Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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che tende la mano <strong>al</strong> p<strong>al</strong>io; ed ella fu tutta accesa del suo<br />
pudore per un attimo. Ma tosto s’agghiacciò improvvisamente,<br />
dopo averlo guardato con severità come un’estranea<br />
qu<strong>al</strong>unque e parve petrificata.<br />
Il giovane sentì cascarsi le braccia, e s’arrestò dove si trovava,<br />
tra morse umane, rimpicciolito e <strong>al</strong>locchito. A lei lo sforzo<br />
produsse come un’atonia e uno stupore oblioso che non le<br />
permise di veder più nulla, d’udir più nulla distintamente, e<br />
la lasciò lì, inchiodata <strong>al</strong> suo posto, a mover la testa e le braccia<br />
macchin<strong>al</strong>mente, ad aprir le labbra per pronunziar sommessamente<br />
delle frasi senza senso come una dissennata.<br />
I canti del vescovo, che ultimava la cerimonia e ridistendeva<br />
le mani verso le teste segnate già della croce di consacrazione,<br />
la riscossero un poco, e lo scompiglio della moltitudine<br />
che si avviava rumorosamente verso le uscite della<br />
cattedr<strong>al</strong>e, finì di chiamarla in sé completamente. Prese per<br />
mano la bimba e si lasciò trascinare d<strong>al</strong>le ondate umane.<br />
Egli era ancora lì che si dibatteva per conservare il suo<br />
posto, per rimaner quanto più poteva vicino a lei. La guardava<br />
con occhiate supplichevoli e sul suo volto s’era ridisteso<br />
il velo della m<strong>al</strong>inconia. Si vedeva che l’anima sua soffriva.<br />
La giovane n’ebbe pietà, e gli rivolse un sorriso. Ma tosto<br />
sentì un contatto della manina pura che ella stringeva, e fu<br />
tutta scossa da un fremito. Gli passò vicino senza guardarlo,<br />
e <strong>al</strong> mormorio di lui, che sembrava gemito di anima in pena,<br />
come se parlasse a Violanteddha, che le chiedeva non sapeva<br />
che, – Non qui – rispose. – Siamo in chiesa, cara!<br />
Fuori, egli la prese d’ass<strong>al</strong>to: le volle infrangere la mano,<br />
e assorbir lo spirito con lo sguardo acceso: la volle amabilmente<br />
rimproverare, stordir con le parole dolci, avvolgerla<br />
tutta d’incanto.<br />
Nessuno dei due aveva pensato di ricomporsi gli abiti<br />
che avevan tanto sofferto in quel serra serra. Ma, passato<br />
appena qu<strong>al</strong>che minuto, l’istintivo senso di decenza e anche<br />
di vanità li prese entrambi e rimediarono a tutto.<br />
Silvio vestiva la divisa delle feste, dai bottoni smaglianti,<br />
e compariva ancor più bello, ora che s’era rimesso in s<strong>al</strong>ute<br />
completamente e della cicatrice <strong>al</strong>la fronte non rimaneva<br />
più che un piccolo segno che non ne interrompeva<br />
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l’ampiezza né la luminosità. Gli occhi, se era possibile, erano<br />
diventati più azzurri, avevan riflessi più profondi.<br />
– Sì! ma non prevenirmi neppure! – ripeteva egli per la<br />
decima volta. – Non mandarmi a dire neppure con un servo!<br />
con chiunque! Non te lo… glie lo perdonerò mai, signorina!<br />
– Che importanza c’era? – rispondeva essa, che pur<br />
avrebbe voluto eseguir tosto il suo piano, ma non ne aveva<br />
la forza. – Perché disturbarla per così poco? Ella avrà avuto<br />
da fare: infatti è venuto…<br />
– Ma tutto avrei lasciato in asso, se l’avessi saputo! Che<br />
m’importava di tutto l’<strong>al</strong>tro?<br />
La gente passava e si voltava a guardarli. La ragazza aveva<br />
paura di restar così sola a conversar con un uomo sulla pubblica<br />
piazza: speci<strong>al</strong>mente con uno straniero, che doveva esser<br />
conosciuto, e forse ben conosciuto. Perciò era sulle spine:<br />
tanto più che le sembrava di leggere la maraviglia dipinta sul<br />
viso dei passanti. D’<strong>al</strong>tronde a poco a poco la consumava la<br />
smania di condurre a fine quanto s’era proposto, inc<strong>al</strong>zata<br />
d<strong>al</strong>la solita beffa dei fantasmi, d<strong>al</strong> solito sfolgorìo dei nomi in<br />
fiamma. Ma lo guardava in volto, e, vedendolo così bello,<br />
così innamorato, così sincero, pareva che ogni sospetto le si<br />
dissipasse nell’animo, e ogni coraggio l’abbandonava.<br />
– Quante volte ho pensato <strong>al</strong>la tua… <strong>al</strong>la sua fattoria, signorina!<br />
Al suo babbo, <strong>al</strong>la mamma, <strong>al</strong>la sorella, a t… a lei!<br />
Quante ore tristi, quante m<strong>al</strong>inconie, quanti sogni! Non lo<br />
può credere, signorina Speranza! –. E continuava a raccontar<br />
la sua vita di quelle settimane: tutte le sue pene, e i suoi disegni,<br />
i suoi propositi, acc<strong>al</strong>orandosi, non curandosi più dei<br />
curiosi che si fermavano, ora, ad ascoltare, non riflettendo<br />
che quell’anima pura udiva e apriva gli occhioni pensosi.<br />
Spiranza l’ascoltava estatica, facendo di quando in quando<br />
qu<strong>al</strong>che passo, fermandosi tosto come incatenata <strong>al</strong> suolo.<br />
E le pareva di tanto in tanto che egli le dicesse parole già<br />
udite <strong>al</strong>tra volta, non sapeva da chi, né dove, né quando. Poi<br />
a poco a poco le risovvenne d’averle appunto lette come frasi<br />
fatte in molte pagine di quel deplorevole scritto; e a mano<br />
a mano ch’egli parlava, il suo bisogno imperioso la stimolava,<br />
la pungeva con spilli, le solcava il <strong>cuore</strong> con punte bene<br />
aguzze.<br />
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