Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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Tra gli <strong>al</strong>beri e le macchie era una festa di nidi, e sulle<br />
eriche in fiore ronzavano le api a sciami e rombavano i maggiolini.<br />
L’aria senza un bioccolo era animata di voli, e tutta<br />
l’<strong>al</strong>tura era viva di piccoli strepiti e risonava d’echi. Il trionfo<br />
del maggio amm<strong>al</strong>iava le anime e tutto era un oblio.<br />
E proprio come amm<strong>al</strong>iata, la p<strong>al</strong>lida Mena, immobile<br />
come un simulacro sulla rupe grigia, mandava l’anima per<br />
la china soleggiata, per la v<strong>al</strong>le selvosa. E anche quando la<br />
sorella non vide più le macchie nere, vaganti, gli occhi suoi<br />
intensi videro ancora, luminosi di sogno.<br />
Spiranza la strappò a quel fascino. Ella era seduta sul<br />
masso, a parte; e carezzava mollemente la capretta bianca,<br />
che le si era sdraiata sul grembo, e belava sommessamente.<br />
– Oh oh oh! Sembri santa Lucia sull’<strong>al</strong>tare, Dio mi perdoni,<br />
o un pezzo di roccia morta. Animo: svègliati e torniamo!<br />
– Torniamo!? O non si ha da attendere il babbo?<br />
– Il babbo camminerà ancora. Farà scorta <strong>al</strong> dottore,<br />
pare. Andiamo!<br />
Mena sospirò e si rivolse ancora a riguardare lontano,<br />
incatenata <strong>al</strong>la rupe.<br />
Allora la sorella scoppiò in una risata e la fece sussultare.<br />
– Sorella mia! – si lamentò la poveretta, arrossendo fin<br />
negli occhi. – M’hai fatto paura!<br />
– L’agnelletta innocente! A che pensi?<br />
– A nulla penso! A chi ho da pensare?<br />
La birichina diede in un <strong>al</strong>tro scroscio e si tappò la bocca.<br />
Anche la capretta si spaventò. Mena tremava che faceva pena.<br />
– Sta <strong>al</strong>legra, via; non te lo toglie nessuno!<br />
– Chi? Che cosa? Spiranza, per l’amor di Dio!<br />
La birbacciona taceva, ridendo sommessamente e tentando<br />
d’appagar con la carezza la bestiola viziata.<br />
L’<strong>al</strong>tra, nel silenzio, sentiva di sprofondare piano piano<br />
in un intrico di spini. – Per amor di Dio, sorella mia! Che<br />
vuoi dunque dire?<br />
– Bah, la matterella! Ho scherzato. Tu hai guardato il<br />
dottore, e hai fatto peccato mort<strong>al</strong>e. Uhi!<br />
– Tu mi beffi, tu! Sempre mi beffi! Come se fosse la<br />
prima volta che io guardo il dottore! –. E un mesto accoramento<br />
la vinse. Mentre quell’<strong>al</strong>tra per contrapposto, dava<br />
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sfogo più rumoroso <strong>al</strong>la gioia, ella fu presa da una tristezza<br />
repentina e si mise a mormorare: – Tu puoi star <strong>al</strong>legra,<br />
puoi! Puoi ridere e beffarmi. Ma ho visto anch’io, sai?<br />
– Che cosa hai visto, tu, viperetta? – esclamò Spiranza<br />
diventando di brace e non potendo dominare un tremito. –<br />
Dimmelo: che cosa hai visto?<br />
– Non adirarti, per carità. Il soldato… – b<strong>al</strong>bettò quella.<br />
– Vuoi tacere? – gridò con ira, levandosi di scatto e lanciando,<br />
senz’avvedersene, sopra una ginestra spinosa la capretta,<br />
che si lagnò dolcemente. – Vuoi compagnia, la bugiardona?<br />
Tu piuttosto, tu! –. Poi ebbe vergogna della sua collera<br />
ingiusta e s’ammansì. Però non poté parlare. Vibrava tutta.<br />
Allora Mena le si avvicinò umiliata, le mise la mano su<br />
la sp<strong>al</strong>la, la guardò con tenerezza. – Perdonami! Non l’ho<br />
detto per m<strong>al</strong>e. Così mi pareva.<br />
– Così ti pareva: ma non è vero niente!<br />
Entrambe tacquero per un pezzo. Per un pezzo non udirono<br />
i belati delle gregge che i servi guidavano <strong>al</strong>le mandre,<br />
né i fischi acuti, né gli abbai, né i trilli degli uccelli. E non<br />
videro neppure l’ombra lontana del padre che tornava.<br />
Indi la minore arrischiò timidamente, per far piacere<br />
<strong>al</strong>la sorella: – Come m’ha fatto pena, stamattina!<br />
A Spiranza tremò il core e non parlò.<br />
– Vederlo così bianco… tutto bagnato di sangue, come<br />
un morto!<br />
La sorella rabbrividiva risognando quell’atroce visione.<br />
Inconsciamente tormentava con le mani le molli vette d’un<br />
cespuglio, scostava coi piedi l’anim<strong>al</strong>etto: sospirava.<br />
Mena continuava l’evocazione pietosa: – …Ed egli così<br />
paziente, così gentile! Se uno dei nostri fosse stato ferito così<br />
come un aquilotto, avrebbe ruggito come un demonio! Egli<br />
invece! Deve avere l’anima d’un angelo, come ne ha il volto.<br />
Spiranza levò gli occhi e la guardò con un’espressione<br />
mista di maraviglia e d’incertezza: forse anche di gelosia.<br />
Quindi abbozzò un sorriso.<br />
La piccola si sentì incoraggiata a proseguire: – Sicuro:<br />
ha il volto come quello di San Michele di Tempio. Gli occhi,<br />
io glie li ho veduti poco; <strong>al</strong>la sfuggita, quasi. Ma li deve<br />
aver molto belli!<br />
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