nell’animo come<br />

se glielo stracciassero. D<strong>al</strong>le fessure dell’uscio e del muro aveva<br />

sbirciato la cav<strong>al</strong>cata rumorosa; aveva visto volti d’amici e<br />

d’amiche, che più non pensavano a lei se non per dilaniarla<br />

e non si degnavano neppure di dar l’occhiata, che non si nega<br />

<strong>al</strong> cane, a quella sua carcere d’ignominia; aveva udito voci<br />

note e spensierate, che insultavano con quell’<strong>al</strong>legrezza<br />

spav<strong>al</strong>da <strong>al</strong>la sua pena ignorata; le eran giunte anche <strong>al</strong>le<br />

orecchie gravi parole di scherno e di rigore sulla sua colpa<br />

imperdonabile. Il martirio di quell’ora non lo poteva più ridire.<br />

E quando se l’eran portata via come ladri, e il corteo<br />

s’era <strong>al</strong>lontanato, ella s’era presa la sua creaturina in braccio,<br />

e, nascosta di frasca in frasca come una volpe, s’era trascinata<br />

fino <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tana di massi, per riveder ancora quel trionfo,<br />

per mandarle ancora l’ultimo s<strong>al</strong>uto, l’ultima benedizione.<br />

Aveva sollevato in <strong>al</strong>to il bimbo, come s’egli appunto, l’innocente,<br />

dovesse benedire; e quando la coda della serpe nera,<br />

lontano lontano, era scomparsa, s’era accosciata sulla roccia<br />

come una madre dolorosa, e aveva versato tutte tutte le<br />

sue lacrime ad annaffiar le amare radici del cisto.<br />

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